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Castello

A pochi passi dalla Basilica, si erge il castello; edificato dal vescovo di Benevento Orso I fra l'837 e l'838, fu ampliato da normanni, svevi e angioini, che lo utilizzarono come prigione. Particolarmente poderosa la sua parte piu' antica, cosiddetta Torre dei Giganti che, alta 18 metri, ha un forma pentagonale e mura spesse 3,70 metri. Con l'avvento dei Normanni, il castello divenne la dimora dei principi della signoria dell'Honor Montis Sancti Angeli: fu di proprietà di Rainulfo, conte di Anversa e poi di Roberto il Guiscardo, al quale si deve la torre dei Normanni e la "Sala del Tesoro". Grande importanza assunse la fortezza sotto Federico II, che provvide a restaurare la fortezza per farvi dimorare Bianca Lancia, amante e sua ultima moglie. La leggenda vuole che nel castello di Monte Sant'Angelo dimori il fantasma di Bianca Lancia, che quì fu tenuta prigioniera. Pare la si possa vedere vestita di bianco e si possano udire i suoi lamenti, specialmente nel periodo invernale. Inoltre, sempre la leggenda vuole che la pianta selvatica che cresce sulle torri del castello, unico posto al mondo dove cresce, sia dello stesso identico colore della veste della donna, che dal torrione principale fu vista gettarsi nel vuoto.
Morto l'imperatore, passò a Manfredi, quindi a re Corrado.
Gli Angioini lo adibirono quasi esculsivamente a prigione di stato: famose sono rimaste le detenzionei di Filippa di Antochia, pricipessa sveva, che vi mori' nel 1273, ed ancora di piu' quella della regina Giovanna I di Napoli, che probabilmente fu assasinata nel 1382. Toccò agli Aragonesi portare il castello alla sua antica magnificenza: Ferdinando fece costruire, nel 1491, le torri circolari agli estremi del lato sud e, nel 1493, fece restaurare il torrione a forma di carena di nave.
Verso la meta' del XVI sec. ne entrarono in possesso i principi Grimaldi sino alla fine del'700, quando Ferdinando IV di Borbone lo dono' al Cardinale Ruffo.

Resti della mura duecentesche

In parte sono ancora visibili, anche se erano in discrete condizioni sino alla fine del Settecento quando, l'ampliamento dell'edilizia ed il mutare della condizione socio-economiche, hanno determinato la nascita di quartieri che hanno modificato l'antico tessuto urbano.

La Tomba di Rotari


È un battistero del XII secolo. Sull'architrave del portale vi sono preziosi rilievi. A pochi metri dalla Basilica si osserva la liscia facciata settecentesca della chiesa di San Pietro, dove spicca un rosone a traforato raffigurante quattro sirene che si intrecciano. All'interno, l'abside e le basi delle colonne in granito della diruta Chiesa di San Pietro, la piu' antica della citta'. Dalla sinistra dell'abside si accede al Battistero di San Giovanni in Tumba noto come "Tomba di Rotari", non un sepolcro, come l'erroneo nome lascerebbe supporre, ma un battistero che, nei primi anni del XII sec., Rodelgrimo e suo cognato Pagano da Parma fecero spraelevare e coprire con una cupola. L'appellativo del monumento e' dovuto all'interpretazione errata del nome del costruttore e del vocabolo "Tumba" (cupola). L'edificio e' articolato su tre ordini: il primo piano è a pianta  ottagonale, il secondo ellissoidale con un alto tamburo sormontato da una cupola. Di pregevole fattura i bassorilievi che sormontano l'ingresso: il primo raffigurante la "Cattura di Gesu'" , l'altro, posto in alto, la "Deposizione", le "Marie al sepolcro" e "l'Ascensione ".

 

La Basilica di San Michele


L'atrio della Basilica e' delimitato da un colonnato e, sulla destra, l'imponente campanile ottagonale fatto costruire da Federico II come torre di avvistamento, e su commissione di Carlo I d'Angio' fu  trasformato in campanile e terminato nel 1274. Dall'atrio superiore si accede alla scalinata che conduce fino al portale romanico chiamato Porta del Toro, il cui ingresso e' protetto da porte in bronzo donate dal nobile amalfitano Pantaleone III. I due battenti sono suddivisi in 24 pannelli che raffigurano episodi angelici tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento. La navata è in stile gotico, sorretta da tre costoloni con tre campanate e volte a crociera, introduce nella Grotta. A sinistra troviamo il settecentesco Coro del Capitolo, la Cappella delle Relique, dove si venera la croce di Federico II del XIII secolo, in filigrana d'argento e cristallo, che custodiva un pezzetto della Santa Croce. Addossato alla parete rocciosa, a destra dell'ingresso, l'altare del XII sec. dedicato a San Francesco D'Assisi, pellegrino alla Basilica nel 1276. Sulla destra della navata si apre la Sacra Grotta: in fondo si può ammirare il bellissimo Arcangelo del Sansovino del 1507.

 

Abbazia di Pulsano


A circa 8 Km da Monte Sant'Angelo, si possono ammirare i ruderi di Santa Maria di Pulsano edificata nel 591, sui resti di un tempio pagano dedicato a Calcante dai monaci dell'ordine di S. Equizio. Poco note sono le vicende storiche dell'Abbazia sino al XII secolo, quando risorse dal grave stato di abbandono in cui versava. Sul finire del secolo i Celestini continuarono a prendersi cura del cenobio sino a quando non venne affidato in commenda. Nel 1500 il Cardinale Ginnasi fece restaurare tutte le fabbriche dell'abbazia che vennero, poi, quasi totalmente distrutte, insieme all'archivio, dal terremoto del 1646.
Successivamente furono i Celestini di Manfredonia a reggere Santa Maria di Pulsano sino all'emanazione delle leggi napoleoniche del 1806, quando la chiesa ritornò al Patrimonio Regolare.