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dottoriStudio scientifico condotto dalle Strutture universitarie di Nefrologia e Ginecologia sulla produzione di “Semaforina 3F”, pubblicato sulla rivista internazionale specializzata Plos One.
La Pre-Eclampsia (o gestosi) è una patologia che colpisce fino al 10% delle gravidanze, ad oggi però non esistono mezzi diagnostici che consentano di prevederne precocemente lo sviluppo: questo studio UniFg apre una nuova strada.

Un gruppo di ricerca multidisciplinare, afferente alle unità operative di Nefrologia e Ginecologia dell’Azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti di Foggia e coordinato dai proff. Giuseppe Grandaliano, Giovanni Stallone e Maria Matteo, ha condotto un accurato studio scientifico sulla produzione della “Semaforina 3F” (un fattore che controlla la crescita dei vasi sanguigni regolando, quindi, l’ossigenazione dei tessuti). Questo studio ha evidenziato che la produzione di “Semaforina 3F” risulta significativamente ridotta nelle placente delle donne che sono affette da Pre-Eclampsia (comunemente nota come “gestosi” o “tossiemia gravidica”), ovvero che la sensibile riduzione della sua produzione è già riscontrabile dagli esami del liquido amniotico tra la seconda e terza settimana di gravidanza (quando la concentrazione di “Semaforina 3F” può essere misurata durante uno degli esami che, talvolta, vengono richiesti per monitorare lo stato di salute e le condizioni generali del feto: l’amniocentesi).
Questa scoperta potrebbe consentire di individuare precocemente, cioè già nel corso dei primi mesi di gravidanza, le donne che potrebbero sviluppare la gestosi nel corso della fase di gestazione. La Pre-Eclampsia, infatti, è una patologia che può colpire dal 5 al 10% delle gravidanze e che abitualmente si manifesta dopo il sesto mese di attesa: essa malattia danneggia, significativamente, la crescita fetale fino a determinare la morte intrauterina del feto e a mettere a serio pericolo la vita della madre. Ad oggi, sebbene vi siano delle condizioni genetiche e sociali che aumentano le possibilità di sviluppare questa malattia, non esistono mezzi diagnostici che permettano di prevederne precocemente lo sviluppo. Individuare le donne che svilupperanno – o potrebbero sviluppare – la malattia è fondamentale per ridurne gli effetti sulla madre e sul feto, per questo la ricerca scientificamente coordinata dal prof. Giuseppe Grandaliano (associato di Nefrologia presso il Dipartimento di Scienze mediche e chirurgiche dell’Università di Foggia) è stata premiata con la pubblicazione sulla rivista specializzata internazionale Plos One (http://journals.plos.org/plosone/article?id=10.1371/journal.pone.0174400) e indicata come una nuova via scientifica alla soluzione del problema della gestosi. «I nostri risultati – ha dichiarato il prof. Giuseppe Grandaliano – aprono un nuovo orizzonte nella diagnosi precoce della complicanza più frequente e temibile della gravidanza. L’individuazione sin dal primo trimestre di gravidanza delle donne che svilupperanno la patologia è importantissima per prevenire efficacemente i danni della pre-eclampsia sulla mamma e sul feto. L’impegno del nostro gruppo di ricerca, da sempre dedicato alla scoperta di nuovi marcatori diagnostici, è adesso rivolto a confermare la possibilità di utilizzare la semaforina per la diagnosi di pre-eclampsia così da poter trasferire questa preziosa informazione nella pratica clinica». Alla stesura e alla ultimazione della ricerca hanno collaborato, a vario titolo, i medici dell’Azienda ospedaliero universitaria Ospedali Riuniti di Foggia e i docenti dell’Università di Foggia Giovanni Stallone, Maria Matteo, Giuseppe Stefano Netti, Barbara Infante, Adelaide Di Lorenzo, Clelia Prattichizzo, Stefania Carlucci, Federica Trezza, Loreto Gesualdo, Pantaleo Greco e appunto Giuseppe Grandaliano.

Davide Grittani