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Politica


davide emanueleDichiarazione del segretario cittadino del Partito Democratico di Foggia Davide Emanuele

Toglie il fiato e annebbia lo sguardo la storia di degrado umano e sociale vissuta in uno dei campi rom della città di Foggia, emersa grazie alle indagini della magistratura e delle Forze dell'Ordine che hanno scoperchiato l'abisso di squallore in cui giovani donne ridotte in schiavitù sono state precipitate da uomini senza scrupoli.
Violenza e sopraffazione che devono essere condannati senza attenuanti di sorta, come lo dovranno essere gli aguzzini senz'anima e scrupoli che le hanno compiute e determinate.
Una storia consumatasi nel cono d'ombra dell'emarginazione sociale e del degrado individuale che avvolge i campi rom e tanti altri spazi abitati dalla povertà materiale o dalla miseria morale.
Tutti affermiamo la necessità di agire per prevenire che il degrado diventi patologico o determini violenza come quella terribile subìta dalle ragazze indotte alla prostituzione. Tutti siamo consapevoli che non si può affidare esclusivamente alla magistratura e alle Forze dell'Ordine il compito di contrastare quel degrado. Tutte le organizzazioni che in questi coni d'ombra provano a portare un po' di luce rivendicano e richiedono l'attenzione necessaria a scongiurare che i soggetti più deboli siano condannati ad una debolezza peggiore e ancor più degradante.
Un coro che, però, non riesce a far sentire la propria voce a chi potrebbe e dovrebbe agire nei campi rom come nelle zone oscure della stazione ferroviaria, nei bassi malsani della periferia, nelle grotte abitate del centro storico e dei quartieri settecenteschi. Luoghi in cui la sofferenza e il degrado accomunano persone di genere, età, provenienza diverse.
Queste persone e questi luoghi non trovano alcuno spazio nel Piano Sociale di Zona elaborato dal Comune di Foggia; o, se spazio c'è, nessuno è in grado di sapere e capire quale sia, quali risorse e quali strumenti possano essere utilizzati e come, quali obiettivi si vogliono raggiungere.
E' un tema strategico che deve porsi chi governa la città e davvero voglia assumere la responsabilità di prevenire quella violenza, di trovarne le cause e azzerarne gli effetti. E deve farlo coinvolgendo realmente e attivamente le organizzazioni civiche impegnate da anni sul fronte del contenimento e dell'assistenza alle mille forme di povertà ed emarginazione.
Un coinvolgimento, anche questo, chiesto a gran voce dal basso e che merita una risposta diversa dal silenzio e dall'ipocrisia se si ha davvero voglia di svolgere il proprio compito istituzionale con l'efficacia, l'efficienza e l'impegno richiesto dal contesto in cui viviamo. Tutti.