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Coordinate:
41°22'0N 15°18'0E /            gonfalonetroia
41.36667°N 15.3°E

Altitudine: 439 m s.l.m.
Superficie: 167,21 km²
Abitanti: 7.414
Densità: 44,4 ab./km²
Frazioni: Borgo Giardinetto
Comuni contigui: Biccari, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Foggia, Lucera, Orsara di Puglia
CAP: 71029
Pref. telefonico: 0881
Nome abitanti: Troiani


Troia
è un comune italiano di 7.414 abitanti della provincia di Foggia. È situata sulle pendici del Subappennino Dauno, a ridosso del Tavoliere delle Puglie. La città è sede di distretto scolastico e di distretto sanitario. Il suo toponimo deriva probabilmente dal greco Troas, ossia la triade o triodia "i trivi".

TERRITORIO
Il comune fa parte della Comunità Montana Monti Dauni Meridionali. Confina con Biccari, Castelluccio dei Sauri, Castelluccio Valmaggiore, Celle di San Vito, Foggia, Lucera, Orsara di Puglia. Ha un clima abbastanza rigido estati fresche 20° C ed inverni freddi 2° C.

STORIA
La cittadina ha antichissima fondazione. Secondo la leggenda, fu fondata nel XII-XI secolo a.C. al tempo dell'eroe greco Diomede che, insieme ad Ulisse, conquistò la città di Troia dell'Asia Minore. I ritrovamenti denotano che il centro fu fondato in epoca anteriore alle guerre puniche. Prima di essere colonizzata dai Romani, la città era conosciuta come Aika, successivamente latinizzato in Aecae, ed ebbe un forte sviluppo socio-economico con Herdonia (l'attuale Ordona), Ausculum (Ascoli Satriano), Arpi (Foggia), Teanum Apulum (San Paolo di Civitate). Il borgo attuale nasce nel 1019.
Assediata dai Saraceni e poi trasformata in roccaforte dai bizantini, la città fu soggetta di numerose assedi: come quello di Enrico II, a quello dell'imperatore Federico II di Svevia. Nel 1093, Urbano II, il Papa delle crociate tenne il primo concilio di Troia, cui seguirono altri tre, rispettivamente nel 1115 (Papa Pasquale II), nel 1120 (Papa Callisto II) e nel 1127 (Papa Onorio II). La città si schierò prima con gli Angioini, poi con gli Aragonesi e, più recentemente, con i Borboni, cui restò fedele fino al crollo della loro monarchia. Nello stemma di Troia troviamo raffigurato inizialmente una scrofa, che allatta sette porcellini. Successivamente Carlo V lo sostituì nel 1536 circa con un'anfora d'oro sormontata da una corona, dalla quale guizzano cinque serpenti, a perenne ricordo dell'astuzia dei suoi abitanti.

Troia sorge sul dorsale di una stretta collina (439 m. l. m.) tra l'assolata piana del Tavoliere e le verdi valli in cui dolcemente digradano i monti del Preappennino Dauno Meridionale.
Le sue origini sono antichissime. Fondata agli albori dell'XI sec., essa inglobò tra le sue mura una preesistente "città vecchia" le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Inizialmente (IV-II millennio a. C.) dovette trattarsi di un insediamento umano dedito alla caccia; verso l'VIII sec. di una comunità dalle già evolute forme di vita materiale e spirituale e successivamente, a partire dal VI-V sec., di una florida e raffinata città collocabile nell'orizzonte politico e culturale della Magna Grecia.
Si sa invece, che il suo nome era Aecae in epoca romana. Lo attestano gli scritti di Polibio, Strabone e Livio, i quali forniscono anche le prime notizie certe sulla storia della città. Nel 217, nei pressi di Aecae, sulla collina, si accampò Quinto Fabio Massimo per controllare da vicino i movimenti di Annibale ritiratosi a Vibinum (Bovino).
Nel 216, dopo la battaglia di Canne, la città si schierò col vincitore e per questo sarà ricordata come castra Hannibalis. Ma nel 214 i Romani ne ripresero il controllo senza tuttavia infierire sui cittadini.

Sito al centro di una fitta rete viaria (Egnathia, Appia-Traiana, Aecae-Sipontum) che collegava Roma all'Oriente passando per la Puglia, favorito da una invidiabile posizione strategica, il municipium conobbe il suo massimo splendore tra la fine della repubblica e l'inizio dell'impero. Con Settimio Severo, Aecae si aprì alla penetrazione del cristianesimo.
Tra il III-IV sec. venne eretta in diocesi. Incerta la cronotassi episcopale dei primi secoli. Fonti agiografiche e liturgiche attesterebbero l'esistenza tra il IV-VI sec. di tre vescovi santi: Marco (patrono di Bovino), Eleuterio e Secondino (patroni di Troia). Ormai certa è invece l'esistenza di Marcianus che partecipò ai concili di Roma del 501, 502, 504 e di Domnino destinatario di una lettera di Papa Pelagio (556-561).
La tradizione attribuisce alla spedizione di Costante II in Italia del 663 la distruzione di Aecae.
Che cosa ne fu di Aecae nei successivi quattro secoli non è possibile stabilirlo per mancanza di fonti. E' ipotizzabile però che la vita nella città non si spense mai del tutto se agli albori dell'XI sec. il suo territorio pullulava di casali, chiese e conventi che orbitavano intorno a due importanti monasteri (VII sec.?), uno basiliano, l'altro benedettino tra loro collegati da una via detta "fra due terre" (oggi corso Umberto I).
Accanto a questa città e come suo naturale ampliamento, nel 1019, il catapano Basilio Bojoannes ricostruì la città alla quale per ragioni ancora del tutto oscure, venne imposto il nome di Troia.
Dopo soli tre anni dalla sua fondazione, nel 1022, essa fu assediata dall'imperatore tedesco Enrico II, intenzionato a strappare il Mezzogiorno d'Italia al dominio di Bisanzio. La generosa resistenza della popolazione costrinse l'imperatore, dopo mesi di inutile assedio, a venire a patti con la città. Grazie alla mediazione di Papa Bendetto VIII, la resa fu vantaggiosa; unica condizione l'adozione del rito latino. In seguito alla "conversione" Troia venne eretta in diocesi ed ebbe in Oriano il suo primo vescovo.
Rimasta alle dipendenze del potere poco più che nominale di Bisanzio, la città godette di fatto di una larga autonomia che difese strenuamente e progressivamente accrebbe con un'abile politica delle alleanze, strappando ai contendenti di turno donazioni, immunità e privilegi fino ad ottenere nel 1127 da Papa Onorio II una vera e propria "Charta Libertatum".
Per questo prima si oppose ai Normanni combattendo contro Roberto il Guiscardo (1053), poi ne divenne fedele alleata. Artefice di tale politica fu l'episcopato: guida non solo spirituale della civitas troiana, esso si avvalse del prestigio che gli derivava dal dipendere direttamente da Roma per proiettarne i destini oltre gli angusti confini delle sue mura. E così in meno di 40 anni Troia ospitò ben 4 concili, tutti presieduti personalmente dal Papa (Urbano II nel 1093, Pasquale II nel 1115, Callisto II nel 1120, Onorio II nel 1127); e un suo vescovo, Gualtiero Paleario, ricoprì sotto Enrico VI la carica di Cancelliere del Regno di Sicilia, divenendo membro del Consiglio di reggenza durante la minorità di Federico II.
Della prosperità e dell'importanza raggiunte resta la testimonianza della Cattedrale i cui lavori iniziarono nel 1093 sotto il vescovo Girardo a conclusione del concilio di Urbano II, quando divenne evidente che la chiesa di S.Maria era inadeguata al nuovo ruolo che Troia andava assumendo.
Interrotti ben presto a causa di un incendio e di altre avversità, i lavori ripresero sotto il vescovo Guglielmo II dopo che la traslazione (19 luglio 1105) da Tibera a Troia delle Reliquie dei Santi Eleuterio, Ponziano e Anastasio, rese urgente il completamento dell'edificio per accogliere il gran numero di pellegrini provenienti dalle regioni confinanti.
I lavori terminarono nel 1119.
Nel 1139, dopo un'epica resistenza immortalata nel bronzo della porta minore di Oderisio (detta "della Libertà"), Troia venne sottomessa dal primo re di Sicilia, Ruggero II.
La pacificazione col nuovo regno durò solo fino alla morte (nel 1197) di Enrico VI: un sovrano che seppe ricompensare con molte elargizioni la fedeltà del popolo Troiano.
Il conflitto riesplose violento sotto Federico II: l'intenzione dello svevo di dare vita ad uno stato laico, accentrato, moderno doveva inevitabilmente scontrarsi con la tradizione guelfa, autonomista, libertaria della civitas troiana. Per domarla Federico le contrappose Lucera e Foggia, ma senza risultati. E allora la espugnò, la rase al suolo e ne mise al bando gli abitanti (1229). La popolazione rientrò in città dopo che Carlo d'Angiò, battuto Manfredi (1266), divenne il nuovo re di Sicilia.
Nel 1322 fu costruita, accanto al Castello d'Oriente, la Chiesa di San Domenico o di San Girolamo.
Possesso della regina Giovanna I (1306-1375), nel 1405 passò al conte Pierotto o Perrotto D'Andrea. Nel 1423 fu concessa a Muzio Attendolo Sforza, che divenne Conte di TROIA (1369-1442). Nel 1442 la Città capitola con l'assedio d'Alfonso d'Aragona (1396-1458) e, vent'anni dopo, aiuta Ferdinando I d'Aragona (1431-1470) a sconfiggere definitivamente gli Angioini in una battaglia immortalata sulle porte bronzee del Maschio Angioino.
Nel 1500, in seguito alla spartizione del Mezzogiorno sancita dal trattato di Granada, Troia passò con la Puglia e la Calabria sotto il dominio della Spagna.
Il 13 febbraio 1503, nell'ambito degli scontri provocati da Francesi e Spagnoli per il possesso dell'intera Italia meridionale, a Barletta 13 cavalieri Italiani vinsero un'epica "disfida" contro 13 cavalieri Francesi. Tra gli eroi capitanati dal Fieramosca figurava un cittadino troiano: Ettore De Pazzis, soprannominato "Miale da Troia".
Il 4 luglio 1521, per disposizione dell'imperatore Carlo V, la città fu venduta a Troyano Gavaniglia, conte di Montella, per 30.000 ducati, ma conservò gran parte delle franchigie e dei capitoli di libertà. Il Gavaniglia nel 1528 diede ricovero entro le mura della città ai soldati spagnoli inseguiti dai Francesi scesi nel Regno dopo il sacco di Roma (1527) per vendicare l'oltraggio subito dal Papa ad opera dei mercenari al soldo di Carlo V. Circondata dalle milizie francesi, la città si salvò perchè ben consigliati da Giampaolo Cossa (un oriundo schierato dalla parte avversa): i Troiani astutamente fecero fuggire nottetempo gli Spagnoli e aprirono le porte agli assediati che si limitarono perciò al solo saccheggio.
Per l'aiuto ricevuto, Carlo V le concesse molti privilegi e ne modificò lo stemma. Alla scrofa che allattava 7 porcellini sostituì 5 serpenti guizzanti da un'anfora d'oro sormontata da una corona, forse a perenne ricordo dell'astuzia dei suoi abitanti.
All' avversità dei tempi il popolo troiano seppe tuttavia reagire attingendo, alle sorgenti della fede.
Nel 1590 giunsero, infatti, i Fatebenefratelli che assunsero la cura dell'ospedale e introdussero il culto a San Giovanni di Dio, destinato ad incidere profondamente sulla religiosità popolare; nel 1605 le benedettine ebbero il nuovo monastero, voluto da mons. Felice Siliceo nel cuore del paese, di fronte alla Cattedrale e nel 1616 i cappuccini si stabilirono in un'ala del diruto castello svevo ricavandone il monastero e la chiesa di San Bernardino, distrutti qualche decennio prima da un incendio doloso. (Ricordiamo per inciso che al Concilio di Trento partecipò come legato pontificio, Gerolamo Seripando, un cardinale nato a Troia).
Dalla metà del XVII sec. alla fine del XVIII sec. furono principi di Troia i Marchesi d'Avalos del Vasto. Essi contribuirono alla rinascita della città cooperando con grandi figure di vescovi che si succedettero in quegli anni alla guida della Comunità ecclesiastica. Particolare menzione meritano: Mons. De Sangro (1676-1694) cui si deve il restauro della Cattedrale; Mons. Cavalieri (1694-1726) di cui è in corso la causa di beatificazione e che fu artefice del risveglio spirituale della città con la fondazione del Seminario e l'istituzione delle "Missioni"; Mons. Faccolli (1728-1752), che rivestì d'ornamenti barocchi la Cattedrale e ne fece ricostruire, dopo il terremoto del 1731, il braccio sinistro destinandolo a Cappella dei Santi Patroni; Mons. De Simone (1752-1777) cui si deve il braccio destro della Cattedrale (Cappella dell'Assunta), il campanile e il monumentale Palazzo Vescovile.
Con l'arrivo a Napoli (1734) di un despota illuminato come Carlo di Borbone, inizia anche per Troia una stagione di profondi sconvolgimenti. nel 1745 venne istituito il catasto e qualche anno dopo venne abolito il "Sedile di Nobiltà": entrambi i provvedimenti infersero un duro colpo alla feudalità locale.
Nel 1788, per ordine del re Ferdinando IV, 56 preziosi codici furono confiscati all'Archivio Capitolare e trasferiti a Napoli dove sono tuttora custoditi in una camera blindata della Biblioteca Nazionale con il nome di "Fondo Cavalieri". Ciò nonostante i Troiani si schierarono col loro re quando nel 1799 i giacobini napoletani proclamarono la Repubblica Partenopea: l'albero della libertà, simbolo della rivoluzione francese, piantato nella città venne sradicato e due medici rivoluzionari rimasero uccisi.
La restaurazione borbonica, seguita alla sconfitta di Napoleone a Waterloo (1815), segnò per Troia l'inizio di un lungo periodo di pace.
In seguito all'epidemia colerica del 1835 venne riaperto infatti l'Ospedale di San Giovanni di Dio e affidato alle cure delle Suore di Carità (1840); per volere del vescovo Monforte furono istituiti un Monte dei pegni e un Monte Frumentario, mentre per iniziativa del Comune fu istituito nei locali del monastero domenicano un orfanotrofio (1842), cui si aggiunsero con gli anni un convitto femminile e un asilo infantile (1902).
Furono questi anni tormentati anche per la comunità ecclesiale: il secolare conflitto tra il clero foggiano e la curia troiana assunse anche per una certa ambiguità nel comportamento del vescovo, toni talmente esasperati che il Papa Pio IX si vide costretto a sottrarre Foggia alla giurisdizione di Troia, e ad erigerla in diocesi autonoma. Per la città fu un grave smacco. A confortarla fu inviata una santa figura di vescovo, il domenicano fra' Tommaso Passero che ridiede entusiasmo alla Comunità facendo eseguire lavori di restauro e di abbellimento della Cattedrale.
Nel 1860, dopo la spedizione garibaldina, con 1464 voti favorevoli e nessun contrario, Troia approvò l'annessione al regno d'Italia, ma all'indomani dell'unificazione, tra il ‘62 e il ‘63, partecipò al fenomeno del brigantaggio, divenendo teatro di violenze: tre furono le vittime. Tra di esse un sacerdote, Don Francesco Cibelli reo di essersi schierato dalla parte dei Savoia.
Tuttavia, sotto il nuovo regno, la città progredì notevolmente. I beni ecclesiastici confiscati con le leggi del 1866-67 furono destinati a servizi di pubblica utilità: intorno alla chiesa di San Bernardino sorse l'attuale cimitero e dall'orto dei Cappuccini venne ricavata la villa comunale.
Fu costruita la strada ferrata Foggia-Napoli, che ancora oggi passa per la frazione di Giardinetto a pochi chilometri dal paese e la nuova strada provinciale Troia-Foggia (1876).
Nel 1915 l'on. Salandra, da un anno alla guida del Governo, dichiarò guerra all'Austria, scaraventando l'Italia nel primo conflitto mondiale.
Tra il 1940 e il 1970 in Troia aumentò considerevolmente il numero dei suoi abitanti per l'immigrazione proveniente dai Comuni del Preappennino dauno raggiungendo 11650 abitanti nel 1956.
Dopo 964 anni, nel 1986, la Diocesi di Troia e quella di Lucera sono state soppresse ed è stata istituita una nuova diocesi denominata: Lucera-Troia.
Oggi è sede del Distretto Sanitario e comprende anche i comuni dell'ex distretto sanitario di Accadia

GONFALONE

gonfalonetroiaScudo, in campo azzurro, contenente un vaso panciuto in oro, cimato da cinque serpenti d'argento, linguati ed allumati di rosso, ondeggianti in palo, moventi dalla imboccatura del vaso, due a destra con la testa volta verso destra, due a sinistra con la testa volta verso sinistra, uno centrale con la testa volta verso sinistra, decorato in fascia di foglie di alloro, il tutto sormontato da una corona in oro a cinque torri e dalla sovrastante scritta Città di Troia. Drappo in campo rosso, riccamente ornato di ricami d'oro e caricato dallo stemma comunale, con la iscrizione centrata d'oro, recante la denominazione della città. Le parti di metallo ed i cordoni sono dorati. L'asta verticale è ricoperta di velluto rosso con bullette dorate poste a spirale. Nella freccia è rappresentato lo stemma della città e sul gambo inciso il nome. La cravatta è formata di nastri tricolorati dai colori nazionali frangiati di oro


MONUMENTI

Palazzo dei Principi D'Avalos;
Palazzo Varo;
Palazzo Siliceo;
Palazzo Vescovile;
Palazzo Gesuiti (XVI secolo).

LUOGHI DI CULTO

La Cattedrale

duomotroiaL'epoca in cui inizia la costruzione della Cattedrale "a fundamentis fere" (quasi dalle fondamenta) è un periodo di grandi trasformazioni, di conquiste civili, di nuove espressioni artistiche, di scambi commerciali intensi, di nuovi rapporti tra popoli e razze. E' il vescovo Girardo da Piacenza (1088-1097) nel 1093, dopo la celebrazione del primo Concilio zonale, presieduto da papa Urbano II (1088-1099) a dare vita ad un progetto di massima, che incorpora la preesistente chiesa di Santa Maria (1080-1086), oggi visibile nell'Abside, o, secondo alcuni studiosi, quella di San Secondino (V sec.). I lavori terminano nel 1120. Nel XII sec. l'impianto architettonico si presenta a croce latina, senza il braccio di crociera di dx. La fiancata "Porta della Madonna" (a sx) è rimaneggiata nel XIII sec. Nel 1741 è rifatto e modificato architettonicamente il braccio di crociera sx (Cappella dei Santi), dopo il violento terremoto del 1731 e tra il 1770 e il 1777 è aggiunto il braccio di crociera di dx (Cappella dell'Assunta). Una sostanziale modifica dell'interno si ha con il restauro del 1858. Il vescovo, mons. Tommaso Pàssero (1854-1890), fa eliminare i 19 altari gentilizi e la abbellisce con affreschi, altari e balaustrate barocchi. L'Ambone ritorna in Cattedrale, provvisoriamente sistemato nella Chiesa di San Basìlio Magno. Tra il 1950 e il 1960 l'interno è di nuovo restaurato (lavori, oggi, poco condivisi), vengono eliminati gli affreschi, l'altare e le balaustrate barocchi. La Cattedrale è dedicata a Santa Maria Assunta. Il complesso architettonico è in stile romanico-troiano.
E' scompartito da undici colonnine con capitelli corinzi. Su di essi sono impostati altrettanti archi a semicerchio che, incrociandosi, formano nei punti di intersezione delle ogive arabesche e spazi triangolari che accolgono transenne e trilobi, gratificando così il concetto architettonico di pieno e di vuoto. I 22 campi tra le colonne e le ogive racchiudono altrettanti merletti di pietra, diversi l'un l'altro. Realizzato tra il 1160 e il 1180, è un compendio di diversi influssi stilistici (arabi, angioini). "Nessun tipo di architettura attraverso i tempi e in tutti i paesi può vantare, per ricchezza di linea e per squisitezza di trafori geometrici, un simile rosone"

Gli Exultet di Troja

Sono tre rotoli in pergamena avvolti attorno ad un asse di legno, detto umbilicus.
Ispirati alle traduzioni medievali di origini ambrosiane e alle coloriture gallicane, gli Exultet di Troja appartengono culturalmente all'area beneventano-cassinese.
Il primo Exultet misura cm. 268 ca. di lunghezza e 20 ca. di larghezza. Il testo di ispira alla liturgia beneventana, la scrittura è di area periferica beneventana con elementi grafico-tipologici cassinesi o baresi.
Secondo P. Amato e S. Inouye, probabilmente fu scritto nella stessa Citta di Troja.
Il secondo Exultet misura cm. 190.5 di lunghezza e 21 di larghezza. Il testo si ispira alla liturgia beneventana, la scrittura beneventana è accurata con influenze del tipo cassinese e tracce del tipo barese. Anche questo reperto è "legato all'attività libraria documentata nella Troja dei secoli XI-XII" .

Il terzo Exultet misura cm. 651 ca. di lunghezza e 25 ca. di larghezza. Il testo si ispira alla liturgia franco-romana, detta Volgata. La scrittura è beneventana del più puro tipo cassinese. "E' un prodotto locale, fiorito forse all'ombra di quell'Episcopium Trojanum della seconda metà del secolo XII."

Concattedrale


Splendido esempio di romanico pugliese con influssi pisano-bizantini e musulmani, dell'XI secolo e terminata nel XIII secolo;


Basilica di San Basilio (XI secolo);
Chiesa di San Francesco: esempio di arte barocca;
Santuario della Madonna Mediatrice;
Chiesa dell'Addolorata.
Chiesa di S.Giovanni di Dio.
Chiesa di "S.Vincenzo" La più antica risalente al X secolo.
Chiesa di S.Giovanni al Mercato.
Chiesa di "S.Andrea in S.Anna".
Chiesa di "S.Secondino" di recente costruzione.


CULTURA


Musei


Museo municipale: articolato in tre sezioni dedicati rispettivamente ai numerosi reperti grco-romani, ai ritrovamenti archeologici di età paleo cristiana, e a una interessante raccolta di quadri d'arte moderna per lo più firmati dall'artista Nicola Fiore.

Museo Civico


Allestito nel 1971 nei locali del pianoterra e del seminterrato di Palazzo D'Avalos, il Museo è inaugurato nel 1981 ed é diviso in cinque settori. Al piano terra sono stati sistemati i reperti di epoca contemporanea, mentre nel seminterrato quelli di epoca moderna, di epoca medievale, di epoca romana, di epoca pre-romana.

Sale pianterreno
Sono allestite le opere di due artisti trojani: Vincenzo Curcetti (1928), pittore, e Nicola Fiore (1881-1976), scultore.
Dell'artista Curcetti sono raccolte le opere pittoriche che raccontano il dolore e la speranza dell'Uomo. Tra le più significative va ricordata la tela La Fame.
Dell'artista Fiore le opere di gesso, donate dalla figlia Lucia, sono modelli di busti di personaggi, di opere funerarie, di monumenti ai caduti, di arredi ecclesiastici. Tra tutti gli studi uno degno di nota è il gesso raffigurante La Pietà.

Nella 1^ arcata sono da osservare, tra i vari reperti, i busti marmorei di Alfonso I d'Aragona (1396-1458) e della moglie, realizzati da F. Prinzi nel 1883, lo stemma multiplo dei D'Avalos e una bacheca con suppellettili seicentesche.
Nella 2^ arcata sono sistemati elementi del XVII sec.: epigrafi, stemmi di famiglie gentilizie, simboli di Confraternite e un altarino francescano con stemma in pietra.
Nella 3^ arcata sono incastonati nei muri stemmi gentilizi del XVI sec., un'epigrafe che espone gli effetti del concilio tridentino, numeri civici e la fontana della Canfora del 1588.
Nella 4^ arcata sono allestiti croci bizantine, mosaici, sarcofagi, lastre sepolcrali e una tomba-colombario. Interessanti sono il sarcofago di San Secondino del VII sec., proveniente da Costantinòpoli, e la lastra sepolcrale di Rùbria Marcella del II-III sec. d. C. con la raffigurazione di una scrofa con sette porcellini.
Nella 5^e 6^arcata sono sistemati colonne granitiche romane, capitelli corinzi, epigrafi funerarie di liberti, di augustali, di primipili; la pavimentazione di un tratto della via consolare Trajana, pietre miliari del II sec. d. C., contenitori per aridi e una macina per cereali.

Ultime due arcate


Sono raccolti in quattro bacheche reperti archeologici, risalenti al IV sec. a. C.

Nella 1^ bacheca si possono ammirare: coppette a vernice nera, oinochoe trilobate, gutti a vernice nera, armilla bronzea a spirale, skyphos, crateri a campana italioti, brocche e olpette.
Nella 2^ bacheca sono sistemati: epychisis, pissidi e coperchi a figure rosse, piatti di ceramica italiota.
Nella 3^ bacheca vi sono: coppette a decorazione geometrica, kyathoi dàuni, armatura bronzea, cinturone sannitico e schiniere, coppe bianche di tipo Saint Valentin, kylikes biansate a vernice nera, boccali, olle globose.
Nella 4^ bacheca sono posti: corredi tombali, punte di lance, kyathos, orecchini, spilloni bronzei, idrie àpule, kylix, fuseruole, lucerne, boccali, olle, sphagheion.
In un bacheca da tavolo sono sistemate antefisse fittili e su un tavolo si possono ammirare teste maschili di pietra calcare appartenenti a stele funerarie dell'VIII-IV sec. a. C.


Museo diocesano


Fondato nel 1965 è ospitato nel settecentesco convento delle suore benedettine. Raccoglie oggetti di arte sacra (quadri, statue e reperti archeologici) dal 1200 al 1800.


Nuovo Museo del Tesoro della Cattedrale


Ospitato nell'ex seminario vescovile, custodisce, nei suoi 2000 m2 di superficie espositiva, una ricca collezione di arte sacra tra cui argenti della scuola del '700 napoletano, paramenti liturgici, codici miniati, oltre 500 pergamene e i tre famosi rotoli miniati medievali degli Exultet.

 

EVENTI


San Giuseppe, nei diversi rioni si accendono falò "purificatori" e si preparano cibi tipici da offrire a quanti partecipano alla manifestazione;
La Santa Gesta di Troia (Festa dei Santi Patroni), in occasione della festa patronale, rievocazione in costumi d'epoca, della traslazione delle reliquie dei Santi Patroni San Ponziano, Sant'Eleuterio, Sant'Anastasio ad opera di coraggiosi monaci. (17 luglio);
Fra due terre, suoni odori e sapori del Medioevo (prima settimana di agosto);
L'Estate Troiana, cinema, concerti e rappresentazioni teatrali nelle piazze più suggestive della città
FestivalTroiaTeatro, annuale rassegna di teatro sperimentale e di strada organizzato dall'Unione Giovanile Troiana.
Processione del Bacio (Pasqua)
Riti della Settimana Santa
Processione penitenziale delle Catene. Figuranti incappucciati, con pesanti catene legate ai piedi scalzi percorrono le strade del centro medievale con una pesante croce in spalla. Il gruppo delle cosiddette "Catene" visita tutte le chiese più antiche pregando in ognuna di esse. I componenti si tramandano questo compito di padre in figlio dal 1701 (mattina delVenerdì Santo).
Via Crucis. Una lunga e scenografica processione di origine spagnola, risalente all'inizio del 1700, in cui la banda cittadina accompagna le statue dette "I Misteri" con marce funebri (sera del Venerdì Santo).
La Passione Vivente, rievocazione della passione di Cristo con ambientazione in varie piazze del paese. Vi partecipano un centinaio di figuranti in bellissimi costumi d'epoca, curati in ogni minimo particolare (Domenica delle Palme).