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Stato:

Italia

Regione:

Puglia

Provincia:

Foggia

Coordinate:

41°35′0″N 14°58′0″E / 41.58333°N 14.96667°E

Altitudine:

686 m s.l.m.

Superficie:

28,41 km²

Abitanti:

1.139

Densità:

50,7 ab./km²

Comuni contigui:

Celenza Valfortore, San Bartolomeo in Galdo (BN), Tufara (CB), Volturara Appula

CAP:

71030

Pref. telefonico:

0881

Nome abitanti:

Sammarchesi

Santo patrono:

San Liberato martire

Giorno festivo:

19 agosto

San Marco la Catola è un comune italiano di 1.139 abitanti della provincia di Foggia in Puglia. Il nome attesta la venerazione per San Marco. La specifica si riferisce al nome del torrente limitrofo.

TERRITORIO

Il paese è situato sul subappennino dauno a 686 m s.l.m., al confine tra le province di Foggia (da cui dista 56 km), Campobasso (a 30 km) e Benevento (48 km). Il torrente Catola da il nome al paese.Fa parte della Comunità Montana Monti Dauni Settentrionali. Confina con Celenza Valfortore, San Bartolomeo in Galdo (BN), Tufara (CB), Volturara Appula. Il suo clima molto rigido freddo d’inverno dove si verificano spesso le nevicate -3°C  ed estati fresche 17°C.

STORIA

Secondo la tradizione, San Marco la Catola fu fondato da alcuni reduci della Sesta Crociata, fatti prigionieri in Terrasanta e liberati da Federico II nel 1228 con la presa di Gerusalemme. Costoro seguirono l'imperatore in Puglia e si stabilirono sulla collina dove sorge il San Marco. Stando ai documenti ufficiali, nel 1369 la regina Giovanna I di Napoli revocò l'esenzione dai tributi di cui gli abitanti di San Marco avevano sino ad allora usufruito. Nel 1441Alfonso I d'Aragona affidò il paese a Leone di Sant'Agapito, proveniente da una nobile famiglia di Lucera. Nel 1505, col matrimonio tra Midea di Sant'Agapito e Carlo Gaetano, il feudo passò alla famiglia Gaetani d'Aragona. Nel 1637 Francesco Gaetani d'Aragona fu nominato primo duca di San Marco. Quando Violante Gaetani, ultima discendente della famiglia, che aveva ereditato il feudo, andò in sposa a Pompeo Pignatelli, portò in dote il feudo di San Marco. I Pignatelli mantennero il feudo sino all'eversione della feudalità (1806). Nel 1821 Giovanni Pignatelli cedette la proprietà del castello per 1000 ducati e vendette anche i terreni di sua proprietà in agro di San Marco. A partire dal il 1860 e il 1863 il territorio circostante San Marco fu interessato dal fenomeno del brigantaggio, tanto da indurre l'incaricato del governo, Tenente Colonnello Fantoni ad emanare a gennaio 1862 un decreto di interdizione dei boschi di San Marco e dei comuni limitrofi ai cittadini, che vennero impossibilitati a lavorarvi o attraversarlo. Il 22 ottobre1863 in uno scontro a fuoco con la guardia mobile fu ferito e catturato il bandito Titta Varanelli, che venne poi fucilato in piazza e lasciato per due giorni ad ammonimento della popolazione. Non si hanno notizie certe sulla nascita del paese. San Marco la Catola potrebbe essere stato fondato da alcuni reduci della VI crociata (1228-1229) fatti prigionieri in Terra Santa e successivamente liberati da Federico II nell’anno 1228. Costoro, dopo la presa di Gerusalemme, avrebbero seguito Federico II in Puglia e si sarebbero stabiliti sulla collina dove sorge il paese. Essi avrebbero portato da Gerusalemme un bassorilievo della Madonna, quello che attualmente si venera col nome di Santa Maria di Giosasfat nella chiesa-santuario annessa al Convento dei Frati Minori Cappuccini. San Marco la Catola, però, potrebbe anche essere sorto dopo la distruzione della città di Montecorvino, avvenuta nel 1137 per mano dei Normanni di Ruggero II: i fuggiaschi si sarebbero fermati sul colle dove sorge oggi il paese e ne avrebbero costruito il primo nucleo. Si pensa che il paese rimase libero fino all’avvento degli Angioini, per poi passare agli Aragonesi. Nello Statutum de reparatione castrorum (inventario degli edifici fortificati del regno trascritto in età primangioina tenendo conto dei risultati di un'inchiesta ordinata, o aggiornata, tra il 1241 ed il 1246) San Marco la Catola è indicato come castrum, ossia come costruzione avente funzione prevalentemente militare. Il nome San Marco la Catola deriva da San Marco Evangelista, al quale era stata dedicata in paese una chiesa, e dal torrente Catola. Il nome Catola fu aggiunto dopo il 1578 per distinguere il paese da un altro San Marco: San Marco in Lamis. Stando ai documenti ufficiali, nel 1441 San Marco fu affidato da Re Alfonso I d’Aragona a Leone di Sant'Agapito, nobile famiglia di Lucera. Successivamente, nel 1505, il feudo passò alla famiglia Gaetani in seguito al matrimonio tra Midea di Sant'Agapito e Carlo Gaetano, della famiglia dei Gaetani d’Aragona. Nell’anno 1637 il feudo di San Marco fu elevato a ducato e Francesco Gaetani d’Aragona venne nominato primo Duca di San Marco. Il ducato venne poi ereditato da Violante, ultima discendente dei Gaetani, che sposò Pompeo Pignatelli, portando in dote il feudo di San Marco. Tra la fine del 1656 e l'inizio del 1657 a causa della peste morirono circa ottocento sammarchesi. Il marchese Pignatelli per ripopolare il paese concesse asilo e immunità a molti forestieri. Nel gennaio del 1799, quando fu proclamata la Repubblica Partenopea, i sammarchesi piantarono in mezzo al piano del castello, l'attuale Largo Amedeo, un Palo chiamato Albero della Repubblica, simbolo di libertà e di diritti. Dopo sei mesi, finita la Repubblica Partenopea, il Palo fu tolto. I Pignatelli mantennero il feudo sino al 1821, anno in cui Giovanni Pignatelli rinunciò al ducato vendendo i terreni alla famiglia Veredice di San Marco e l'antico palazzo ducale a Nicolangelo Cipriani, anch’egli di San Marco, per la somma di 1000 ducati.

GONFALONE

MONUMENTI

Castello

Fondato nell'era federiciana, fu probabilmente ampliato in più fasi. Oggi in rovina, si presenta come un palazzo fortificato circondato da mura munite di bastioni e contrafforti. Sono presenti due torri che dominano la campagna circostante e una cappella dedicata a San Marco.


Palazzo Ducale

Sito nella parte alta del paese, risale al XIV secolo. Fino al 1821 fu di proprietà della famiglia Pignatelli. Nel 1821 Giovanni Pignatelli rinunciò al ducato vendendo i terreni alla famiglia Veredice di San Marco e l'antico palazzo ducale a Nicolangelo Cipriani, anch’egli di San Marco, per la somma di 1000 ducati. In seguito il palazzo fu acquistato dal geometra Francesco Ferrara, attuale proprietario, cui si devono numerosi interventi di consolidamento e restauro che hanno permesso alla struttura di conservarsi fino ad oggi. Il palazzo viene anche chiamato castello.

 

LUOGHI DI CULTO


Santuario della Madonna di Josafat

Annesso al convento dei Cappuccini. Sorge su un'altura poco distante dal centro abitato e fu edificato intorno al 1530-1535 sulle rovine di una preesistente abbazia. Custodisce un bassorilievo ligneo tardo-bizantino raffigurante la Madonna, venerato col titolo di Santa Maria di Josafat, che secondo la tradizione fu portato a San Marco dai fondatori di ritorno dalla Terrasanta. Nel convento, risalente al 1585, soggiornò padre Pio da Pietrelcina dal 1905 al 1906 e poi nel 1918.

 

 

 

Chiesa Madre

Iniziati nel 1605, i lavori di costruzione della chiesa terminarono nel 1611; una lapide commemorativa ne riporta le date: "Istius op. templi excelsa a. D.ni 1605 incepta, a. pfectu fuit 1611". La Chiesa fu consacrata alla Santissima Madre e Vergine Maria e a San Nicola di Mira  il 9 luglio 1713 dal Cardinale Vincenzo Maria Orsini (nato Pietro Francesco, Gravina di Puglia, 2 febbraio 1649 - Roma, 21 febbraio 1730), papa nel 1724 con il nome di Benedetto XIII. Una lapide ne ricorda l'evento. L'altare maggiore fu costruito nel 1796 ed è di artista casertano; la balaustra dinanzi all'altare maggiore è del 1788. Per consuetudine i morti si seppellivano nei sepolcreti delle chiese, la Chiesa Madre ne ha sette: uno per i sacerdoti, un altro per la famiglia baronale, gli altri cinque per i signori, gli artigiani, i contadini, le vergini e ì bambini. Nel 1890 fu abbattuto l'antico campanile con la cupola rotonda di mattonelle di ceramica colorata, perché pericolante; nel 1910 venne costruito il nuovo, quello che vediamo oggi.


NATURA

Oasi di San Cristoforo

Area boschiva attrezzata risalente al 1959, facilmente raggiungibile percorrendo la Strada Provinciale n. 2, il bosco è composto da varie specie arboree di alto fusto e dotato di aree pic-nic, di fontane e di sentieri che favoriscono piacevoli momenti di sosta e di passeggio in un ambiente incontaminato e suggestivo abitato da volpi, lepri, tassi, ricci, falchi, merli, passeri solitari, gazze ladre, ghiandaie, cinghiali, ecc. La presenza di prati e ruscelli fa di esso un luogo ideale per trascorrervi le tiepide giornate primaverili e autunnali e le calde giornate estive,  rende ancora più piacevole la lettura di un libro, il gioco dei bambini, il riposino pomeridiano, una partita a carte o a scacchi con gli amici. Nel mese di giugno migliaia di lucciole illuminano le sue notti. All'interno del bosco è possibile fruire dei servizi di un ristorante-pizzeria. Vi sono pure un albergo-rifugio, al momento chiuso, ed un chioschetto attrezzato per la vendita di panini, gelati e bevande varie, in corso di ristrutturazione.



Diga di Occhito

Il Lago di Occhito è un invaso artificiale in terra battuta realizzato sul fiume Fortore negli anni Sessanta per raccogliere e conservare l'acqua da inviare verso il Tavoliere di Puglia. È una zona umida caratterizzata dalla presenza di avifauna stanziale e di passo. Bella è la veduta panoramica del lago da San Marco la Catola.

 

Torrente La Catola

È un torrente che affluisce nel fiume Fortore prima dell'invaso artificiale di Occhito, nei pressi del Ponte Tredici archi, in territorio di Celenza Valfortore. Dà al paese il secondo elemento del toponimo. Negli ultimi anni copiosa è l'acqua che vi scorre. Piacevole è la sosta sulle sue sponde: le sue acque sono abitate trote, carpe, rane, ecc. È facilmente visibile percorrendo la Strada Statale n. 17.


Ponte Tredici archi

Il ponte, costruito dall'ing. Tommaso de Rosa durante il regno di Ferdinando II di Borbone, fu aperto al pubblico transito nel 1859. È così chiamato dal numero di archi che lo compongono. Costruito in pietre vive lavorate e mattoni, poggia su 14 pilastri, è lungo circa 225 metri, largo circa 7,50 ed alto circa 10,50. La notte del 5 ottobre 1943 i tedeschi, inseguiti da soldati anglo-americani, fecero saltare quattro arcate centrali che vennero ricostruite nel 1944. Nel 1953 i grossi parapetti in muratura furono sostituiti da grossi pali di ferro poi tolti per collocarvi dei guard-rail.



EVENTI

- Festa patronale di san Liberato martire  il 19 agosto. In tale occasione, il 20 agosto si tiene il Gioco delle Jaletta, durante il quale i cavalieri rappresentanti i rispettivi rioni (sono sette: U Giardin, Port' abbasc, Vall Saccone, Port' ammont, Via Nov d sott, Sant Lorenz, Stanca Cavall) si sfidano in una prova di destrezza, consistente nell'infilare la tradizionale "verga", cioè un bastone appuntito, nella fessura posta sotto la tinozza piena d'acqua chiamata per l'appunto jaletta.

- Fiera di San Francesco il 4 ottobre.