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uniFurio Colombo, il presunto conflitto di civiltà al centro della lezione all'inaugurazione dell'anno accademico.
Giovedì il giornalista (già docente alla Columbia University) ospite dell'Università di Foggia per la cerimonia in aula magna.
L'Ateneo gli conferirà il Sigillo d'oro, mentre l'Accademia Pugliese delle Scienze approfitterà della sua presenza a Foggia per nominarlo “socio onorario”.
Tra gli interventi anche quello della dottoranda ghanese Ansah Francisca Aba, che racconterà della sua esperienza umana e professionale all'UniFg in italiano.
Come noto da tempo sarà il giornalista Furio Colombo l'ospite d'onore della Cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2014 / 2015 dell'Università di Foggia (prevista per dopodomani, giovedì 16 aprile dalle ore 10,30 in poi presso l'aula magna del Dipartimento di Economia in via Romolo Caggese 1 a Foggia). Di particolare interesse e attualità la sua lezione dal titolo Quali civiltà si scontrano – accreditata anche dall'Ordine nazionale dei Giornalisti e pertanto riconosciuta come evento formativo – incentrata sul presunto conflitto di civiltà che, a giudizio di prestigiosi sociologi e storici, sembrerebbe in atto dall'11 settembre 2001 in poi. A Furio Colombo verrà assegnato il Sigillo d'oro dell'Università di Foggia dal Rettore prof. Maurizio Ricci, mentre approfittando della sua presenza a Foggia l'Accademia Pugliese delle Scienze gli conferirà la nomina di socio onorario affidando la lettura della motivazione al presidente prof. Eugenio Scandale. Per il resto il programma della cerimonia prevede, nell'ordine, la relazione del rappresentante del personale tecnico – amministrativo dott. Massimiliano Monaco, la testimonianza di una dottoranda dell'Università di Foggia dott.ssa Ansah Francisca Aba (di origini ghanesi, che però si esprimerà in italiano cercando di raccontare la propria esperienza umana e professionale da quando si è iscritta al nostro Ateneo), la relazione del presente del Consiglio degli studenti sig. Guido Di Toro, l'intervento del Presidente della Regione Puglia On. Nichi Vendola, quindi la relazione del Rettore dell’Università di Foggia prof. Maurizio Ricci e infine la lezione di Furio Colombo. Prevista inoltre, al termine della cerimonia, la consegna dei Sigilli dell'Università di Foggia: detto di quello d'oro che verrà consegnato al già docente di giornalismo della Columbia University di New York Furio Colombo, gli altri verranno assegnati al personale collocato in quiescenza: tra i docenti ai proff. Domenico Cofano, Michele Distaso e Angelo Fratello, tra il personale tecnico-amministrativo alla sig.ra Angiolina Sernia. Una targa di riconoscimento, per il lavoro svolto durante il proprio mandato, verrà inoltre consegnata all'ex presidente del Cus Foggia prof. Dario Colella, infine verranno consegnati gli attestati (e relativa assegnazione dei punti per meriti sportivi) a quegli atleti iscritti all'Università di Foggia che si sono particolarmente distinti nell'attività agonistica dello scorso anno. Sarà possibile assistere all'evento anche in streming, collegandosi dalle ore 11 in poi ai link www.media.unifg.it o in alternativa www.media2.unifg.it, predisposta inoltre una piattaforma per il collegamento da smartphone e tablet. Qui di seguito si riporta un brano della lezione di Furio Colombo, stralcio dell'ampio elaborato che il giornalista – ultimo a intervistare Pier Paolo Pasolini qualche ora prima della sua morte <iframe width="560" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/OgkHMTc8lWs" frameborder="0" allowfullscreen></iframe> – presenterà in occasione della Cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2014 / 2015 dell'Università di Foggia.

Quali civiltà si scontrano
(brano tratto dall'intervento di Furio Colombo)
«(…) E' come se fosse caduto il mappamondo e si fosse frantumato in tanti pezzi. Samuel Huntington ha tentato di metterlo insieme parlando di “scontro di civiltà”, una teoria che ha percorso ciò che restava del mondo dopo la guerra fredda, con la stessa fortuna di un'altra tesi, quella della “fine della Storia”, riproposta (dopo un percorso lungo e dimenticato) dal filosofo americano Francis Fukuyama. I due strani successi (entrambe le teorie erano vistosamente fondate sul vuoto) si spiegano con una congestione di eventi accaduti tutti insieme. Di essi la cultura del mondo ha capito poco, salvo notare un solo dato importante: la discontinuità. D'ora in poi (dalla fine della guerra fredda in avanti) sarebbero accadute cose che prima non erano immaginabili. La vera, grande svolta, naturalmente, è il 1945, quando tutti si rendono conto che, dopo il bombardamento di Dresda e le bombe di Hiroshima e Nagasaki, è evidente che la forza tecnologica delle armi avrebbe reso impossibile usarle. Il pacifismo non c'entra. Contava - e conta - la constatazione che, nel nuovo tipo di guerra, il più forte perde sempre, perché si deve fermare prima della distruzione finale, che sarebbe reciproca. Infatti il Paese più forte, gli Stati Uniti, ha perduto (ovvero interrotto) tutte le guerre intraprese dopo il 1945, fino ai due esemplari conflitti dell'Iraq e dell'Afghanistan, dove non solo il più forte ha perso e si ritirato (o si sta ritirando) ma continua a pagare le conseguenze di un disordine inarrestabile. Ho appena ricordato che in mezzo, tra un fenomeno (la secondo guerra mondiale) e l'altro (le “piccole” guerre perdute dal potente gigante) c'è stata la guerra fredda. Finché è durata ha creato un grande vantaggio: tenere ferme le armi più pericolose a causa delle uguaglianza di forza tra le due parti. E' un grande equivoco: la persuasione che la “cortina di ferro” dividesse davvero due mondi diversi, ovvero due civiltà. Abbiamo chiamato la nostra “occidentale”, ponendo pensiero e tradizione giudaico-cristiana a fondamento del “nostro” mondo. Quando la Storia ci ha sorpreso (tutti, da una parte e dall'altra) con il crollo del Muro, si è incrinata la sicurezza delle due culture così profondamente e perennemente diverse, anche perché quasi subito c'è stata una grande ridistribuzione della ricchezza (più ricchezza ai più ricchi) secondo un modello vetero-capitalista che si è rivelato apolide. E mentre si era alle prese con il dibattito sulle due culture (che si sono rivelate subito una o moltissime) ci si è accorti poco di due fenomeni a cui non si è data valenza politica: la globalizzazione e la rete. Una avrebbe cambiato l'agibilità degli spazi fisici, dando luogo a immensi fenomeni di spostamento di ricchezze, imprese, cultura, masse di esseri umani. L'altro avrebbe spostato la gran parte della conoscenza, dell'apprendimento, della comunicazione e di una quantità grandissima di operazioni mentali e intellettuali, ma anche pratiche e organizzative, dal “fuori” della vita (lo spostamento dell'oro, lo sportello di una banca) al “dentro” della rete, dove abitano pensieri sciolti e grandi bilanci, organigrammi che si sarebbero voluti segreti per lungo tempo, e social network creati apposta per rendere pubblico anche il pensiero minimo e cancellabile (ma non più cancellabile) di un istante. Sulle sabbie mobili di una realtà così mutevole e incerta (anche perché fatta di parti non omogenee, mezza fisica e mezza virtuale) si sono insediate le due teorie di cui ho appena parlato: il confronto, e quindi la guerra di civiltà. E la fine della Storia.

Il primo pensiero ci tranquillizza perché ci induce a credere (in modo ambiguo, non detto, ma inevitabile) che vi sia una civiltà superiore, la nostra, e che, se necessario, dovremo unirci per difenderla. Il secondo, la fine della Storia, ha influenzato molto più di quanto non si pensi, il giudizio politico e la rappresentazione giornalistica degli eventi. Tutto viene visto come episodio, come una storia che si apre e si chiude. I media sono diventati una galleria di quadri e performance del tutto sconnessi l'uno dall'altro, a cui i destinatari (lettori e spettatori) si abituano a partecipare come a uno spettacolo che, per le leggi dello spettacolo, cambia sempre senza che vi sia interesse a rievocare lo spettacolo precedente. Ed eccoci alle decapitazioni di Isis. Sono paurose ma anche una grande scena e anche un episodio o serie di episodi, destinati a finire come finiscono le serie televisive. E' successo ad Al Qaeda, perché non dovrebbero accadere a Al Baghdadi? No, certo, non è il male che va via, o di cui si trova una soluzione. Ma non ci sarà una crociata occidentale anche perché ciò che ama chiamarsi “occidente” è segnato al suo interno da una rete di interessi e relazioni diverse. Storia e tradizione e profonde radici comuni non servono. Forse Fukuyama ha avuto torto, forse ragione, ma nessuno trova risposte e motivazioni nel passato, non nel proprio e non negli altri. La civiltà, dovunque spezzata dalla immensa mobilità della globalizzazione e dalla invasione invisibile e totale della rete, è un concetto, ma anche un fatto totalmente svuotato dai “valori” di un presunto fondamento comune. Quei valori o sono di un'unica, nuova civiltà di tutti, che va dal salvare i naufraghi in mare al trovare nuove medicine per Ebola, o non esiste. A meno di riconoscere Isis sperando di batterlo. Ma allora ci si deve mettere sullo stesso piano (come purtroppo è avvenuto a Guantanamo), sperando di mozzare una testa in più. Non ho una conclusione, ma so che “la civiltà” che molti, in buona fede e in mala fede, invocano deve ancora venire, in questo mondo nuovo, sconnesso irrimediabilmente dal passato. Potrebbe essere grande, non una crociata ma una comunità, se le parole di Martin Luther King, di Bob Kennedy, di Obama (il discorso del Cairo), di Papa Francesco hanno un senso. E non è una speranza da poco. Ma non è né facile né vicina».

L'ospite
Furio Colombo (Châtillon, 1º gennaio 1931) alla metà degli anni Cinquanta fu chiamato alla Rai dove, insieme a un gruppo di intellettuali (tra i quali Emilio Garroni, Luigi Silori, Umberto Eco, Mario Carpitella, Antonio Santoni Rugiu) collaborò e diresse vari programmi culturali e giornalistici. Nei primi anni Settanta fu tra i primi docenti del corso di laurea in DAMS all'Università di Bologna, dove insegnò Linguaggio radiotelevisivo tra il 1970 e il 1975. E' stato tra gli ispiratori e fondatori del Gruppo 63. Nel 1972 apparve, come attore, nella pellicola Il caso Mattei, in cui ha interpretato la parte dell'assistente-traduttore dell'allora presidente dell'ENI. E' stato corrispondente de La Stampa e de la Repubblica dagli Stati Uniti, ha scritto per il New York Times e per New York Review of Books. E' stato presidente della Fiat Usa ed ha insegnato giornalismo alla Columbia University. Tra il 2001 e il 2005 è stato inoltre direttore dell'Unità, e tra il 2000 e il 2005 ha diretto la rivista L'architettura. Dopo l'esperienza da deputato del Pds-Ds (dal 1996 al 2001), è tornato in Parlamento nel 2006 come senatore per la lista dei Ds in Lombardia ed iscritto al gruppo parlamentare dell'Ulivo. Rieletto nuovamente Deputato nel 2008, è stato Componente della III Commissione (Affari Esteri e Comunitari) e della commissione esaminatrice del Premio Ilaria Alpi e Maria Grazia Cutuli. Il 28 maggio 1990, sui iniziativa dell'allora Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga, è stato nominato Grand'Ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana. Tra le sue molte opere si ricordano:
Nuovo teatro americano, Milano, Bompiani, 1963.
Le donne matte, Milano, Feltrinelli, 1964.
L'America di Kennedy, Milano, Feltrinelli, 1964.
Ultima Hanoi, Milano, Bompiani, 1973.
Passaggio a occidente, Milano, Rizzoli, 1982.
L'ambasciatore di Panama, Milano, Mondadori, 1985.
Occhio testimone, Milano, Bompiani, 1988.
Il terzo dopoguerra, Milano, Rizzoli, 1990.
Per Israele, Milano, Rizzoli, 1991.
Fascismo/antifascismo, con Vittorio Feltri, Rizzoli, 1994.
Il treno della Cina, Bari, Laterza, 1995.
Ultime notizie sul giornalismo.
Manuale giornalismo internazionale, Bari, Laterza, 1995.
L'ultima intervista di Pasolini, Roma, Avagliano, 2005.
La fine di Israele, Milano, Il Saggiatore, 2007.
Post giornalismo. Notizie sulla fine delle notizie,
Roma, Editori Riuniti, 2007.
Marco Alloni dialoga con Furio Colombo.
Il diritto di non tacere, Reggio Emilia, Aliberti, 2011.
Contro la Lega, Bari, Laterza, 2012.

Per ulteriori informazioni: Portavoce Rettore Università di Foggia
Davide Grittani, Tel.: 0881338580 – Mail: portavoce@unifg.it