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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°15′0″N 15°21′0″E/ 41.25°N 15.35°E

Altitudine:

646 m s.l.m.

Superficie:

84,14 km²

Abitanti:

3.597

 

Densità:

42,7 ab./km²

Frazioni:

Ponte Bovino, Radogna

Comuni contigui:

Accadia, Castelluccio dei Sauri, Deliceto, Orsara di Puglia, Panni

CAP:

71023

Pref. telefonico:

0881

Nome abitanti:

Bovinesi

Santo patrono:

Maria SS. di Valleverde

Giorno festivo:

29 agosto

Bovino è un comune italiano di 3.624 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Fa parte del club "I borghi più belli d'Italia", ed è sede della Comunità Montana dei Monti Dauni Meridionali.

TERRITORIO

Il territorio, in gran parte collinare, presenta circa 3.000 ettari di bosco e numerose sorgenti d'acqua. Bovino, il borgo degli ottocento portali di pietra, posto a confine tra Puglia e Campania ha svolto nei secoli un ruolo strategico nei collegamenti tra Adriatico e Tirreno. Autori antichi come Plinio e Polibio attestano la sua straordinaria storia antica che vede in epoca romana l’importante denominazione di “colonia” per Vibinum. Il suo clima è coerente con gli altri comuni del subappenino, estati che non superano i 24° C ed inverni per lo più rigidi con nevicata.

 

STORIA

 

Non sono certi l'origine e il significato di Vibinum, il nome della Bovino romana attestato da Plinio e Polibio. Forse deriva dalla lingua osca (parlata dalle antiche popolazioni della Daunia) e significa "bue", un centro osco-sannitico pesente già sotto il dominio di Roma quando vi si accampò Annibale nel 217 a.C. prima della battaglia di Canne. Alcuni sostengono che la battaglia fra Annibale ed i Romani non si svolse a Canne bensì nei pressi di Castelluccio Valmaggiore nella valle del Celone. La sua storia prosegue a ritmo incalzante nelle epoche successive nelle quali si susseguono periodi di distruzione con ben più numerosi periodi di splendore, prosperità e godimento di privilegi. Tutto questo viene testimoniato non solo dalle fonti storiche ma, soprattutto, dalle fonti archeologiche, architettoniche ed urbanistiche che sono visibili nella cittadina. Nell' 876, per opera dell'imperatore Basilio I e dei suoi strateghi bizantini, Bovino comincia a rifiorire. Vengono ricostruite le mura per migliorare il sistema difensivo e le strade sono tracciate con quella configurazione tortuosa e stretta che ancora oggi si osserva nei quartieri più antichi. Centro fortificato nell'alto Medioevo, nel 969 fu assediato dal longobardo Pandolfo Testadiferro che lo strappò così ai Bizantini con l'aiuto di Ottone I del Sacro Romano Impero, riportandolo alla sovranità del Ducato di Benevento. Nel XI sec., quando i primi Normanni giungono nel Mezzogiorno, Bovino è uno degli ultimi capisaldi bizantini. Drogone, fratello di Guglielmo d'Altavilla, riesce a vincerne la resistenza (1045) e a consegnarla, distrutta, al dominio normanno. Tra il XII-XIII sec. Bovino vive durante la dominazione di Federico II un periodo di tranquillità e prosperità. Poi dagli Svevi passa agli Angioini, e successivamente sotto il dominio di vari feudatari. Nel XIV-XVI sec., si succedono al comando del feudo di Bovino varie casate gentilizie. Chi lascerà la più feconda impronta è Don Giovanni de Guevara, nobile di Spagna, che dal re Filippo di Spagna ottiene nel 1575 il titolo di Duca di Bovino. Il duca amplia il castello dandogli l'aspetto di palazzo gentilizio. A partire dal XIII secolo la città fu devota alla Vergine, Nostra Signora di Valleverde, apparsa nel 1265 al giovane legnaiuolo Niccolò, e in suo onore fu costruito un santuario. Il borgo racchiude al suo interno sette chiese, tra le quali ha notevole importanza la Cattedrale dedicata a S.Maria Assunta, sulla cui facciata, nel 1231, il maestro Zano, proveniente dalla Gallia, impresse il primitivo stile gotico che inaugurò la stagione del romanico in Puglia. Altra incantevole bellezza di Bovino è il Castello (o Palazzo) Ducale con la sua torre normanna risalente all’XI sec., opera del conte normanno Drogone. Il Castello fu in seguito ampliato, prima da Federico II di Svevia e, successivamente, nel seicento, dalla casata dei duchi Guevara, i quali lo trasformarono in palazzo gentilizio dove hanno trovato ospitalità illustri personaggi come Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Maria Teresa d’Austria, Papa Benedetto XIII e nel quale è gelosamente custodito “Il martirio di San Sebastiano” del Mattia Preti. Le altre chiese, dislocate nel centro storico, sono testimonianza di ulteriore storia come la Chiesa del Carmine edificata nel seicento dai Gesuiti; la neoclassica Santa Marie delle Grazie; l’antichissima, del 1099, Chiesa di S. Pietro, importante esempio di architettura romanica con elementi bizantini innestati su resti di epoca romana, come nel fonte battesimale; la Chiesa del Rosario, gotica ed elegante nella sua struttura ad una sola navata ed importante attestazione della presenza dei frati Domenicani a Bovino; rilevanti sono anche le quattrocentesche Chiesa dell’Annunziata e Chiesa di S. Francesco nonché la Chiesa di S. Antonio con il convento dei Cappuccini sorta nel 1618 per un voto del duca Giovanni di Guevara. Nel 1656, la peste bubbonica lascia in vita a Bovino appena 1200 cittadini.  XVIII-XIX sec. Bovino subisce la piaga ndel brigantaggio. Nonostante la massiccia presenza di soldati nella zona, la situazione è così grave da costringere i Borboni a vietare, lungo l'intero tragitto tra Benevento e Bari, che i boschi arrivino ai margini della via maestra. Tracce di popoli, duchi, vescovi e briganti. Posta a confine tra Puglia e Campania, nel corso dei secoli Bovino ha svolto un ruolo strategico nei collegamenti tra Adriatico e Tirreno.Tracce del suo passato sono ben visibili nel borgo antico, distrutto e ricostruito più volte, che si caratterizza per l'armonia della struttura urbanistica e per lo stato di conservazione, nel complesso buono, di materiali, forme e colori tipici della sua tradizione. Si possono ancora oggi ammirare ampi tratti della pavimentazione in pietra di fiume, abitazioni in pietra con la tradizionale copertura a embrici, volte a botte in mattoncini, palazzetti nobiliari con le loro romanelle e le bellissime corti, un numero impressionante di portali in pietra (ne sono stati contati circa ottocento), opera di maestri scalpellini locali e testimonianza del ruolo assunto dalla cittadina nei secoli. Le casette bianche, le scalinate ripide dei viottoli, la verde campagna circostante completano il suggestivo quadro, che è di fragile bellezza, dovendo difendersi dalle alterazioni, sempre in agguato, di chi ignora il senso della storia, che qui appare infinita: come dimostrano i resti di mura di cinta romane (nel rione Portella), gli avanzi di mosaici, le statuette di Ercole, le steli antropomorfe e i numerosi reperti custoditi nel museo civico. Il borgo racchiude al suo interno sette chiese, tra le quali spicca per importanza la Basilica cattedrale, sulla cui facciata nel 1231 il maestro Zano, proveniente dalla Gallia, impresse quel primitivo stile gotico che inaugurò la stagione del romanico in Puglia. All'interno, i frammenti scultorei bizantini vanno cercati come in un'avvincente caccia al tesoro (ad es., nel presbiterio, i due blocchi posti su colonne d'età romana che raffigurano Daniele nella fossa dei leoni), così come degni di nota sono il coro ligneo seicentesco nell'abside e i monumenti e le iscrizioni funebri riferite ai signori di Bovino. Ma è soprattutto la facciata romanica, nella semplicità delle linee e dei motivi floreali e zoomorfi, ad incantarci. La chiesa di S. Marco, inaugurata (si legge in un'epigrafe del 1703) il 18 maggio 1197 (la lunetta in stile bizantino che sormonta il portale risale a quell'anno e raffigura S. Marco d'Ecana tra due diaconi), custodisce le monumentali tombe di alcuni vescovi che hanno retto l'antichissima diocesi di Bovino. Sulla sommità di uno dei suoi colli si erge maestoso il Castello (o Palazzo) ducale con la sua torre normanna dell'XI secolo. Opera del conte normanno Drogone, il castello fu poi ampliato da Federico II di Svevia e nel Seicento trasformato in palazzo gentilizio dai duchi di Guevara. Il Palazzo ducale, abitato fino al 1961 dai discendenti dei Guevara, era ai suoi tempi migliori (nel Seicento) una delle più belle dimore patrizie del meridione. Nei suoi saloni dalle volte a cassettoni e nel suo bellissimo giardino pensile, hanno trovato ospitalità Torquato Tasso, Giovan Battista Marino, Maria Teresa d'Austria, Papa Benedetto XIII. Ma il centro storico contiene altri tesori. Tra gli edifici sacri: la chiesa del Carmine (edificata dai Gesuiti nel Seicento); la neoclassica S. Maria delle Grazie; l'antichissima (1099) chiesa di S. Pietro, interessante esempio di architettura romanica con elementi bizantini innestati su residui romani (vedi il fonte battesimale); la chiesa del Rosario (costruita nel 1205, con portale del 1754) gotica ed elegante nella sua struttura a una sola navata; le quattrocentesche chiese dell'Annunziata, situata all'inizio dello storico rione Portella, e di S. Francesco, e quella dei Cappuccini, sorta nel 1618 per voto fatto a S. Francesco dal duca Giovanni di Guevara. Le residenze private sono quasi tutte dotate di splendidi portali, simbolo di potenza e orgoglio della nobiltà locale.

 

GONFALONE

MONUMENTI

 

Il Castello dei duchi di Guevara

Rappresenta uno dei complessi storici più interessanti per la sua mole e la sua posizione dominante, con la sua torre normanna sostenuta da un massiccio barbacane a forma piramidale. La costruzione presenta un buono stato di conservazione, tra rocce e mura che in parte conservano vestigia di epoca romana e giardini pensili. Nella cappella dei Signori di Bovino vi si conserva un frammento della Sacra Spina, incastonata in una croce di mirabile fattura, insieme a molte reliquie di santi tra cui una particella della porpora di Gesù Cristo.

 

La stazione di Posta del Ponte di Bovino

Una taberna, localizzata al Ponte di Bovino sul percorso della strada consolare che collegava Napoli con la Puglia, costituiva un tempo il riferimento a valle della città di Bovino ed era tappa obbligata per i viaggiatori che si recavano dalle Puglie nella Campania e viceversa. Ricostruzione di una mansione romana, da parte dei duchi dei Guevara, Signori di Bovino dal 1563, la taberna è stata nel tempo utilizzata come Stazione di Posta, Caserma della Cavalleria borbonica, sbarra di revisione doganale e Caserma dei reali carabinieri a cavallo. Di fronte, troneggia una monumentale fontana, fatta costruire da Carlo III, restaurata nel 1846.

 

Mura degli archi romani

Trattasi di resti di un acquedotto, su un tracciato ad andamento planimetrico poligonale, con uno sviluppo complessivo di circa 800 metri con struttura ad archi e con paramenti realizzati con conci di pietra disposti ad opusreticulatum. Le origini storiche vanno rintracciate nel periodo successivo alla guerra sociale, scoppiata in seguito alla ribellione degli Italici che, schieratisi precedentemente con Roma nella guerra contro i cartaginesi rivendicarono il diritto alla cittadinanza romana ( 90 a.C. ). Anche gli Apuli, abitanti delle pendici sub-Appeniniche presero parte alla ribellione. Secondo Sesto Frontino, Roma inviò Silla a reprimere la ribellione nel Mezzogiorno e questi, nell’89 a.C., occupò la città di Bovino, epoca in cui, divenuta municipio romano, raggiunse il suo massimo fulgore.

 

LUOGHI DI CULTO

 Il Santuario di Valleverde

 

Situato a mezza strada tra Bovino e Ponte Bovino, dove si estende la immensa foresta di “Mengaga” è il luogo in cui, secondo la tradizione, sarebbe avvenuta l’apparizione della Madonna.

La primitiva chiesa costruita dal vescovo Giovanni Battista nel 1265 e l’annesso convento, ora non esistono più; al suo posto una nuova chiesa di stile moderno ha il pregio di essere stata visitata e benedetta da S.S. Papa Giovanni Paolo II il 25 Maggio 1987.


 


La Basilica Cattedrale e l’annessa Chiesa di San Marco

Nel cuore del centrostorico si erge sobria e imponente la basilica Cattedrale, realizzata in stile romanico pugliese, con chiari richiami ad elementi bizantini. Fu edificata nel X secolo. E’ di forma basilicale paleocristiana a tre navate, con colonne di provenienza erratica, sormontate da capitelli romanici e medievali. Nella Cattedrale fino a poco tempo fa si poteva ammirare un notevole dipinto di Mattia Preti, “Il Martirio di San Sebastiano”, oggi conservato presso il Palazzo Ducale. La facciata è attribuita ad un architetto gallico di nome Zano, che la costruì nel 1231su commissione del vescovo Pietro I; di questo se ne ha notizia dall’epigrafe contenuta nella lunetta del portale di sinistra, ai lati del busto del Cristo benedicente. L’ingresso principale è delimitato da due piedritti, che sorreggono due mensole con motivi floreali scolpiti nella pietra calcarea, e da un ampio archivolto a sesto acuto con cornice decorata a palmette continue, che si imposta su due mensole con elementi floreali e zoomorfi. Anche il portale di destra è sormontato da un arco a sesto acuto con una cornice a foglioline intagliate nella pietra. Il tetto che sovrasta le navate laterali, più basso di quella centrale, è asimmetrico. Questo involontario errore di progettazione va attribuito all’architetto Ceschi, che ridonò alla chiesa il suo originario splendore, violato dal terremoto del 1930;a questo intervento è ascrivibile anche la realizzazione del rosone delimitato da una fascia con tralci e racemi intrecciati e da una doppia cornice aggettante a dentelli alternati e foglie a sima poggiante direttamente su colonnine tortili e leoni stilofori. Al centro del rosone, si staglia su vetro la figura del Cristo Pantocratore, eseguita dal pittore siciliano Zagami nel 1936. Nella parte sommitale, un bue, dalle corna mozzate, domina l’intera facciata. L’interno si presenta a croce latina con la navata centrale doppia sulle navate laterali e con presbiterio rialzato da gradini. Le colonne, tutte in granito, provengono probabilmente da edifici romani. Esse hanno differente altezza, alla quale si è sopperito con l’impiego di basi di dimensioni e fattura diversa (capitelli e pulvini romani reimpiegati). Le campate sono scandite da una successione di archetti a tutto sesto che si impostano direttamente sui capitelli corinzi e ionici, di cui alcuni reimpiegati e altri riferibili all’VIII-IX secolo. Oltre ai capitelli, all’interno della chiesa, incastonati nei muri perimetrali, si conservano altri elementi di arredo architettonico (tre transenne lucifere, frammenti di plutei decorati con motivi a rilievo, una colonnina di chiusura del transetto), che assieme a numerosi altri, recuperati dal Ceschi e oggi conservati nel Museo Civico, possono confermare la presenza di un edificio di culto già in età altomedievale. Precedenti alla chiesa romanica sono una fonte battesimale, ricavata da una grosso mortarium romano in pietra su un capitello ionico capovolto e le colonne che descrivono l’arco absidale con le mensole istoriate (Daniele nella fossa tra i leoni, due cervi ai lati di un kantharos, due colombe con ramoscelli di ulivo ai lati di una croce, un grifo presso una fonte). La basilica non si chiude, come di consueto, con un’abside. La parte superiore della parete è completamente coperta dalle canne dell’organo, che inglobano il dipinto degli anni Venti riproducente l’Assunta, copia della tavola del Tiziano, alla quale è titolata la chiesa. Nella parte bassa della parete e sulle due adiacenti, corre un coro ligneo. Una scalinata, aperta sul transetto della basilica, permette l’accesso diretto al cosiddetto “Cappellone” di San Marco. La chiesa, originariamente autonoma, presenta anche un portale monumentale, che dà sull’esterno, con la lunetta riproducente in bassorilievo S. Marco di Aecae, con mitra e pastorale, tra due diaconi, che reggono la suppellettile liturgica. L’edificio venne realizzato nel 1197, come attesta un’epigrafe datata al 1703, forse in occasione dell’arrivo in città delle reliquie del Santo, da allora venerato come Patrono del paese. L’interno è a navata unica, chiusa da un ampio presbiterio, sormontato da una cupola. Sulla parete di fondo un altare barocco, su cui domina una tela settecentesca, custodisce le ossa di San Marco, riprodotto in un prezioso busto di scuola napoletana della fine del XVIII secolo. Questa chiesa ha rivestito anche il ruolo di cimitero dei Vescovi, per aver ospitato le tombe monumentali di alcuni dei più importanti vescovi, che ressero l’antica diocesi di Bovino. Da qui si raggiunge anche il campanile, che al primo piano, oltre a colonne e capitelli di età romana e altomedievale, custodisce un’epigrafe, attribuita al vescovo Oddo, che occupò la sedia vescovile tra la fine del X e la metà del secolo successivo.

 

 La Chiesa dei Cappuccini

Rimaneggiata più volte, conserva il portale di luce rettangolare e frontone a triangolo spezzato con croce nel mezzo, iscrizione con data nel fregio, ( MDCVIII ).
All’interno sull’altare maggiore seicentesco una custodia e tempietto di legno ebano, con intagli ed intarsi in avorio e cupola a padiglione, sormontata da una croce anche d’avorio e sostenuta da colonnette corinzie.

La Chiesa del Rosario

 Un tempo affiancata al Convento dei Domenicani, ora sparito insieme all’ospedale detto dell’Angelo, perché vi venivano curati i pellegrini che si ammalavano nel corso dei lunghi e faticosi pellegrinaggi a Monte S. Angelo sul Gargano. Ad unica navata di stile gotico con parte di sacelli ad arco acuto sui fianchi e volta a crociera ( secoli XI-XV ), ha un portale rettangolare a frontone orizzontale ( 1754 ) ed iscrizione del 1205 incassata nel fregio.

La Chiesa delle Pietà

 Chiesa sorta fuori le mura nel 1798, dedicata ai Morti dove nei pressi dovevano trovare sepoltura.


 La Chiesa dell’Annunziata

 Costruita a croce latina, con abside semicircolare e cupole con portale di stile rinascimentale.

La Chiesa di San Francesco

 Con annesso convento e il bellissimo chiostro, con il suo portico ad archi a tutto centro e pilastri, costruita sui ruderi dell’antico tempio di Augusto, risale al 1427.

La Chiesa di San Pietro

 Forse sorta sui resti di un tempio pagano dedicato ad Ercole. Contiene tre capitelli scolpiti in maniera bizantina; ai piedi dei gradini della porta maggiore una iscrizione; due rocchi di colonne granitiche presso la porta minore; le absidi del campaniletto, il sistema coronale decorativo dei tetti sono i suoi particolari pregi. All’interno una fonte battesimale di notevole pregio, ricavata da una “misura” romana. La chiesa è un suggestivo monumento di semplice architettura. All’ interno si conservava una pregevole tela “Il Martirio di San Pietro” opera di scuola caravaggesca del cosiddetto “Maestro di Bovino”, oggi conservata nel Museo Diocesano.


 La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

 

Costruita nel 1846 con numerose tele dipinte all’interno, tra cui il trapasso di S. Giuseppe; S. Caterina D’Alessandria; l'Immacolata; il Martirio di San Gennaro; San Nicola di Mira; Madonna delle Grazie tra due Santi. Nel coro un quadro di San Rocco.


 CULTURA

 La Biblioteca Diocesana, l'Archivio Capitolare e l'Archivio Diocesano di Bovino, sono ospitati all'ultimo piano del Palazzo Vescovile (Piazza Duomo), in ampi e idonei locali completamente ristrutturati e funzionali.

 Biblioteca Dioicesana

E' stata inaugurata e aperta al pubblico il 18 ottobre 1997, su iniziativa dell'allora Arcivescovo Metropolita di Foggia-Bovino, Mons. Giuseppe Casale. E' costituita dalla fusione dei testi provenienti da due biblioteche di antica e illustre origine: la Biblioteca Guevara, nata, nel Castello di Bovino, nel 1551, per merito di Giovanni Guevara, quinto duca della città e la Biblioteca Vescovile, fondata, verso la metà del secolo XIX, da Mons. Francesco Farace, presso il locale Seminario, e successivamente ampliata dal Vescovo Alessandro Cantoli. Attualmente presenta una consistenza libraria di circa 10.000 volumi e dispone di un cospicuo numero di testi e riviste, tutti opportunamente catalogati e inventariati con schede descrittive di classificazione, che saranno presto oggetto di un'accurata informatizzazione. Di particolare interesse storico, solo per citarne alcuni, si segnalano: un incunabolo del 1481, 71 cinquecentine (cioè testi del '500), tra cui la "Summa Teologica" di Tommaso d'Aquino, del 1580, la "Historia della vita e morte di San Marco Confessore con catalogo dei Vescovi di Bovino", di Domenico Pietropaoli, del 1631, la "Historia del Concilio di Trento" di Pallavicino Sforza, del 1656, il famoso periodico culturale parigino "Le Journal des scavans", a firma di Sieur d'Hedouville, del 1665, il "Libro delle piante e dei territori di don Inigo Guevara , duca di Bovino", del 1726 il testo manoscritto "De'  titoli del Re delle Due Sicilie", con illustrazioni e tavole genealogiche, di Giacomo Guacci, del 1789, la ricca Enciclopedia illustrata, in 25 volumi "Descriptiones des arts et des mestiers " (1761-1767), una "Raccolta delle Leggi e dei Decreti reali per le Province napoletane e del Regno d'Italia", dal 1813 al 1888 e L 'Archivio Storico per le Province napoletane, dal 1876 al 1924, oltre ad opere, che vanno dal XVII al XIX secolo, di carattere letterario, filosofico, giuridico, teologico e morale.

 

Archivio Diocesano

Raccoglie una quantità rilevante di atti e documenti della Curia tra cui Platee, Sinodi, Sante Visite, Bolle, Editti e Decreti Vescovili che offrono un'imperdibile opportunità di conoscenza e di appofondimento su testimonianze, stratificate nel corso dei secoli, della memoria storica della Città e della Diocesi e forniscono uno spaccato significativo sulle condizioni delle chiese locali e della vita religiosa del tempo.

 

Archivio Capitolare

Gli elementi che storicamente identificano e caratterizzano l'Archivio Capitolare sono dati dalla tipicità e dalla peculiarità del materiale conservato, che evidenzia un tesoro documentae di indubbio valore. Di particolare pregio, data la loro specifica e particolare connotazione, sono i Codici miniati manoscritti dei secoli XII, XIII, XIV e XV. Importantissimo il fondo pergamenaceo, costituito da 50 pergamene, ordinate in ordine cronologico, a partire dal sec. XII e fino al sec. XIX. Il patrimonio documentario é costituito altresì da una serie considerevole di fascicoli riguardanti Atti del Capitolo, Cause e Processi, Inventari della Cattedrale, Capitoli Matrimoniali, Proprietà, Strumenti, Atti Notarili e Testamenti. L'Archivio Capitolare e l'Archivio Diocesano sono stati riconosciuti di notevole interesse storico dal Ministero dei Beni Culturali.

 

Museo Diocesano

 

Il Museo Diocesano nasce nel 1999, su iniziativa di Mons. Giuseppe Casale,  per  "promuovere l'amore per l'arte e al tempo stesso impedire la dilapidazione del cospicuo patrimonio culturale dell'antica e illustre Diocesi di Bovino. Chiuso nel 2006, per lavori di ristrutturazione e di adeguamento degli ambienti, il nuovo museo é stato inaugurato e riaperto al pubblico il 23 aprile 2008, da Mons. Francesco Pio Tamburrino, Arcivescovo di Foggia - Bovino.

 

EVENTI

- 19  marzo festività di San Giuseppe Accensione dei falò nei vari quartieri del paese.

 - Prima Domenica e 23 di maggio: Pellegrinaggio e adorazione al Santuario della Madonna di Valleverde.

 - 13 giugno  S. Antonio: Fiera e Festeggiamenti in Onore del Santo

 - 16 luglio  Madonna del Carmine: Festeggiamenti in onore della Madonna con solenne processione.

- dal 1°al 31 agosto Agosto Bovinese: manifestazioni culturali, mostre, spettacoli, sagre; dal 28 al 30 agosto Festa Patronale in Onore della Madonna di Valleverde.

- 27 agosto  Concorso di poesia dialettale.

- 29 agosto  Cavalcata Storica: Festeggiamenti in Onore della Madonna di Valleverde con solenne processione.

30 - Spettacolo di musica leggera.

 

OTTOBRE

 

- Prima decade: Concorso pianistico internazionale "Florestano Rossomandi".

 

- Prima domenica: Madonna del Rosario, festeggiamenti in onore della Madonna con solenne processione.

 

- 7  San Marco: Patrono di Bovino e Compatrono della Arcidiocesi di Foggia-Bovino, festeggiamenti in onore del Santo con solenne processione.

 

- Seconda domenica - San Celestino Martire: Festeggiamenti in onore del Santo con solenne processione, con la presenza della fanfara dei bersaglieri. Fiera, spettacolo di musica leggera. Sagra delle castagne (la vigilia).

 

DICEMBRE

 

- Festa dell'olio - " Riscopriamo gli antichi sapori ": percorso di assaggi, piatti tipici nell'armonia del folklore popolare.