L’organizzazione degli agricoltori contro la corsa al ribasso che danneggia i produttori
“Così non si danneggia solo chi produce, ma anche i consumatori e chi lavora nei campi”
“Concetti come etica e sostenibilità rischiano di essere soltanto una grande ipocrisia”
“L’Anicav intende pagare il nostro pomodoro lungo 87 centesimi al chilo e corrispondere 82 centesimi per il tondo: ci chiedono di produrre sottocosto, è molto difficile in queste condizioni arrivare a un accordo”. E’ Michele Ferrandino, presidente di provinciale CIA Agricoltori Italiani Foggia, a commentare la presa di posizione dell’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali rispetto alla mancata intesa sulla campagna di trasformazione del pomodoro nel bacino Centro Sud. “Bisogna sapere di cosa stiamo parlando”, ha aggiunto Ferrandino. “La qualità ha un costo, così come lo ha una equa remunerazione per i produttori e i lavoratori impiegati nella filiera”, ha spiegato il presidente provinciale di CIA Foggia. “Al di sotto di una certa soglia, e quella proposta da Anicav è molto al di sotto, la corsa al ribasso dei prezzi corrisposti ai produttori non può che ingenerare una minore propensione alla qualità, a tutto danno dei consumatori, e un netto peggioramento di redditi e salari. Come si faccia a parlare di etica e di sostenibilità a queste condizioni è un mistero o, forse, la dimostrazione di una enorme ipocrisia”, ha dichiarato Michele Ferrandino.
Anicav ha raggiunto l’accordo per quanto riguarda il bacino produttivo del Nord, riuscendo a imporre un’ulteriore riduzione dei prezzi pari a circa il 6%.
“Stiamo parlando di due distretti produttivi diversi, come ha riconosciuto anche la parte industriale”, ha proseguito Ferrandino. “La controparte non può scaricare sui produttori e sulla rappresentanza agricola le responsabilità di una chiusura che, di fatto, è determinata dall’ennesima richiesta di un ribasso inarrestabile dei prezzi corrisposti agli agricoltori. Se si vuole dialogare lo si fa in due, altrimenti quello degli industriali rischia di essere soltanto un monologo dannoso per il presente e soprattutto per il futuro del comparto agricolo e del settore agroalimentare italiano”.