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consorzio agrario

Un altro tassello importante della nostra ormai distrutta filiera economica è stato divelto da Foggia e tutta la Capitanata. Il Consorzio Agrario Provinciale di Foggia, fondato nel 1903, non sarà più quel punto di riferimento che un tempo decretò la provincia di Foggia il Granaio d'Italia. Secondo indiscrezioni (non tanto indiscrete… ma quasi introvabili in rete e tra le pagine dei portali di competenza) il nuovo piano industriale di riordino dei consorzi agrari italiani prevedrebbe la chiusura di quello foggiano a favore del rafforzamento di quello di Pescara. Una scelta che, se vera, diverrebbe l’ennesimo scippo di una perla della Capitanata per opera di una classe dirigente e politica incapace, sorda e ingrata verso chi ha creduto in loro. Attualmente nella storica struttura di Viale Fortore lavorano circa 10 dipendenti; un anno fa erano 14. Il riordino ne prevedrebbe 3, al massimo 5. Ma il danno non è la riduzione drastica del personale impiegato (con tutto il rispetto verso quei lavoratori che si vedranno recapitare il “stammi bene, da domani sei a casa”), bensì le competenze cui il consorzio oggi adempie. Con il trasferimento di competenze a Pescara, il Consorzio Agrario Provinciale di Foggia assumerebbe il ruolo di succursale, un ufficio di transito di pratiche piuttosto che decisionale, una sede, se tutto va bene, per passacarte e nient’altro. Insomma, quel “Granaio d’Italia” che anni addietro rese importante e strategico il consorzio diretto dall’indimenticabile Antonio Fesce, sembra non riuscire a supportare una struttura che per la Capitanata è, anzi era, un puntino di orgoglio nel deserto voluto da decisioni scellerate per la nostra provincia. Non meno di un anno fa il consorzio fu al centro di una quasi certa resa fallimentare. Ma con decreto depositato il 10 luglio 2014, il Tribunale di Foggia – Sezione Fallimentare, ha omologato la proposta di concordato presentata dal Consorzio Agrario Provinciale di Foggia s.c.r.l. in l.c.a.., facendolo ritornare “in bonis”. Tuttavia gli anni in corso funestati da una crisi economica, ed aggiungo politica per mancanza di rappresentati locali degni di rappresentare la Capitanata e difendere l’economia locale, sono stati molto difficili per l’agricoltura italiana e in particolare per quella di Capitanata. Anni che hanno visto la mancanza di finanziamenti pubblici e affidi bancari per il Consorzio Agrario Provinciale di Foggia, che è riuscito a rimanere a galla grazie alla sua capacità di stare sul mercato con un fatturato che ha oscillato tra i 25 e i 30 milioni di euro. Capacità dei soci, di chi ogni giorno lavora in quel consorzio e che oggi vede quasi sicuramente svilire da decisioni capitoline, pur sapendo che in quel Transatlantico vi sono esponenti che nei comunicati parlano bene e nel quotidiano praticano male, anzi senza interesse per quella terra che gli ha dato la carica di onorevole.

NICO BARATTA