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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°51′00″N 15°57′23″E/ 41.85°N 15.95639°

Altitudine:

445 m s.l.m.

Superficie:

110,53 km²

Abitanti:

7.988

 

Densità:

72,7 ab./km²

Frazioni:

San Menaio

Comuni contigui:

Carpino, Ischitella, Monte Sant'Angelo, Peschici, Rodi Garganico, Vieste

CAP:

71018

Pref. telefonico:

0884

Nome abitanti:

Vichesi

Santo patrono:

San Valentino

Giorno festivo:

14 febbraio

Vico del Gargano è un comune italiano di 7.988 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Soprannominato il "paese dell'amore", fa parte del Parco Nazionale del Gargano e della Comunità Montana del Gargano. È uno dei comuni de "I Borghi più belli d'Italia" e fa parte della rete delle "Città sane". La sua frazione San Menaio è una rinomata località balneare.  La prima parte del nome deriva da vicus, ossia gruppo di case, villaggio. La specifica è identificativa della sua collocazione.


TERRITORIO

Il comune di Vico del Gargano occupa un'area di 110,4 km² nella parte settentrional-orientale del Promontorio del Gargano. Il territorio comunale presenta un'escursione altimetrica accentuata, da 0 a 782 m s.l.m., dalle alture submontane della Foresta Umbra, alle spiagge di San Menaio e Calenella. Il paesaggio nell'interno è tipico del bosco di faggi (Foresta Umbra) e di abeti, lungo la costa sono presenti foreste di pini d'aleppo (Pineta Marzini). Diffusissimi sono gli uliveti secolari e le agrumaie mediante spettacolari terrazzamenti sulla costa. La geologia è carsica e presenta numerose grotte anche marine. Vico del Gargano costituisce il cuore del Parco Nazionale del Gargano comprendendo nel suo territorio la maggior parte della Foresta Umbra. Dista dal capoluogo circa 104 km. Confina con Carpino, Ischitella, Monte Sant'Angelo, Peschici, Rodi Garganico e Vieste. Il suo clima è rigido in inverno, raggiungendo i 2° C e caldo d’estate, con 28° C.


STORIA

Fondata dal leggendario condottiero schiavone Sueripolo nel 970 d.C. conobbe nei secoli varie dominazioni. Federico II di Svevia pose le basi del castello che ancor oggi troneggia nel rione antico. Agli Svevi si succedettero gli Aragonesi. Durante il periodo feudale fu territorio delle più importanti famiglie napoletane, tra le quali i Caracciolo e gli Spinelli. Il Settecento portò un rinnovamento culturale che culminò con la fondazione della celeberrima Accademia degli Eccitati, la nascita di Michelangelo Manicone, l'innalzameno dell'Albero della Libertà e la costruzione del cimitero monumentale di San Pietro extra moenia (il primo in Europa). L'Ottocento vide la nascita ed il prosperare della coltivazione ed il commercio degli agrumi. Durante l'unità d'Italia fu sede di molte bande di partigiani duosiciliani (successivamente definiti "briganti" dalla retorica filo piemontese post unitaria) che, fedeli al re Borbone e in seguito all'oppressione e ai saccheggi dei piemontesi, comabatterono per restaurare l'antico trono e l'indipendenza di uno stato tra i più civili e avanzati dell'epoca che esisteva florido da più di 700 anni. La Foresta Umbra era la loro base sul Gargano.

GONFALONE

 

MONUMENTI

Il Castello


Nel perimetro quadrilatero del castello si sovrappongono moduli architettonici diversi che evidenziano tempi, funzioni e culture artistiche che si sono successi, dai Normanni agli Aragonesi. Motivi di difesa sono alla base del primo impianto del complesso, che in età sveva assume gli ideali residenziali di una domus solaciorum, di una dimora signorile per gli svaghi di cortigiani e forse anche dello stesso imperatore Federico II, che, nel 1234, aveva dato in dote alla terza moglie, Isabella d'Inghilterra, Vico e i paesi garganici compresi nell' Honor Montis Sancti Angeli. Il nucleo più antico del castello si sviluppa sull'asse NE-SE, chiuso agli angoli da torri quadrate. Quella di NE si eleva su di una scarpa di base a blocchi sagomati e smussati, evidenziata da un costolone marcapiano; l'altra di SE culmina con un'elegante bifora, descritta da A. Haseloff  come "un capitello a foglie piatte e grossi bulbi obliqui", e con l'originaria merlatura. Quasi a rinsaldare quest'ultima slanciata struttura angolare, un bastione circolare di fortificazione, la cosiddetta torre maestra, ricorda il periodo aragonese. E gli adattamenti per bocche di fuoco, accanto alle balestriere, riportano al ricorrente dramma della guerra, all'assedio e al cannoneggiamento di Vico nel 1529, da parte degli Spagnoli.



La cinta muraria

Nel 1292 Teodisco de Cuneo, maestro dei balestrieri, fornisce Vico di un organizzato sistema di difesa con una superba cinta muraria guarnita di circa venti torri. Nella Relazione d'apprezzo del Feudo di Vico viene così descritta: “La maggior parte di essa che forma il pieno di detta terra sta racchiusa da mura ad uso di fortelizio, ripartito di quando in quando da torri rotondi e quadre, mercé dei quali mura non si permette altro ai cittadini, che l'entrare ed uscire a detta terra per una sola porta, della quale ne tiene il dominio la Casa Marchesale, e questo ad oggetto di impedire qualche incursione dei Turchi che per l'addietro si dice essere giunti fino al recinto di detta terra, per la qual causa nacque l'uso di farsi eliggere dal Barone una persona sotto nome di Camberlengo, affinché invigilasse all'apertura e chiusura di detta porta, e di camminarsi la notte con suoi Giurati e Soldati e ritrovando persone fuori delle loro case da due ore di notte in avanti dopo li tocchi della campana, può quelli carcerare, e n'esigge la pena la Casa Marchesale ducati 6”.

Palazzo Della Bella

Realizzato da D. Ignazio Della Bella, il progetto, che si ispirava al modello fiorentino trecentesco di Palazzo Vecchio, si collocava nella corrente neo-gotica. Su due piani scanditi da cornici marcapiano e coronati da una merlatura a coda di rondine, presenta due corpi di fabbrica lungo Salita Della Bella e due antiche torri circolari. Sul sito dell'originaria torre d'angolo, di cui la famiglia Della Bella conserva documentazione fotografica, svetta oggi l'imponente torre, allungata da due bifore e coronata da ballatoio e merli guelfi.Pure il corpo di fabbrica parallelepipedo, verso la chiesa di San Giuseppe, sembra, infatti, richiamare una preesistente torre, di cui il progettista volle forse conservare l'idea.

Vicolo del Bacio

 

 

Si tratta di una strada situata nel centro storico, Larga non più di 50 centimetri e lunga meno di 30 metri, è luogo di incontro degli innamorati che, soprattutto durante la festa patronale di San Valentino, si danno appuntamento nel vicolo. In questo modo, a causa della ristrettezza del passaggio, gli innamorati sono costretti a sfiorarsi.






 

LUOGHI DI CULTO


Chiesa del Carmine


Dopo la soppressione del Convento dei Carmelitani, nella prima metà del Seicento, il convento fu sede dell'ospizio dei padri Roccettini, incamerato dai Borboni di Napoli nel 1782. Nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico si legge: "Sta la detta Grancia situata sopra la cima di una dolce collinetta e consiste in una piccola chiesuola". Questa è costituita da un ambiente mononavato, coperto da volta a botte, e da un altro vano attiguo asimmetrico dove sono esposte le statue dei Misteri, portate in processione il Venerdì Santo. Originale risulta la soluzione compositiva della facciata che ingloba la torre companaria e che conserva sul portale il bassorilievo, in pietra, con i tre monti sormontati dalla croce, simbolo della Casa madre tremitense. Numerosi gli interventi di restauro susseguitisi nei secoli, al punto da non permettere una identificazione sicura del nucleo originario del convento: la sacrestia è forse ricavata da un segmento del chiostro.

Chiesa Matrice

 

 

 

 

 

Sotto il titolo della Beatissima Vergine Assunta, la parrocchia più antica di Vico fu fondata accanto al castello. La semplice facciata dell'edificio, chiusa da un timpano triangolare, è ingentilita da un portale trabeato in pietra viva. Sull'architrave a motivi vegetali, sorretto da due semicolonne, vi è un'iscrizione con la data del 1675. Una torre campanaria quadrangolare e una cupola a costoloni sagomano il vertice dell'impianto a fuso d'acropoli della cittadina. La chiesa, a tre navate, è provvista di undici altari e "de Jure, et de consuetudine si mantiene, e ripara dalla Università di detta Terra". Nella descrizione fatta dall'arcivescovo Orsini nel 1678, erano ricordati l'altare di San Valentino, patrono di Vico già da sessant'anni, e l'altare del SS. Crocifisso. Alla metà del Settecento la chiesa viene insignita del titolo di Collegiata.

Chiesa della Misericordia

"Discosto quasi un tiro di schioppo dal convento di S. Domenico, trovasi a fronte di strada pubblica una cappella isolata sotto il titolo della Misericordia", così è descritta la chiesetta nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico. Già un secolo prima era stata restaurata, come si evince dalla data del 1626 incisa sul portale, alla sommità di una gradinata, ad opera della Confraternita, che da due anni aveva cura dell'unico altare di S. Maria Misericordiarum seu ad Nives. In documenti della metà dell'Ottocento sono riportate le dimensioni: lunga palmi 20, larga e alta palmi 18, che interventi successivi arricchiscono. Tra questi un organo nel 1861 e, nel 1902, un ampliamento con una sopraelevazione della facciata, coronata da un elegante timpano triangolare.

Chiesa San Domenico

La chiesa con annesso il convento dei Padri Predicatori Domenicani, sotto il titolo dell'Assunta, è ubicata in quella che una volta era la piazza più importante del paese. Nella diocesi di Manfredonia, il convento di Vico con otto frati (cinque sacerdoti, due conversi e un terziario) era nel Seicento il quarto della "Natione di Capitanata", dopo Foggia, Manfredonia e Lucera. Negli Acta della Santa Visita dell'Orsini, risulta eretta nella chiesa,"sub data die ultima Junij 1631" la Confraternita di S. Vincenzo Ferreri nella cappella ancora esistente. Il luminoso tempio, a navata centrale con copertuta a botte e navatelle laterali con quattro cappelle a sinistra e tre a destra, per decreto di mons. Eustachio Dentice nel 1818 è diventato parrocchia dei SS. Apostoli Pietro e Paolo. Soppresso nel settembre 1809 e per metà passato allo Stato italiano, il convento è oggi sede del Municipio.

Chiesa San Giuseppe

Chiesa nel quartiere Terra o Borgo Vecchio, di grande suggestione e per il suo schema planimetrico, con una navatella laterale che sembra aggrapparsi a quella centrale mediante archetti, e per la presenza dell'artistica statua lignea del Cristo Morto, che, nell'Appendix del Sinodo Sipontino del 1678, risulta non avere "rendita sufficiente per la sua manutenzione. Supplisce però decentemente la Congregazione de' fedeli in essa esistente". il portale di gusto neoclassico è stato fatto realizzare nel secolo scorso dalla Confraternita dei Cinturati di S. Agostino e S. Monica, un'antica Confraternita, che anche di recente ha provveduto a restauri necessari, nel corso dei quali è venuta in luce una sepoltura che si apre sulla strada, forse quella di un eremita che aveva cura del luogo e degli arredi sacri.

Chiesa San Marco

È tradizione che per voto la chiesa sia stata costruita da gente de Dalmatia. Nella convenzione stipulata il 23 settembre 1607 tra l'Università della Terra di Vico e l'Università del Casale (un quartiere,fuori le mura, nato per ospitare famiglie slave ed albanesi ivi immigrate), quest'ultima chiede che sia assicurato anche il pagamento del cappellano di S. Marco. La chiesa, extra-moenia è con due altari al tempo della Santa Visita dell'Orsini, risale sicuramente al XIV secolo. Lo confermano importanti affreschi, scoperti di recente, l'impianto dell'edificio e la data del 1365 sulla campana custodita nella sacrestia, forse l'originaria campana della chiesa. Nella prima metà del Settecento, agli altari della Madonna delle Grazie e di S. Marco, si era aggiunto quello di S. Giorgio. Attiguo alla chiesa il monastero femminile della Visitazione che, autorizzato da Ferdinando II, rimane attivo solo per i primi decenni dell'Ottocento.

Chiesa Santa Maria Pura


È una piccola chiesa appena fuori le mura, sotto l'antica Civita, a guardia di un torrente che da origine all'Asciatizzi. La chiesa è di impianto sei-settecentesco ed è impreziosita all'interno da decorazioni e statue in pietra tenera locale che si presume essere di barocco leccese. Il nome lo deve all'usanza di seppellirvi le vergini ed i fanciulli, come è attestato nel “Libro dei Defunti” conservato nella Chiesa Madre con scritture che vanno dal 1600 in avanti. Si ritiene localmente che la Chiesa poggi, addirittura, su strutture molto più antiche, forse sul tempio di Calcante, da altri localizzato, invece, nel sito della Basilica di S. Michele a Monte S. Angelo. Non risultano, comunque, documentati scavi o ricerche archeologiche che possano in qualche modo comprovare la leggenda. Annesso alla Chiesa di S. Maria Pura trovasi una fabbrica molto restaurata, che fu già ospedale tenuto dai “Fatebenefratelli” per il ricovero di militari ammalati nel XVIII secolo.

Chiesa Santa Maria degli Angeli


Il Convento, noto tra il popolo anche con il titolo del SS. Crocifisso, sorse a circa un miglio dal centro abitato su una collina, intorno all'anno 1556, ad opera dell'Ordine dei Cappuccini. Va detto che sulla collina, il cui intorno fu sede di antichissimi insediamenti forse neolitici, sorgeva una Cappella fin dal secolo X: non è stato ancora possibile localizzare tali strutture quasi probabilmente inglobate nelle murature del Convento e della Chiesa, si è però ipotizzato che possano corrispondere all'attuale sacrestia. Il Convento è a due piani con base rettangolare e chiostro; l'ala nord ed ovest sono ben conservate. Alla Chiesa, originariamente ad una sola navata, ne fu aggiunta un'altra all'atto della ricostruzione, voluta dal feudatario Caracciolo, in seguito al crollo causato dal terremoto del 1646. Nella Chiesa sono conservate molte opere d'arte, olii su tela e statue lignee, tra cui un celebre crocifisso opera di un intagliatore veneziano del XVII secolo. Grande suggestione esercitat una maestosa quercia plurisecolare che giganteggia sul sagrato della Chiesa, simbolo dell'antica selva che una volta copriva l'intero territorio di Vico fino al mare.

Chiesa San Martino

"Cappella piccola sotto il titolo di S. Martino, jus padronato del R.D. Biagio Altilia e consiste in una stanza coverta a tetto con astraco nel suolo, in testa della quale sta altare di fabbrica addetta al suddetto Santo, e vi celebra ogni giorno", si legge così nella Relazione d'apprezzo del feudo di Vico redatta nel 1726. A ridosso del palazzo Caracciolo vi è l'altare, sormontato da un'originale nicchia ogivale in pietra. La chiesetta, costruita dentro le mura e dedicata ad un santo che ricordava di certo la terra di origine di qualche feudatario, è stata di recente restaurata.

Chiesa San Nicola

Esistente al tempo della Santa Visita dell'Orsini, la chiesa "coll'unico Altare si mantiene colle proprie entrate provenienti da pie disposizioni". Cinquant'anni dopo, nel 1726, essa consiste "in un vano bislungo coverto da soffitto di tavole dipinte e poi dal tetto". È sede della Arciconfraternita del SS. Sacramento che ha curato la costruzione dell'elegante portale, reso più elegiaco dal memento mori tracciato sull'architrave.

Chiesa San Pietro

Da tempo immemorabile esisteva sul "Tabor" una cappella che divenne chiesa, quindi tempio, sormontato nel secolo XVIII, da una cupola, dedicata all'Apostolo Pietro. Da documenti medioevali risulta essere la chiesa di San Pietro in Vico, già nota ai tempi dei Normanni. Nel 1264, con le terre e le abitazioni, venne concessa in enfiteusi al giudice Gualtieri. La chiesa con i suoi tenimenti fu anche grancia del monastero di San Leonardo di Siponto che, per molti secoli, appartenne all'Ordine Teutonico (poi dei Cavalieri di Malta). La Chiesa fu trasformata, con terreno annesso, in cimitero extra-moenia dal canonico vichese Pietro Finis nell'anno 1792. Fu il terzo cimitero d'Italia ad essere istituito fuori le mura di una città dopo Pisa e Napoli, consentendo così di abbandonare l'uso di seppellire nelle chiese. Andato in disuso il Cimitero, con il tempo, e, caduta in rovina la chiesa, questa è stata recentemente (1979-71) restaurata cercando di riprodurre la forma originaria e mantenere in essere quanto ancora esistente. Sul colle ove sorge la Chiesa furono ritrovate, all'atto della costruzione del moderno Istituto di S. Pietro, importanti reperti di tombe antiche tra cui lo scheletro di un guerriero di notevoli proporzioni.

Chiesa del Purgatorio

NATURA

Villaggio Umbra

Villaggio sito nel cuore della Foresta Umbra, è sede di un museo della Flora e Fauna garganica in cui è ricostruito anche un antico villaggio di carbonai. È sede inoltre di una caserma aeronautica e di una forestale.

Il Leccio monumentale del Convento dei Cappuccini

Albero caratteristico è il cerro di Vico, un albero di 400 anni sito davanti la Chiesa Francescana. Non si sa di preciso quando sia stato piantato, ma l'unica certezza è che il Frate che pose il seme, Fra Nicola da Vico, morì nel 1719, in età avanzata, da cui si può dedurre che il cerro sia secolare. Nel 1934, durante una tempesta, un grosso ramo cadde, lasciando un vuoto visibile ancora oggi. La chioma dell'albero ha raggiunto anche i 50 metri e la circonferenza è di circa 5 metri.

Il Parco della Rimembranza

Nei pressi del Convento di Santa Maria degli Angeli si commemorano i caduti vichesi in guerra, infatti ognuno degli alberi del Parco è intitolato, tramite targhetta, ad un caduto. È possibile, inoltre, ammirare le valli che si stendono ai piedi del paese fino alla piana di Calenella che si estende fino al mare.

CULTURA

Museo Comunale Trappeto Maratea

Antiquarium Civico

EVENTI

- Premio internazionale di pittura (settimana di San Valentino)

- Premio internazionale di letteratura "San Valentino" (settimana di San Valentino)

- Fiera dell'Amore (settimana di San Valentino)

- Sagra dell'Arancia (settimana di San Valentino)

- Messa Pazza (Venerdì Santo)

- Estate Vichese, rassegna teatrale (Luglio/Agosto)

- Mostra del Fungo (prima settimana di ottobre)

- Festival Internazionale del Gargano (fine maggio)


San Menaio

San Menaio, frazione di Vico del Gargano, si trova circa 7 km a Nord, sulla costa. È un rinomato borgo balneare che sorge lungo il percorso della litoranea SS 89 tra Rodi Garganico e Peschici. Famosa per la sua lunga spiaggia di sabbia finissima e per la Pineta Marzini, foresta di pini d'aleppo tra le più antiche e vaste d'Italia, deve gran parte della sua fama a Nicola Serena di Lapigio, che sin dai primi anni del Novecento ne decantò le bellezze nelle proprie opere, e all'artista Andrea Pazienza che vi risiedette al lungo e al quale nel 2008, a vent'anni dalla prematura scomparsa, è stato intitolato il Lungomare orientale. Degna di nota è la trecentesca Torre dei Preposti, una spettacolare fortificazione affacciata sul mare con funzioni di difesa e di dogana, che spezza la linearità del lungomare tra il nucleo storico di San Menaio e l'elegante zona residenziale di più recente costituzione detta "Murge Nere" per via della presenza di due grandi monoliti di roccia scura affioranti dal bagnasciuga.
San Menaio è inoltre conosciuta per i ferventi commerci di agrumi D.O.P.: Arancia bionda del Gargano e Limone Femminiello del Gargano con America e Unione Europea.