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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°8′0″N - 15°31′0″E
41.13333°N - 15.51667°E

Altitudine:

474m s.l.m.

Superficie:

96,04 km²

Abitanti:

2.739

 

Densità:

28 ab./km²

Comuni contigui:

Ascoli Satriano, Deliceto, Melfi (PZ), Rocchetta Sant'Antonio, Sant'Agata di Puglia

CAP:

71024

Pref. telefonico:

0885

Nome abitanti:

Candelesi

Santo patrono:

San Clemente

Candela è un comune italiano di 2.739 abitanti della provincia di Foggia. Si estende su due colline, quella di San Rocco e quella di San Tommaso, appartenenti al sistema orografico del Subappennino Dauno meridionale e facenti parte della Comunità Montana Monti Dauni Meridionali. L'origine del suo nome potrebbe riferirsi all'omonima pianta oppure riferirsi al termine candila che significa pioppo tremulo.


TERRITORIO

Il comune presenta il tipico clima dell'alta collina, con inverni freddi e nevosi ed estati temperate, che lo rendono meta di turisti. La temperatura media invernale si aggira attorno ai 3 °C, quella dei mesi estivi attorno ai 24 °C. Confina con Ascoli Satriano, Deliceto, Melfi (PZ), Rocchetta Sant'Antonio, Sant'Agata di Puglia.

STORIA

Sull’origine di Candela, ci sono molte versioni, alcune molto contrastanti tra loro. Lo storico Nicola Corcia, nella sua Storia delle Due Sicilie dall’antichità più remota al 1799 fa risalire l’origine del paese, col nome di Candane, ai cretesi, ritenendo che lo storico greco, Ecateo di Mileto faceva riferimento, nei suoi scritti,  ad un’antichisimma città a nome Candane, appunto, situata nella Iapigia; tuttavia non esistono elementi che avvalorano tale tesi.
Maggiori certezze sono offerte da una documentazione del 1066 conservata nell’Archivio della SS. Trinità di Cava dei Tirreni.
Tuttavia, attualmente la versione più accreditata sull’origine del paese, è quella sostenuta dal sacerdote, nonchè storico, Adriano Bari, secondo il quale, l’attuale paese sorse nel periodo delle invasioni Ostrogote-Longobarde, intorno al 1066 appunto, le cui razzie, avevano costretto la popolazione di origine Dauna ad abbandonare un primitivo borgo, situato poco distante, per rifugiarsi sulla collina.
Dell’antico borgo pre-invasioni, si fa riferimento nella V satira di Orazio:

"Incipit ex illo (Benevento) montes Apulia notos

Ostentare mihi, quos torret Atrabulus et quos

Nunquam erepsemus, nisi nos vicina Trevici

Villa recepissent, lagrimoso non sine fumo

Udos cum foliis ramos urente camino.

Quatuor hinc rapimur viginti et millia rhedis

Mansuri Oppidulo quod versu dicere non est,

Signis perfacile est venit vilissima rerum

Hic aqua:sed panis longe pulcherrimus ultra

Callidus ut soleat humeris portare viator,

Nam Canusi lapidosus, aqua non ditior urna"

Orazio, partito il mattino da una villa vicina a Trevico e dopo aver percorso 24 miglia romane, trascorse la notte in una piccola città sulla via Egnazia detta poi Traiana, che secondo alcuni studiosi, va identificato in un borgo ubicato ai piedi della attuale Candela. Il ritrovamento di alcuni sepolcri dimostra che verso la base della collina, nelle vicinanze della via che all’epoca romana portava da Trevico a Canosa, doveva esserci un borgo antico abitato dagli indigeni dell’antica Daunia, come è dimostrato da alcuni vasi rinvenuti, che identificano la località Honoratianum con l'antica Candela: Honoratianum infatti è il nome assegnato ad un luogo segnato a XV miglia dopo l'accadiese ad matrem magnam, identificabile appunto con Candela, sul percorso dell'antica Herculea o Traiana Minor.
Quando i Longobardi fondarono il Ducato di Benevento, nel 570-571, parte di loro invasero il nuovo borgo e, incoraggiati dalla posizione strategica e dalla fertilità dei campi, vi si stabilirono ereggendo una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo ed una rocca: è noto, infatti, che i Longobardi erano devoti dell’Arcangelo e che per mano loro furono erette molte chiese e monasteri a Lui dedicate. La rocca che costruirono a Candela, sul punto più alto del paese e nel rione ora denominato Cittadella, divenne successivamente un castello circondato da mura e difeso da una rocca, posseduto dal normanno Guglielmo o Guidelmo, conte di Principato e fratello minore di Guglielmo Braccio di Ferro, e che a difesa dello stesso aveva nominato viceconte un certo Ansererio.
Nel 1107, la stessa Chiesa fu donata da Roberto il Guiscardo, con il consenso del Vescovo di Ascoli Satriano, al Monastero di Cava dei Tirreni, con potestà di potervi tenere nel mese di maggio un mercato con esenzione di quel tributo dovuto al principe per il transito per le piazze e le vie pubbliche: questa circostanza rafforza l’importanza del paese che evidentemente da piccolo borgo era divenuto una fiorente cittadina commerciale in cui conveniva gente di paesi vicini. L’ultima famiglia feudataria di Candela, è stata la famiglia genovese dei Doria. Nel 1531, alla morte di Filiberto d’Orange, Carlo V, concesse al grande ammiraglio Andrea Doria, per i servizi avuti, il principato di Melfi ed il tenimeno di Candela; durante i 277 anni che i Doria possedettero Candela, la cittadina divenne un punto di riferimento per le zone circostanti: a testimonianza di ciò furono costruite la Chiesa Madre, la Chiesa della Concezione ed un ospedale civile, annesso a quest’ultima ed il bellissimo palazzo Doria. Grande importanza aveva anche la pastorizia: qui affluivano le greggi della transumanza dopo aver percorso il tratturo grande Pescasseroli-Candela e dopo aver pagato il tributo alla Dogana delle pecore di Foggia.


GONFALONE


 

Nello stemma di Candela è rappresentata un'aquila ad ali semiaperte che ha nella zampa destra una fiaccola accesa e nella sinistra un manipolo di spighe di grano maturo, immersa su uno scudo in campo azzurro e sormontata da una corona turrita. Rappresenta tutto per Candela: il suo nome nella fiaccola accesa nella zampa dell'aquila, la fertilità dei suoi campi, la forza della sua gente e la nobiltà della sua origine. E' chiaro il riferimento ad un popolo tenace e pieno di volontà, ed il senso di attaccamento alla natura, alla terra e soprattutto al lavoro, come fonte di vita.

 

MONUMENTI

Il Castello

Costruito nel periodo normanno-svevo, è stato più volte distrutto e ricostruito. L'attuale edificio è una ricostruzione degli anni trenta ed occupa solo in parte il sito dell'antica rocca. Verso la metà dell'Ottocento rimasero in piedi le mura esterne, i bastioni, un pezzo della cortina, le torri e la soglia della porta principale sulla quale si ergeva il ponte levatoio. I cittadini ebbero la cura di conferire alle diverse strade che portavano alla città i nomi dei siti presenti nelle immediate vicananze: la strada Porta Nuova parte dalla Porta Minore del castello; Cisterna, per la conserva antica delle acque, del Portone per la maggior porta che è vicina; della Torretta, per la presenza dei resti di una piccola torre, del Fosso, del Forno vecchio, del Centrone, della Cittadella. Sebbene i vari terremoti, guerre e saccheggi, abbiano cancellato tutto, è ben evidente l'area occupata dall'antica rocca. Il castello, così come si presenta oggi, è un edificio di aspetto gradevole, caratterizzato da merli e torretta. Appartenuto alla famiglia Iambrenghi fino al 1982, ha ospitato, prima una stazione metereologica, poi la "Locanda Castello".

Palazzo Doria

Palazzo di tre piani risalente al XVI sec., si presenta con un elegante loggia in avancorpo, a triplice arco su colonne e balaustrine di raccordo: il loggiato permette di accedee al palazzo attraverso un portale architravato. Lo stemma nobiliare sull'angolo, rappresentato da una giara con fiori, si ripete all'interno sulle formelle delle porte lignee settecentesche, sui battenti della porta della cappelletta e sul paliotto dell'altare. Sono presenti due soffitti lignei seicenteschi, uno a cassettoni a piccole formelle con rosette, l'altro a grandi e incassati lacunari. Sotto il loggiato è presente un'iscrizione da cui si evince che il palazzo fu fatto costruire da Luca Basilico nel luglio del 1607.

"Has aedes lucas basilicus V-I-D
divina ope feliciter perfecit qui
condidit idem presideat domum
dominum ac rem tueatur et
fortunet deus
m.junii 1607 "


LUOGHI DI CULTO

Chiesa "Purificazione della Beata Vergine Maria" (Chiesa Madre)

La Chiesa Madre si trova in piazza Plebiscito ed è dedicata a Santa Maria della Purificazione. Fu costruita nel XVI secolo, e ancora oggi si possono ricoscere le forme della prima fase rinascimentale: il portale esterno, del 1602,  è semplice e massiccio, raffigura una Vergine della Purificazione nel timpano; ai lati dell'arco, immagini angeliche coi simboli della passione, al di sotto delle colonne rastremate, due plinti con immagini a bassorilievo di San Pietro e San Paolo.
L'interno è molto vasto con volte a botte e notevoli asimmetrie. La facciata, delimitata da lesene, presenta un fastigio con timpani spezzati a voluta e al centro lo stemma di Candela.
In sacrestia si trova un lavabo in pietra a doppia bocchetta con teste di angeli ad ali spiegate, recante la seguente iscrizione:

“ sacri non sacri accedant ad sacra

paretur quicunq cupit

mundificare manus 1601"

Il fonte battesimale datato 1590, in pietra, ha una custodia in legno scolpito a formelle istoriate con storie del Nuovo Testamento. Sul grande arco trionfale in corrispondenza del presbiterio, si può ammirare, sorretto da festoni e angeli in volo, lo stemma di Candela. Al centro della volta della navata principale un affresco del 1891 del pittore La Piccirella, che raffigura la presentazione di Gesù al tempio di Gerusalemme. Nella navata laterale, la cappella del Sacro Cuore conserva un altare del 1793 realizzato con marmi policromi e un dipinto che rappresenta l'ultima cena. Vi sono, inoltre, nella Chiesa Madre, alcune statue e crocifissi lignei di scuola napoletana del settecento e una statua a manichino della Candelora del XV secolo. Al lato della chiesa si erge un campanile rivestito di pietra bianchissima, realizzato nel 1627, con un bellissimo coro ligneo realizzato nel XVI secolo. La rapida scansione degli stalli, la ricca decorazione degli intagli e la sobria eleganza delle sue linee, fanno di questo coro un autentico capolavoro.

Chiesa del Carmine

Edificata nel XVIII secolo, come il palazzo del quale fa parte. Il portale in pietra è sormontato da un timpano, mentre la facciata è impreziosita da lesene e capitelli di stile corinzio. L'interno, di piccole dimensioni, accoglie, dietro l'altare, un mosaico che rappresenta la Madonna del Carmine, eseguita in cartapesta nel 1908, nell'atto di porgere un lembo del suo vestito a San Simone.

Chiesa della Concezione

Originariamente serviva agli ammalati dell'ospedale civile, secondo A. Bari "per uso dei poveri e dei forestieri che arrivavano a Candela per i lavori agricoli e non avevano dove ricoverarsi. In questa Chiesa nel 1780, quando ancora serviva per l'ospedale, venne istituita la Congrega della Concezione, la quale dopo che l'ospedale venne trasferito, curò sempre di ingrandirla e migliorarla". L'interno della chiesa è a due navate e presenta un aspetto settecentesco con stucchi, statue e altari di quel periodo. Dietro l'altare vi sono ancora gli stalli dove i confratelli convenivano per l'officiatura sacra.

Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Nel XV secolo l’immagine di Maria veniva venerata, prima in una piccola Cappella e poi in una chiesetta di stile romanico conservata fino alla guerra del 1940. La facciata è abbellita da due medaglioni in pietra che rappresentano lo stemma ecclesiastico sul lato destro e la Madonna col Bambino sul lato sinistro. Un’iscrizione in latino, sull'architrave del portale, ormai illeggibile, dichiara che: Questa chiesetta di S. Maria delle Grazie il Rev.mo Signor Pirro Luigi Ciampolillo eletto procuratore dal Rev.mo Capitolo Candelese per ordine dell’Ill.mo Signore Fra' Ferdinando Davila, vescovo Ascolano, ordinò fosse costruita con le offerte delle elemosine dalle fondamenta nel 1599.

Chiesa dell'Incoronata

L'interno, a navata unica, è scandito da nicchie con santi su entrambi i lati, particolarmente bello è un altare in marmo rosa con intarsi policromi del sec. XVIII, che si trova sulla parete sinistra nella zona presbiteriale. Sia il tetto che la facciata sono stati ristrutturati in tempi recenti, nel 1970, con offerte raccolte dai fedeli. Sulla parete nord della Chiesa si trovano cinque croci a ricordo delle sante Missioni tenute al popolo di Candela dai padri missionari di San Vincenzo nel mese di gennaio dell'anno 1947.

Chiesa del Purgatorio

Costruita nel 1620 per volere di Marcello Basilico, era inizialmente dedicata a San Giovanni Battista. La facciata ha pietre a vista ed è scandita da finestre e cornici ben marcate. L'interno, a tre navate, di cui la centrale più elevata rispetto alle laterali, presenta stucchi e altari del XVII e del XVIII secolo. Nella zona presbiteriale si può ammirare l'altare impreziosito da marmi policromi, un coro ligneo settecentesco ed un quadro che raffigura in alto la Madonna e San Giovanni Battista orante, in basso le anime purganti. In questa Chiesa si venerano anche molte statue fra cui quella dell'Addolorata, San Giuda Taddeo e Sant'Antonio Abate.

Chiesa di San Rocco

Il culto di San Rocco ha origini lontane, e Candela, come tanti paesi del sud, ha venerato questo santo, tanto da sceglierlo come protettore. In suo onore, sulla collina omonima, sorge la Chiesa di San Rocco, al cui interno è custodita una reliquia del santo. Ricostruita nel XX sec., nello stesso luogo dove sorgeva l'antica chiesetta, si presenta con una facciata in stile romanico e un bel portale con mosaico di fattura bizantina. La costruzione è stata realizzata negli anni trenta con mattoncini a vista in cotto, mentre gli elementi architettonici sono in pietra bianca e creano un bell'effetto cromatico. Il campanile è dello stesso stile, con bifore e struttura a torre. La chiesa presenta una struttura molto semplice ed essenziale, al cui interno si può ammirare un'acquasantiera in pietra del'700 proveniente dalla Chiesa antica e la statua del santo risalente al XVIII secolo.

Chiesa di San Tommaso

La chiesa di San Tommaso risale al XII secolo ed è la più antica di Candela. Collocata nelle vicinanze del castello, presenta una facciata di stile romanico e un campanile a vela. Un'iscrizione ormai illegibile dice che essa fu fatta costruire da Riccardo e Guerrisio, figli di Gemmeto, Signore di Candela nel 1107. L'interno, a navata unica, presenta affreschi dei quattro evangelisti sulle pareti laterali e sulla volta del presbiterio; al centro dell'altare vi è una grande tela che rappresenta San Tommaso nell'atto di toccare il costato di Cristo. Fra le statue dell'Addolorata quella che si trova nella chiesa di San Tommaso è la più antica e venerata dai candelesi, oltre quella di San Vito, di scuola napoletana, del XVIII secolo.

EVENTI

16-18 agosto: Festa di San Rocco, con serate musicali e celebrazioni religiose.