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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°41′0″N 15°17′0″E/ 41.68333°N 15.28333°E

Altitudine:

169m s.l.m.

Superficie:

195,57 km²

Abitanti:

17.387

 

Densità:

82 ab./km²

Frazioni:

Petrulli

Comuni contigui:

Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Lucera, Rotello (CB), San Paolo di Civitate, San Severo, Santa Croce di Magliano (CB), Serracapriola

CAP:

71017

Pref. telefonico:

0882

Nome abitanti:

Torremaggioresi

Santo patrono:

San Sabino

Giorno festivo:

prima domenica di giugno

Torremaggiore è un comune italiano di 17.387 abitanti. Deriva da Turris Maioris è un composto di torre e maggiore, con allusione alle torri del monastero sorto in loco. Secondo altri il nome si riferisce alle quattro torri del castello del paese.


 TERRITORIO

L'abitato sorge su un colle,a 169 metri sul livello del mare. Confina con Casalvecchio di Puglia, Castelnuovo della Daunia, Lucera, Rotello (CB), San Paolo di Civitate, San Severo, Santa Croce di Magliano (CB), Serracapriola. Il suo clima non è molto rigido estati caldine ed umide 29° C inverni freschi 4° C.


 STORIA

La storia della cittadina è legata a quella del borgo medievale di Castel Fiorentino, i cui ruderi si trovano a 10 km dall'abitato presso la strada provinciale San Severo-Castelnuovo della Daunia. Borgo bizantino di frontiera, fu rifondato ad opera del catapano Basilio Boioannes intorno al 1018. In seguito, esso cadde sotto il controllo normanno, poi svevo, quindi angioino, passa alla storia perché accolse l'imperatore Federico II, deceduto nella sua domus il 13 dicembre 1250. Nel 1255 il borgo fu attaccato dalle truppe di papa Alessandro IV, nemico degli Svevi. Intanto agli abitanti di Dragonara, un altro borgo medievale situato ad ovest di Torremaggiore, di cui resta solo un castello adibito a usi agricoli, capitò la stessa sorte, e tutti i suoi abitanti si rifugiarono nei pressi del Castrum normanno-svevo di Torremaggiore, all'ombra dell'abbazia benedettina di san Pietro insieme agli abitanti di Fiorentino. Così, l'abate Leone permise loro di fondare un nuovo borgo, che verrà indicato col termine Codacchio nel sec. XVII. La fusione dei profughi di Fiorentino e Dragonara con gli abitanti del casale abbaziale di Terra Maggiore diede vita all'odierna cittadina di Torremaggiore. Quest'ultima denominazione prende spunto, molto probabilmente, dalla torre normanno-sveva che tutt'ora costituisce il nucleo più antico del Castello Ducale.Per cinque secoli, la cittadina fu feudo della nobile famiglia de Sangro, principi di San Severo e duchi di Torremaggiore. Il 30 luglio 1627 un devastante terremoto distrusse i centri urbani dell'Alto Tavoliere e rase quasi completamente al suolo anche Torremaggiore.


 GONFALONE

MONUMENTI


Castello

torremagiore



Di rilevante interesse storico è il castello dei duchi di Sangro: ampliato a più riprese intorno a un'originaria torre normanna, si è cristallizzato in forma rinascimentale. Formato da sei torri, quattro circolari e due quadrate. La solenne sala del trono è circondata da un ricco fregio ad affresco realizzato nel Seicento. Il piano ammezzato ospita la mostra archeologica dei reperti di Fiorentino. Il castello ducale di Torremaggiore è monumento nazionale.




Monumento ai Caduti

Fu realizzato da Giacomo Negri nel 1923 per commemorare i caduti della prima guerra mondiale. In onore dello scultore, presso il Castello Ducale è stato istituito un piccolo museo nel quale sono esposte alcune tra le sue opere.


Castelfiorentino


Chiamato anche Torre Fiorentina a 10 km a sud di Torremaggiore, Castelfiorentino è il nome odierno di un sito, abbandonato, sul quale si vedono i resti recentemente scavati, almeno in parte, di una piccola città medievale chiamata Florentinum. È citata per la prima volta con Troia, Civitate e Dragonara da Leone Ostiense nei Chronica monasterii Casinensis (II, 51) fra le fondazioni del catapano Basilio Boioannes lungo il confine del principato beneventano, nei primi decenni dell'XI secolo. Sin dal 1058, figura nell'elenco delle sedi vescovili suffraganee della metropolia di Benevento.
La sua storia è discretamente documentata da atti privati, soprattutto della prima metà del XIII secolo. Era allora ben popolata (notizia confermata dagli scavi); ospitava pochi artigiani, due o tre giudici, probabilmente altrettanti notai, ma la sua cattedrale contava circa quindici canonici e in città c'erano almeno altre sei chiese. Ubicata su uno sperone di forma allungata, fu edificata, come le altre città bizantine della Capitanata, su una pianta ortogonale, con una grande via longitudinale e viuzze perpendicolari. Senza dubbio all'estremità dello sperone (verso ovest) si ergeva un castello normanno costruito alcuni decenni più tardi (Fiorentino fu due volte capitale di una piccola contea negli anni 1080-1090, poi negli anni 1180); all'altra estremità, probabilmente sin dalla fine del XII sec. la città era prolungata da un sobborgo, ben visibile sulle fotografie aeree. Il territorio della città, che si estendeva nella zona delle colline subappenniniche, pure di superficie ristretta, ospitava almeno un casale, S. Salvatore, che scomparve durante l'occupazione musulmana di Lucera. Il declino della città ‒ che comunque non fu mai veramente importante ‒ cominciò nella seconda metà del XIII sec.; la sede vescovile scomparve nel secolo successivo e le ultime tracce di insediamento sembrano spegnersi verso l'inizio del Seicento; le rovine della cattedrale erano ancora visibili nell'Ottocento. Durante il ventennio anarchico della minorità di Federico II, Florentinum era governata dal conte di Lesina e Civitate Matteo Gentilis, ma nel 1223 era tornata al demanio. Non si sa quando, nell'ambito del rimaneggiamento del territorio della Capitanata, Federico II decise di farsi edificare una domus solaciorum nella città (o piuttosto a fianco); supponiamo che essa sia stata eretta abbastanza presto, in quanto non riveste la forma dei palazzi federiciani più recenti (v. Palatia). Sembra evidente comunque che la domus abbia occupato il posto (probabilmente una motta di origine normanna ben difesa) sul quale sorgeva il castello normanno, separato dalla città con un muro. Tale sostituzione di un castello difensivo con una domus non specificamente fortificata nella parte centrale della Capitanata, che non sembra documentata in altri posti, corrisponde bene all'idea secondo la quale l'intera regione sarebbe stata protetta dai castelli periferici.
La domus federiciana, completamente interrata, è venuta alla luce quando si è scavata la parte più alta del sito. Si innestava su strutture preesistenti (del castello), ed è stata in seguito rimaneggiata, probabilmente in età angioina, dai signori della città. Si trattava di un edificio maestoso, di pianta quasi rettangolare, lungo 29 m e largo 17 m, con uno spazio utile interno di 275 m2, costituito da due stanze lunghe leggermente spostate l'una rispetto all'altra. I muri, spessi 1,50 m, erano coperti da un rivestimento di belle pietre. Certo la pianta della domus di Castelfiorentino era molto meno sofisticata di quella dei palazzi di Castel del Monte, di Lucera e anche di Gravina.
Quattro aperture strette e protette permettevano l'accesso dall'esterno. All'interno, le pareti erano rivestite di intonaco e il suolo di mattonelle disposte in opus spicatum. La stanza ovest era munita di due camini, i muri della stanza est di banchi di pietra. Tre archi di tufo sostenevano un soffitto o una volta su ogni stanza. L'edificio doveva comprendere un piano superiore, non conservato, ma probabilmente ornato di finestre con colonnine scolpite. Frammenti di capitelli, di colonne e di pilastri, di cornicioni, di archi a ogiva, di vetrate policrome testimoniano la ricchezza della decorazione interna della residenza imperiale.
Federico II, che disponeva di tante domus, in particolare nella Capitanata dove risiedeva più spesso, non avrebbe avuto occasione di visitare quella di Castelfiorentino (non visitò mai neanche Castel del Monte) se la malattia non l'avesse costretto a passare in essa gli ultimi giorni della sua vita.
Nel 1250, nel corso della lotta contro il papa e i comuni settentrionali, gli eserciti dell'imperatore cominciarono a prevalere. Federico restò in Basilicata (luogo di residenza estiva) fino a ottobre. All'inizio di dicembre, mentre era nella sua domus invernale di Foggia, decise di andare a caccia, ma fu colpito dalla febbre e dovette fermarsi a Castelfiorentino, nella domus che avrebbe dunque visitato per la prima volta. La dissenteria della quale soffriva si aggravò e degenerò in enterite infettiva. L'imperatore morì a Castelfiorentino il giorno della festa di s. Lucia, 13 dicembre 1250, alla presenza dell'arcivescovo di Palermo Berardo, del gran giustiziere della Magna Curia Riccardo di Montenero, del figlio Manfredi, allora diciottenne, di Pietro Ruffo, che dirigeva le scuderie imperiali, di Riccardo, conte di Caserta e genero dell'imperatore, e del medico Giovanni da Procida.
A proposito del luogo della morte dell'imperatore, nacque una leggenda che forse aveva un fondamento veridico. Ne parlò per la prima volta, sembra, lo storico Saba Malaspina, che scrisse il suo racconto alla fine del XIII sec. (morì nel 1297 o nel 1298). Secondo questa storia, gli astrologi annunciarono all'imperatore che egli sarebbe dovuto 'appassire' sub flore; Federico, desiderando nientemeno che l'immortalità, avrebbe allora sistematicamente evitato Florentia (Firenze) e Florentinum (Ferentino). Ma cadde in una trappola imprevista e così morì realmente sub flore, a Castelfiorentino appunto. Un poco più complesso è il racconto della Cronaca di fra Francesco Pipino, della prima metà del Trecento. In questo caso l'imperatore avrebbe saputo dagli astrologi che sarebbe dovuto morire ad Portas ferreas, in una città il cui nome derivava da flos. Ammalatosi, fu portato infatti a Castelfiorentino e posto su un letto che confinava con la parete di una torre, nella quale era nascosta una porta con elementi di ferro. Altro racconto, ancora diverso: secondo l'Historia Sicula dell'Anonimo Vaticano (che si chiude nell'anno 1282), l'imperatore, andato a caccia con il falcone, stuprò una donna in una chiesa, sotto l'immagine della Vergine; fu per questo punito con la dissenteria. Portato a Castelfiorentino, Manfredi lo soffocò con un cuscino. Esiste, infine, la versione di Giovanni Villani, della prima metà del Trecento, che combina le due leggende: Federico, che evitava sia Firenze che Faenza, perché il demonio gli aveva predetto che vi sarebbe morto, non poté però evitare Florentinum; lì fu soffocato da Manfredi, che voleva impadronirsi dei suoi tesori e del governo del Regno.
È probabile che la fama circoscritta della cittadina dove morì, nonché il suo nome, abbiano favorito le leggende sorte intorno alla morte improvvisa dell'imperatore. Il suo corpo fu trasportato nella cattedrale di Palermo, le sue viscere a Foggia.


Fiorentino, il recupero di una città medievale

L' insediamento scomparso di Fiorentino sorge al confine tra il territorio di Torremaggiore e quello di Lucera, su uno sperone contraddistinto da una torre e da qualche resto visibile della cinta muraria. La sua origine condivide la storia di altre città vicine: insieme a Troia, Civitate, Dragonara, Tertiveri e Montecorvino, fu una delle "città di frontiera" volute dal catapano Basilio Bojoannes dopo il 1018 per costituire una linea difensiva al confine settentrionale della regione, Fiorentissima nel Medioevo vide succedersi Bizantini, Normanni, Svevi e Angiomi, fu sede vescovile e venne abbandonata lentamente e progressivamente tra XV e XVI secolo. Federico II vi costruì uno dei suoi palazzi residenziali oggi visibile in tutta la sua estensione e conservato in altezza per ben due metri di muratura a grossi blocchi di pietra. Secondo la tradizione, l'imperatore morì a Fiorentino nel 1250, confermando il sinistro presagio della profezia di una morte "sub flore". Dal 1982 al 1996 il sito è stato oggetto di approfondite indagini archeologiche che hanno consentito di riportare in luce i resti della città medievale e di riconoscerne le varie componenti abitative e urbanistiche:

- un'area castrale, posta all'estremità occidentale dello sperone che ospita i resti di un edificio monumentale, identificato con la domus federiciana;

- un'area urbana (della quale emergevano i soli resti di un edificio sacro individuato come la cattedrale) caratterizzata da spaziose abitazioni dotate di focolari e fosse granarie, chiese e sepolture e organizzata in relazione all'asse viario principale, la magna platea che taglia lo sperone da est a ovest.

- i resti di un sistema difensivo, connesso con le mura e i fossati rappresentato da una torre all'estremità orientale;

- la presenza di un doppio anello di mura ed un sobborgo esterno ad esse.

La mostra permanente, che espone alcuni dei reperti più significativi (gioielli, ornamenti, utensili, vasellame policromo e sculture) rinvenuti nel corso delle campagne di scavo, intende, anche mediante il supporto di un accurato apparato didattico, restituire al visitatore uno spaccato della realtà quotidiana dell'importante centro medievale ed illustrare le fasi salienti degli scavi condotti sull' insediamento nell'ottica della sua valorizzazione e conservazione.



LUOGHI DI CULTO


Santuario di Maria SS. della Fontana

Il santuario trae origine da un'antica cappella rurale con annessa fontana pubblica, edificate intorno al X secolo dai benedettini di San Pietro. Originariamente dedicata alla Madonna dell'Arco, fu ristrutturata nel XVI secolo dal duca Giovan Francesco de Sangro e successivamente, a spese dei fedeli, nel 1830 e 1894. Durante i lavori di ampliamento eseguiti tra il 1916 e il 1920 assunse l'aspetto attuale, neo-romanico, a firma dell'architetto Ettore Lanzinger. Subì imponenti lavori di restauro negli anni 1973-1976, che modificarono profondamente l'interno. Vi si venera un affresco, probabilmente cinquecentesco, raffigurante la Madonna coi santi Francesco d'Assisi e Antonio di Padova, nonché il simulacro della Vergine, del 1897. All'espressivo incremento cultuale, verificatosi a fine Ottocento, corrispose non solo un considerevole afflusso di donativi, in particolare d’oro e d’argento, verso l'altare della Vergine, ma la costituzione di un patrimonio di tavolette votive di notevole interesse per tipologia e per peculiarità, tipico dei grandi santuari dell’Italia meridionale. Conserva, difatti, alcune tavolette uniche in Puglia relative ai processi e al brigantaggio. Questi sono dettagli qualificanti di un fenomeno socio-religioso, che legò profondamente il popolo di Torremaggiore alla sacra Immagine tanto da elevarne il culto pubblicamente al di sopra di ogni altro professato dentro e fuori le mura della città. Le successive tappe di crescita della venerazione non fanno altro che testimoniare e suggellare la predilezione popolare verso il culto della Beata Vergine della Fontana: l’erezione della chiesa a parrocchia nel 1944, a santuario diocesano nel 1960, l’Incoronazione della Madonna e del Bambino nel 1983. Sulla piazza prospiciente il santuario, si erge il monumento alla Madonna della Fontana inaugurato il 16 aprile 1990 dal cardinale Jozef Tomko. Al suo posto sorgeva la Fontana monumentale, costruita dai benedettini per sopperire alle necessità idriche del monastero di San Pietro e del casale Terrae Maioris. La fontana raccoglieva le acque sorgive provenienti dal piano comunale che, grazie ad un acquedotto sotterraneo dotato di spiracoli, trovavano sbocco proprio dinanzi a santa Maria dell'Arco, quasi a voler affidare l'elemento idrico alla protezione della Vergine. È questo il periodo in cui l'antica cappella fu intitolata a santa Maria della Fontana. Ristrutturata dal feudatario Giovan Francesco de Sangro nel 1582, divenne proprietà comunale nel 1808. La fontana aveva due vasche: la prima, coperta da una volta a crociera alta m. 4,50, lunga 5 e larga 2,50; la seconda, contigua e scoperta, lunga m. 10,50 e larga 2,20. A causa di profonde lesioni della volta e degli alti costi di manutenzione, il Comune fece demolire la fontana nel 1906. Questo provocò infiltrazioni di acqua sia nei sotterranei delle abitazioni circostanti sia nelle fondazioni della chiesa stessa, che ne resero pericolante la struttura, successivamente consolidata. Da ricordare e la festa che si svolge in onore della Vergine Santa verso la seconda settimana di aprile. Una festa a cui prendono parte le autorita civili e religiose e l'intera cittadinanza. E inoltre richiamo turistico rilevante, anche grazie alle batterie pirotecniche che accompagnano e sono votate alla Madonna.


Chiesa Matrice Di San Nicola

Costruita nel XIII secolo dai profughi di Fiorentino e Dragonara che fondarono il Codacchio. Le fu annessa la cura delle anime fin dalla sua origine. Distrutta dal terremoto del 1627, fu ricostruita e riaperta al culto nel 1631. L'armonioso interno, a tre navate, conserva un pregevole coro ligneo, un dossale intagliato del XVII secolo aurifregiato con al centro il simulacro di san Nicola, cappelle laterali, tele di varie epoche e lapidi funerarie. Il campanile è di stile romanico-pugliese.


Chiesa Di Santa Maria Della Strada

E' la seconda parrocchia storica. Fondata dalla popolazione greco-albanese, residente a Torremaggiore nel Cinquecento,è stata eretta a parrocchia nel 1593. L'interno, a navata unica, ha due cappelloni laterali, quello della Riconciliazione e quello del Sacramento. Nel tempio si venera il simulacro di San Sabino di Canosa, patrono principale della città, e si conserva una fonte battesimale in pietra del 1604.


Chiesa Di Sant'Anna o Del Rosario

Eretta nel 1701 dal duca Paolo de Sangro quale sepolcreto di famiglia. Donata da Raimondo di Sangro alla confraternita del Rosario nel 1756, fu danneggiata da un incendio nel 1926 e restaurata dall'artista concittadino Vittorio Rotelli. Gli ultimi restauri risalgono al 1998. L'unica navata, conclusa da uno scenografico presbiterio sopraelevato, custodisce i simulacri della Vergine del Rosario e del Cristo morto, quest'ultimo recato in processione il Venerdì Santo. Dietro all'altare è conservato il Cristo distrutto nell'incendio, ancora intatto, ma carbonizzato. Da segnalare la cripta sepolcrale.


Chiesa Della Madonna Addolorata o Del Carmine

Costruita nel 1730 su un locale donato dal principe Raimondo di Sangro. Era affidata ai carmelitani, che alloggiavano nel convento adiacente, qui trasferitisi dalla località Carmine Vecchio. Nel 1836 la chiesa fu ceduta alla Confraternita della Morte. La facciata, barocca, è adornata da quattro statue allegoriche, rappresentanti le tre virtù teologali e una cardinale. L'unica navata custodisce il simulacro della Madonna Addolorata, patrona della città, e un affresco del XVI secolo raffigurante la Madonna dell'Iconicella dipinto dagli albanesi in località Pagliara Vecchia, oltre ai dipinti del pittore locale Aurelio Saragnese.


Chiesa Della Madonna Di Loreto

Edificata nel XVI secolo da immigrati albanesi. Distrutta dal sisma del 1627, fu ricostruita nel 1711 a spese della famiglia Manuppelli; il campanile è del 1939. All'interno si venera un'icona bizantina della Vergine, opera del pittore Passeri, realizzata a Civitate su commissione della famiglia Tosches nel 1571. Il paliotto dell'altare maggiore è un bassorilievo tardoromanico raffigurante l'Annunciazione, forse proveniente dalla stessa Civitate. Questa chiesa fu visitata da san Giuseppe Moscati.


Chiesa Di Santa Maria Degli Angeli

Annessa all'ex convento dei cappuccini. Edificata nel 1628, all'interno conserva una grande tela raffigurante la Madonna col Bambino tra angeli e santi, opera del 1636.


Chiesa Delle Sante Croci o Di San Matteo

Costruita nel XVIII secolo. Riedificata tra il 1832 e il 1838, era preceduta da una teoria di 14 cappellette con croci, realizzate dal 1833 su invito di sant'Alfonso Maria de' Liguori, che visitò Torremaggiore durante una missione evangelizzatrice. Le cappellette furono successivamente abbattute. Nel 1943 la chiesa fu affidata ai frati minori, che costruirono il vicino convento del Sacro Cuore.


Chiesa Di Gesù Divino Lavoratore

Fondata in località Torrevecchia (in vernacolo "a rupe Torrevecchij") ed eretta canonicamente nel 1977, è situata in prossimità del luogo dove sorgeva l'antica abbazia di San Pietro, come ricorda una lapide apposta sul campanile nel 1998. La facciata marmorea della chiesa, aperta al culto il 7 giugno 1980, è stata realizzata nel 1985; notevole è il mosaico di Filippo Pirro (raffigurante Gesù) che decora la lunetta del portale. L'interno è decorato da diciotto pannelli policromi raffiguranti l'Ultima cena, i quattro evangelisti e l'agnello pasquale e notevolmente ingentilito e abbellito da un'imponente copertura lignea ad ampie volute a sigma inclinati.


Chiesa dello Spirito Santo

Consacrata il 7 giugno 2003; l'ampia aula liturgica ospita opere dell'artista Ernesto Lamagna. È sorta su territorio e con popolazione della parrocchia di San Nicola, da cui si distaccò per via dell'espansione urbanistica sulla direttrice viaria per San Paolo di Civitate. Nel XX secolo sono state demolite la chiesa di San Sabino, dedicata al patrono della città, che sorgeva presso l'attuale Casa della Divina Provvidenza, la chiesa di Santa Sofia sita nel III vico Codacchio di cui rimane un occhiello in muratura su una parete, per il quale passava la corda per la campana, la chiesa di Sant'Antonio abate, sita nella via omonima, della quale resta solo l'arco del portale). Quest'ultimo edificio fu eretto nel XVI secolo e possedeva un altare e una statua del santo, opere rinascimentali in legno indorato; vi officiava la confraternita omonima.


EVENTI


- Festa di Maria Santissima della Fontana: si tiene il Martedì in Albis e rappresenta per Torremaggiore occasione di richiamo per i turisti locali. I festeggiamenti esterni, prolungati di recente per diversi giorni dopo la Pasqua con due processioni pubbliche, hanno assunto proporzioni molto rilevanti, tali da essere trapiantati anche a Torino (ultima domenica di maggio).
- Festa patronale di san Sabino: si tiene la prima domenica di giugno. Le è abbinato una grande fiera dal 1834.
- Corteo Storico di Fiorentino e Federico II: si tiene la domenica dopo Ferragosto. Rievoca gli eventi della fondazione di Torremaggiore ad opera dei profughi provenienti da Fiorentino nella seconda metà del sec. XIII.
- "Gezzinvilla": si tiene alla fine di Luglio .