Castello
Morto l'imperatore, passò a Manfredi, quindi a re Corrado.
Gli Angioini lo adibirono quasi esculsivamente a prigione di stato: famose sono rimaste le detenzionei di Filippa di Antochia, pricipessa sveva, che vi mori' nel 1273, ed ancora di piu' quella della regina Giovanna I di Napoli, che probabilmente fu assasinata nel 1382. Toccò agli Aragonesi portare il castello alla sua antica magnificenza: Ferdinando fece costruire, nel 1491, le torri circolari agli estremi del lato sud e, nel 1493, fece restaurare il torrione a forma di carena di nave.
Verso la meta' del XVI sec. ne entrarono in possesso i principi Grimaldi sino alla fine del'700, quando Ferdinando IV di Borbone lo dono' al Cardinale Ruffo.
Resti della mura duecentesche
La Tomba di Rotari
È un battistero del XII secolo. Sull'architrave del portale vi sono preziosi rilievi. A pochi metri dalla Basilica si osserva la liscia facciata settecentesca della chiesa di San Pietro, dove spicca un rosone a traforato raffigurante quattro sirene che si intrecciano. All'interno, l'abside e le basi delle colonne in granito della diruta Chiesa di San Pietro, la piu' antica della citta'. Dalla sinistra dell'abside si accede al Battistero di San Giovanni in Tumba noto come "Tomba di Rotari", non un sepolcro, come l'erroneo nome lascerebbe supporre, ma un battistero che, nei primi anni del XII sec., Rodelgrimo e suo cognato Pagano da Parma fecero spraelevare e coprire con una cupola. L'appellativo del monumento e' dovuto all'interpretazione errata del nome del costruttore e del vocabolo "Tumba" (cupola). L'edificio e' articolato su tre ordini: il primo piano è a pianta ottagonale, il secondo ellissoidale con un alto tamburo sormontato da una cupola. Di pregevole fattura i bassorilievi che sormontano l'ingresso: il primo raffigurante la "Cattura di Gesu'" , l'altro, posto in alto, la "Deposizione", le "Marie al sepolcro" e "l'Ascensione ".
La Basilica di San Michele
L'atrio della Basilica e' delimitato da un colonnato e, sulla destra, l'imponente campanile ottagonale fatto costruire da Federico II come torre di avvistamento, e su commissione di Carlo I d'Angio' fu trasformato in campanile e terminato nel 1274. Dall'atrio superiore si accede alla scalinata che conduce fino al portale romanico chiamato Porta del Toro, il cui ingresso e' protetto da porte in bronzo donate dal nobile amalfitano Pantaleone III. I due battenti sono suddivisi in 24 pannelli che raffigurano episodi angelici tratti dal Vecchio e Nuovo Testamento. La navata è in stile gotico, sorretta da tre costoloni con tre campanate e volte a crociera, introduce nella Grotta. A sinistra troviamo il settecentesco Coro del Capitolo, la Cappella delle Relique, dove si venera la croce di Federico II del XIII secolo, in filigrana d'argento e cristallo, che custodiva un pezzetto della Santa Croce. Addossato alla parete rocciosa, a destra dell'ingresso, l'altare del XII sec. dedicato a San Francesco D'Assisi, pellegrino alla Basilica nel 1276. Sulla destra della navata si apre la Sacra Grotta: in fondo si può ammirare il bellissimo Arcangelo del Sansovino del 1507.
Abbazia di Pulsano
A circa 8 Km da Monte Sant'Angelo, si possono ammirare i ruderi di Santa Maria di Pulsano edificata nel 591, sui resti di un tempio pagano dedicato a Calcante dai monaci dell'ordine di S. Equizio. Poco note sono le vicende storiche dell'Abbazia sino al XII secolo, quando risorse dal grave stato di abbandono in cui versava. Sul finire del secolo i Celestini continuarono a prendersi cura del cenobio sino a quando non venne affidato in commenda. Nel 1500 il Cardinale Ginnasi fece restaurare tutte le fabbriche dell'abbazia che vennero, poi, quasi totalmente distrutte, insieme all'archivio, dal terremoto del 1646.
Successivamente furono i Celestini di Manfredonia a reggere Santa Maria di Pulsano sino all'emanazione delle leggi napoleoniche del 1806, quando la chiesa ritornò al Patrimonio Regolare.