Scritto dalla prof.ssa Mariarosaria Lombardi (ricercatrice in “Scienze merceologiche” al Dipartimento di Economia) con la presentazione del Ministro dell’Agricoltura on. Maurizio Martina: «Una chiave per passare dalla green economy alla green society».
Pubblicato dall’editore Franco Angeli, il libro nasce dall’esigenza di comprendere l’importanza dell’innovazione nel settore agricolo: le criticità del comparto hanno finito per imporre un modello di sviluppo economico, in grado di incrementare il tasso di istruzione e di favorire un vero ricambio generazionale.
È uscito qualche giorno fa il saggio socio-economico dal titolo “L’innovazione sociale nel settore agricolo del Mezzogiorno” (Franco Angeli editore, Pagg. 160, Prezzo 23,00 euro) di cui è autrice la prof.ssa Mariarosaria Lombardi, ricercatrice in “Scienze merceologiche” e titolare del corso di “Produzione delle merci e innovazione” al Dipartimento di Economia dell’Università di Foggia. Il libro contiene la presentazione del Ministro delle Politiche agricole on. Maurizio Martina e la prefazione del presidente di Fondazione Con il Sud dott. Carlo Borgomeo. Si tratta di una pubblicazione indirettamente importante anche per la Capitanata, una «pubblicazione socialmente universale» (come l’hanno definita alcuni esperti del settore) perché racconta «di come possa diventare globale una piccola e coraggiosa storia locale».
Ovvero la storia di VàZapp’, il primo hub rurale – come si fa definire – creato dal compianto don Michele De Paolis (indimenticato fondatore della Comunità Emmaus) e dall’imprenditore agricolo Giuseppe Savino, con lo scopo di rivoluzionare concezione e percezione dell’agricoltura. «Non solo VàZapp’ – argomenta la prof.ssa Mariarosaria Lombardi – giacché i modelli, sviluppatisi negli ultimi anni anche in altre regioni del Mezzogiorno e riportati nello studio che ho pubblicato (Rural hub, Campania, Agrinetural, Basilicata e per l’appunto Vàzapp’ in Puglia; NdR), rappresentano esempi di best practice diversi fra loro ma simili nell’aver introdotto un percorso concreto di innovazione sociale in agricoltura. Questo saggio può rappresentare un’opportunità per gli studiosi e i policy-maker di individuare quali sono gli elementi innovativi, strategici e premianti per implementare politiche di sviluppo agricolo e rurale, che siano sostenibili e integrate. Infine, lo stesso può trasferire al lettore comune, tanto il cittadino quanto il contadino, il desiderio e la consapevolezza di “poter fare” qualcosa per la propria comunità e il territorio e di trarre benefici non solo economici ma, e soprattutto, sociali».
Il sistema agricolo, soprattutto quello del Mezzogiorno, dopo anni di sostanziale improvvisazione viene chiamato a basarsi su un modello di sviluppo nuovo, del tutto differente rispetto al passato: l’innovazione sociale è in grado di promuovere nuove forme di imprenditoria, sganciate dalle dinamiche prettamente economiche ma fondate sulle esigenze reali della collettività e del territorio. Da questa premessa si muove “L’innovazione sociale nel settore agricolo del Mezzogiorno”, di cui nella sua presentazione il Ministro delle Politiche Agricole on. Maurizio Martina scrive: «Questo libro racconta dell’effervescenza sociale che c’è nel nostro Paese. Compito delle istituzioni è sostenere queste esperienze, accompagnarle nella loro crescita. E’ questa una chiave importante per passare davvero dalla green economy alla green society». Concetti ribaditi anche dal dott. Carlo Borgomeo nella sua prefazione: «Noi, come fondazione Con il Sud, sosteniamo la necessità di modificare il paradigma: prima il sociale, poi l’economico […] In questa logica non possiamo che essere “alleati” di quanti lavorano per recuperare il peso e il valore dell’agricoltura, di quanti mettono in relazione, con esperienze e riflessioni molto significative e stimolanti, l’innovazione sociale e l’agricoltura».
Tra i modelli cui il saggio fa riferimento, quello particolarmente nuovo nella sua fattispecie di VàZapp’ (fondato nel 2015, da allora la prof.ssa Mariarosaria Lombardi ne è socia e componente): l’hub rurale non si identifica come un centro di ricerca non convenzionale su agricoltura e nuova ruralità, ma come comunità di pratica. «Non è costituito – aggiunge la prof.ssa Lombardi – solo da studiosi o innovatori sociali, ma da ragazzi dalle più disparate professionalità (creativi, comunicatori, agricoltori, architetti, sviluppatori del web, ed anche ricercatori; NdR). Non nasce da un finanziamento pubblico, ma dall’azione volontaristica di chi crede che è importante che i giovani abbiano le opportunità per rimanere e non per andare; non ha una struttura specifica dove far incontrare i contadini, ma va presso le loro case per ascoltarli e raccogliere le loro difficoltà. Il suo modello è, dunque, del tutto nuovo e ha raggiunto, negli ultimi due anni, alcuni importanti traguardi a livello nazionale ed internazionale. Il cambiamento culturale, di cui di si fa promotore VàZapp’ attraverso un percorso di innovazione sociale, richiede ovviamente molti anni per riuscire a cogliere l’importanza delle nuove modalità con cui “si può e si deve fare” agricoltura».
Davide Grittani