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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°52′0″N 15°21′0″E/ 41.86667°N 15.35°E

Altitudine:

5m s.l.m.

Superficie:

159,74 km²

Abitanti:

6.395

 

Densità:

39,61 ab./km²

Frazioni:

Marina di Lesina, Ripalta

Comuni contigui:

Apricena, Poggio Imperiale, San Paolo di Civitate, San Nicandro Garganico, Serracapriola

CAP:

71010

Pref. telefonico:

0882

Nome abitanti:

Lesinesi

Santo patrono:

San Primiano Martire - San Firmiano Martire - San Rocco (compatrono) - Maria Santissima Annunziata

Giorno festivo:

15 maggio

Lesina è un comune italiano di 6.395 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Fa parte del Parco Nazionale del Gargano. Esistono diverse ipotesi in merito alla provenienza del nome, potrebbe derivare da un prelatino les- (baratro), dal germanico alisna, ossia lima o dallo slavo lesi, ossia boscoso.


TERRITORIO

Località balneare segnalata con tre vele nella Guida Blu di Legambiente.Parco Nazionale del Gargano Confina con Apricena, Poggio Imperiale, San Nicandro Garganico, San Paolo di Civitate, Serracapriola. Il suo clima è abbastanza mite, poiché ha estati non troppo calde che arrivano a 22°C ed inverni piovosi ed umidi, vista la vicinanza del lago, che raggiungono i 4°C.


STORIA

Fondamentale per lo sviluppo della città è il Lago di Lesina é nota ai romani come Alexina fu spesso funestata da terremoti e inondazioni marine, e la sua popolazione decimata dalla malaria. La sua origine è molto antica, come dimostrano le tombe preromane e le iscrizioni romane rinvenute nell’area della città.Essa gravitava nell’orbita di Teanum Apulum di cui costituiva un importante emporio commerciale, e successivamente la sua importanza doveva essere certamente notevole, se si pensa che il Vescovo di Lucera, nel 663 d.C., decise di trasferirvi il vescovado a seguito della distruzione della città per mano di Costante II. Inoltre la pescosità del lago richiamò molta altra gente dai dintorni e anche da posti molto lontani, come dall'isola di Lesina in Dalmazia. Lesina era recintata da un antico muro di protezione sia dal mare che contro le passate scorrerie dei Saracenie dei pirati slavi. Nel Cronicon Volturnense di Leone Ostiense, si legge che Grimoaldo, Principe di Beneventonel cui dominio era anche Lesina, donò nel 788a Teodomare, Abate di Montecassino, la peschiera del lago di Lesina. Già in quei tempi i pesci della laguna erano rinomati, specialmente aNapoli, dove nel periodo di Natale carri trainati da cavalli carichi giungevano in due giorni.Nel1010, il Conte Gualtieri, Normanno, possessore di Lesina, fece restituire ai monaci di Montecassino le peschiere, il mulino sul Lauro, la chiesa di San Pietro ed altri possedimenti di San Benedetto. Nel 1269, sotto la dinastia Angioina, per donazione diCarlo I e Carlo IId'Angiò, suo figlio primogenito, fu devoluto l'intero contado di Lesina alla Regia Curia e durò così sotto il Regno dei Durazzo fino a che Margherita, vedova di Carlo III, ricevette in dono la laguna dal figlio Ladislao Jagellone che allora era Re di Napoli. Con rogito del 6 novembre 1411, la Regina Margherita la donava, a sua volta, all'Orfanotrofio della Casa Santa dell'Annunziata "Ave Gratia Plena" di Napoli. Quest'ultimo fallì nel 1717 a causa dei continui prelievi fatti da Re Filippo IVdurante le guerre e per le truffe subite dai suoi agenti.A metà settecento non siamo più in presenza della Lesina rigogliosa dei Conti normanni, la Lesina di Federico IIo nella Lesina-Ripalta federiciana. La laguna con tutte le sue pertinenze veniva acquistata, nel 1751, "Sub Hasta" S.R. Consilii, da uno dei creditori del Banco, precisamente da Placido Imperiale, Marchese di Sant'Angelo Imperiale, il quale esercitò, a differenza di altri baroni, duramente i suoi diritti nei confronti dei lesinesi.Lesina si avvicinava alla Prima Guerra Mondiale con ancora nitido il ricordo di quello che accadde nel maggio del 1911.In quel periodo molti lesinesi erano impiegati in un cantiere di lavori pubblici, quando a causa di dissapori tra un capo cantiere ed un operaio, i lavori furono sospesi.All’improvviso lo spettro della fame si materializzò dinanzi ad intere famiglie, spettro che assumeva ancora più le sembianze di un sopruso se si pensa all'esistenza di un lago in grado di sfamare tutta la popolazione a pochi passi.La mattina del 30 maggio 1911, sulle sponde del lago una folla di donne e bambini attendeva l’arrivo dei pescatori che, nonostante il divieto, si erano recati a pescare.Immancabilmente quella folla si tramutò in un corteo che con in testa la Bandiera Italiana, si avviò verso il Comune con l’intenzione di rivendicare l’uso, se non la proprietà, del lago da parte dei lesinesi tutti. Davanti al Comune incominciò un lancio di pietrisco al quale, purtroppo, i militari risposero con il fuoco: fu così che i nomi di Giuseppe Calà e Domenico Nista si aggiunsero alla lista dei lesinesi morti per rivendicare e salvare, con morale ed esemplare dignità, un patrimonio che oggi, a pieno titolo, è di tutti.


 CASTELLO DI RIPALTA


Grande rilevanza assume anche il castello di Ripalta con la sua antica chiesa. Questo centro, oggi esclusivamente agricolo, risale all'alto medioevo, e nella vicina località dell'"Ansa della Rivolta", anticamente conosciuta come "Rivolta della Galera", in epoca romana probabilmente c'era lo scalo fluviale di Civitate (la città edificata durante la dominazione bizantina sui resti di Teanum Apulum). La chiesa di Santa Maria di Ripalta è di origine cistercense e come in tutti gli insediamenti di tal natura anche in essa si prestò particolare attenzione alla cura del terreno, all'idraulica e soprattutto all'allevamento del bestiame, in particolare buoi e bufali che nel 1309, furono mandati in gran numero a Lucera per essere impiegati durante i lavori di costruzione della cattedrale.

Un disastroso terremoto del 1627 fece crollare una parte di essa, che fu ricostruita per mano dei Celestini agli inizi del XVIII secolo. Nel 1806, quando l'Ordine dei Celestini fu soppresso, Gioacchino Murat donò Ripalta al suo ministro di polizia, che a sua volta la passò in dote alle sue figlie. Attuali proprietari di questo monumento sono gli eredi della famiglia Galante di Napoli.

 

GONFALONE

 

Lo stemma è una derivazione dello stemma della real casa dell' Annunziata di Napoli con l'aggiunta di due pesci e delle spighe di frumento; la parte superiore di color porpora con croce in argento, la parte inferiore di color oro con su scritto A.G.P. (Ave Gratia Plena) su due pesci e delle spighe di frumento verso i lati.


 

MONUMENTI

Oggi Lesina conserva il suo antico fascino: il borgo vecchio con la sua imponente Cattedrale ed il palazzo Vescovile risalente al 1200, ricordano i tempi lontani in cui la cittadina viveva solo grazie alla pesca.

L'isolotto di San Clemente

 

 

Su questo angolo di Lesina che affiora dalle acque credenze e storia si intrecciano.Di certo si sa che esso ospitava una primitiva chiesa dedicata al Santo Martire costruita sui resti di un'antica costruzione pagana. A causa delle invasioni dei Saraceni, questo luogo di culto fu distrutto. Nel 1165, grazie all'azione intrapresa da Leonante, Abate di San Clemente da Casauria, proprietario dell'isolotto di San Clemente e soprattutto grazie al fatto che Lesina era situata sul tragitto che i pellegrini dovevano fare per raggiungere il Monastero di San Michele sul Gargano, la chiesa fu ricostruita.Questa volta si trattava di un vero e proprio convento con celle per i monaci che stabilmente risiedevano sul posto: purtroppo, però, i numerosi fenomeni sismici, hanno fatto si che anche il convento di San Clemente oggi non sia rilevabile se non dalle fondamenta ancora visibili nel lago.

 




L'ex Palazzo Vescovile

Nel 648 d.C. l'Imperatore bizantino Costante II emise il Typos, un'ordinanza che imponeva il suo punto di vista sulla volontà di Cristo.Durante il Concilio Laterano del 649 d.C., il Papa Martino I condannò apertamente tale ordinanza.Il pontefice fu arrestato, tradotto a Costantinopoli e poi esiliato in Crimea dove morì. Cominciò così, da parte dell'Imperatore, la persecuzione contro coloro che non accettarono la sua volontà.Fra questi anche il Vescovo di Lucera, il quale scappò verso Lesina, insieme a buona parte dei suoi concittadini, a causa della devastazione della propria città da parte di Costante II, nel 663 d.c.Viene citato, infatti, un Vescovo di Lesina durante il Concilio Laterano del 648 d.C.Infatti, secondo alcuni storici, la sede vescovile a Lesina fu istituita nel 1254 da Papa Innocenzo IV, e che l'ultimo suo presule fu Orazio Greco, il quale partecipò al Concilio di Trento sotto il pontificato di Pio IV. Sempre secondo gli storici, il vescovado di Lesina, durò in tutto due secoli, ossia dal 1254 al 1459, anno in cui la sede vescovile fu unificata all'Arcivescovado di Benevento ad opera di Pio II.


LUOGHI DI CULTO

 

La Chiesa di San Primiano


Nel secolo III d.c. nella città di Larino, capitale della Frentania, vissero i fratelli Primiano, Firmiano e Casto. Sotto Diocleziano furono, perché Cristiani, condannati ad essere divorati dalle belve feroci nell’Arena dell’anfiteatro, ma le fiere si rifiutarono e vennero trasportati dinanzi al tempio di Marte dove colsero, come si dice, la palma del martirio.La tradizione popolare narra che Primiano subì il martirio il 15 di maggio, Firmiano e Casto il giorno seguente dell’anno 303 d.c. .Devastata la grande città di Larino per mano dei saraceni nell’anno 842, i lesinesi, approfittando dell’assenza dei larinesi, dispersi nelle campagne, sottrassero i corpi di Primiano e Firmiano, non trovando quello di Casto.Da quel periodo, con la forzata traslazione a Lesina dei Santi Corpi, nacque nel cuore dei lesinesi la devozione per San Primiano. Egli fu proclamato Patrono di Lesina, anche se nel secolo XVI il suo corpo fu ulteriormente traslato a Napoli, nella chiesa della SS. Annunziata.La festa-ricorrenza patronale, celebrata il 14-15 e 16 di maggio fa rivivere ai lesinesi l’antica venerazione per questo grande esempio di pietà cristiana tanto che, per una bolla di Re Ferdinando d’Aragona, ogni anno si tiene sul lago una sacra regata per una richiesta benedizione attesa dal Santo Simulacro.Questa costruzione deve essere intesa come l’antica chiesa della Confraternita del Santo Rosario.Il Gallarano, nel 1730, descrive la chiesa di San Primiano come una "non piccola chiesa che teneva la facciata verso oriente in uno spiazzato che principalmente si prendeva dalla larga via che proveniva dalla parte maggiore della città". Tale chiesa era arcipretale, di struttura d’atrio con torre campanaria, navata, testa, cappella, sagrestia, e più stanze superiori di abitazioni dell’arciprete. Essa deteneva anche lo «…speciosissimo e benedetto titolo di "A.G.P." (Ave Gratia Plena)». Un tempo era corredata da un bel complesso interno ligneo che faceva risalire alle semplici campane che sovrastano la piazzetta ancora oggi ben custodita.Essa consta di un pronao (colonnato esterno), snello con colonne ed archi romanici. Il tetto e la volta, crollati nel 1922, videro concludersi la loro ricostruzione nei primi anni '50.L'interno è ad unica navata con due cappelle laterali, sormontate da dipinti raffiguranti la Santa Croce e l'Eucarestia, la balaustra centrale che separa la navata dalla zona arale-liturgica con fonte battesimale è sormontata da un dipinto raffigurante l'Assunzione di Maria al Cielo. Il tutto caratterizzato da una serie di affreschi, che come i dipinti delle cappelle laterali e della balaustra centrale, sono opera del Maestro Bocchetti Gaetano di Piedimonte D'Alife nel napoletano.Gli affreschi, in sostanza, rappresentano la vita di Gesù. Vanno dalla Natività alla Fuga in Egitto su un lato, all'Incontro di Gesù coi Dottori della Legge e Gesù con Maria e San Giuseppe Falegname sull'altro lato. Il ciclo viene concluso con l'Ultima Cena, posizionata esattamente sopra l'ingresso della Cattedrale.Anche San Primiano e San Rocco, compatrono di Lesina, trovano posto nelle rappresentazioni artistiche della Cattedrale, esattamente a sinistra ed a destra dell'arco che separa l'abside dalla navata.

 

CULTURA

Il museo naturalistico del Lago di Lesina, con un acquario composto da 14 vasche in cui è possibile vedere numerose specie ittiche del Lago di Lesinae una mostra sugli antichi attrezzi per la pesca e arredi tradizionali locali. Nella Sala museo Raffaele Centonza, sono esposti reperti sepolti da sedimenti limosi del fondale lagunare, che appartengono a sette tombe a fossa, scavate nella roccia calcarea, contenenti corredi funerari databili tra l'VIII ed il IV secolo a.C.