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vialeGiottoNon è uno scherzo. Il titolo dice tutto. A Foggia c’è l’amianto. Non è allarmismo, bensì presa coscienza di un problema che da giorni giace a terra, innanzi gli occhi di tutti e chi dovrebbe intervenire, non lo fa. In Viale Giotto, quel famoso o famigerato viale passato alla storia per il crollo di una palazzina, nel 1999, davanti al civico n° 190, giace indisturbato un rifiuto con su una scritta allarmante: “Attenzione Pericolo Amianto”. Un nastro giallo-nero perimetra quel rifiuto e un altro bianco-rosso lo sigilla in un cellophane. I residenti sono preoccupati. Si lamentano, protestano e chiedono all’Amiu – l’Azienda municipalizzata locale che gestisce i rifiuti solidi urbani e speciali assimilati- di rimuovere al più presto quel rifiuto speciale e pericoloso. Dalle testimonianze raccolte da alcuni residenti, quel rifiuto sarebbe una vasca di eternit, forse una vecchia cisterna di un’autoclave che sarebbe stata buttata vicino i cassonetti dell’immondizia. Solo in un secondo momento, si presuppone che gli addetti dell’Amiu che provvedono a scaricare i cassonetti, avrebbero messo in sicurezza l’area perimetrandola con il nastro giallo-nero. Un passo è stato fatto, ma non è sufficiente e sicuro, poiché sappiamo bene che l’amianto è un materiale fibroso che si propaga nell’ambiente sotto forma di micro particelle polverose; se respirato, meglio dire inalato, provoca danni alla salute. Difatti la malattia più conosciuta per inalazione di amianto è l’asbestosi. Tuttavia bisogna anche dire che l'esposizione all’asbesto, appunto l’amianto, deve essere prolungata, e solo se si sgretola e arriva alle vie aeree, può dopo circa 20 anni di incubazione provocare l'orribile scempio della pleure con conseguente morte. Ma non creiamo allarmismi. Certo è che chi ha abbandonato quel rifiuto poteva responsabilmente farlo con le dovute modalità descritte dalla legge. Doveva farlo personalmente e di tasca propria. È giusto dire, per la bontà della cronaca, che non c’è l’obbligo di smaltirlo subito, a meno che non crei pericolo per l’ambiente e la salute a causa del suo stato di degrado. Questo è quanto prevede la legge 257/92. E giacché quel rifiuto è stato abbandonato in un’area pubblica, a pochi centimetri dal marciapiede dove ogni giorno transitano pedoni di ogni età, cui non si conosce il suo stato di conservazione, sarebbe giusto rimuoverlo. A farlo doveva essere l’irresponsabile cittadino che lo ha abbandonato, che ha pensato bene, secondo lui, demandare altri. Sicuramente all’apice di questa maldestra azione vi sono i costi di smaltimento, ancora alti. Ma non può diventare la scusante. Tanto per rendere l’idea di quanto costa smaltire uno o due mq di amianto, la spesa può arrivare fino a 1000 o 1500 euro. Naturalmente rivolgendosi a ditte specializzate e soprattutto autorizzate al conferimento di questo materiale a centri di trattamento apposito. Quello che fa riflettere è che in questi giorni chi ha provveduto allo svuotamento dei cassonetti, l’Amiu tanto per intenderci, non è ancora intervenuta a rimuoverlo. Con ciò l’esortazione è dovuta, e con essa quella a chi in primis deve garantire la sicurezza sanitaria dei cittadini, ovvero il Sindaco, congiuntamente alll’Asl e l’Arpa competente. Ma una nota, personalmente sarcastica, la devo rivolgere alle Forze dell’Ordine che non credo non abbiamo visto quel rifiuto. Tuttavia a Foggia, in pieno centro abitativo e molto affollato, c’è l’amianto.


NICO BARATTA