Il 17 novembre del 1939, a Praga milleduecento studenti furono deportati nei campi di concentramento e alcuni di loro furono giustiziati dai nazisti insieme ai loro docenti durante una manifestazione: rivendicavano l’indipendenza nazionale, la loro libertà e il diritto a studiare, ad un futuro. Il 17 novembre del 1973, un carrarmato del regime dei colonelli abbatté i cancelli del Politecnico di Atene dove i ragazzi si erano barricati per protestare: di nuovo per rivendicare la libertà e il diritto allo studio, sull’esempio dei coetanei cecoslovacchi e diventando un ulteriore simbolo della resistenza studentesca e della sua voce. Dal 2004, riconoscendo formalmente questa data, l’OBESSU (organizzazione europea delle associazioni scolastiche e degli studenti medi) e l’Unione degli Studenti organizzano a livello nazionale ed europeo una mobilitazione perché non siano dimenticate quelle lotte che sembrano solo una eco del passato e che invece sono più presenti che mai, accompagnano il movimento studentesco verso una cittadinanza e un’istruzione attiva.
La mobilitazione di quest’anno, oltre ad essere una ricorrenza consolidata, quindi, è la risposta degli studenti a diverse carenze del sistema scolastico che minano di fatto il diritto allo studio: tra tutte la più eclatante è sicuramente l’edilizia scolastica, strutture che in tutta Italia lasciano a desiderare come stima il rapporto di Legambiente e l’Anagrafe del MIUR (che classifica e le analizza su scala nazionale). Più di 41mila plessi necessitano di interventi seri per guadagnare almeno il criterio di agibilità e sicurezza richiesto dal legislatore: a ciò si aggiungono gli interventi per rimuovere le barriere architettoniche (il 29% delle scuole non è accessibile ai diversamente abili e il 34% non è dotato di bagni appositi). Gli investimenti del MIUR di marzo 2014 sono stati sbloccati recentemente dalla Provincia che ha distribuito circa 15 milioni di euro su 28 interventi di edilizia necessari alle scuole del capoluogo. Se rassicuranti da una parte, però, questi dati lasciano gli studenti perplessi dall’altra: il Liceo Carolina Poerio e la sede distaccata del Liceo Marconi hanno bisogno di interventi seri che non vengono per ora menzionati e inoltre l’Ente ha completamente tralasciato la situazione della Provincia. A Bovino, per esempio, i ragazzi sono precariamente stati trasferiti per inagibilità della loro scuola (sede distaccata Lanza) a fare lezione in un edificio della comunità montana, non adatto ad essere adibito a tale scopo e difficilmente raggiungibile. Per i pendolari la raggiungibilità della scuola si fa sempre più difficile perché i prezzi degli abbonamenti continuano ad aumentare non ci sono sufficienti pullman in alcuni orari (come nel caso di Deliceto e dei paesi del Subappennino): e quando non ci si può permettere di andare a scuola, si sta negando un diritto fondamentale costituzionalmente sancito. Se la “Buona Scuola” di Renzi ha accennato investimenti sull’edilizia ha tuttavia reso sterile e senza criterio il percorso di alternanza: gli studenti spesso si trovano catapultati in un ambiente di lavoro estraneo al loro percorso di studi, mettendo in difficoltà i tutor e se stessi. Non esiste una regolamentazione precisa su come si debba svolgere il percorso di alternanza e per questo motivo è necessario aggiungere nuovi articoli in merito allo “Statuto degli Studenti e delle Studentesse”. Con una critica costruttiva e propositiva, la mobilitazione sarà un po’ quello che fu per i cecoslovacchi e i greci di decenni fa, una reazione all’oppressione di chi vuole soffocare il pensiero, la partecipazione, la voglia di cambiare con atti di violenza come quello accaduto il 12 settembre di quest’anno il primo giorno di scuola. Nuovi fascismi, ma non nuove bocche chiuse: solo una cittadinanza viva, degli studenti ancora con memoria storica.
UdS Foggia