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"68000 ha e una produzione di 48 milioni di quintali di pomodoro da industria rischiano di sparire a causa del mancato accordo di filiera" dice Marco Nicastro, Presidente Nazionale della Sezione pomodoro da industria durante l'incontro di lunedì 27 febbraio organizzato a Bologna da Confagricoltura alla presenza del Vice Presidente Bianca Maria Balestreri e del Direttore del Dipartimento Economico Franco Postorino, sul tema della contrattazione per la prossima campagna, e aggiunge "l'assenza di responsabilità da parte di una componente della filiera sta mettendo a rischio un comparto famoso nel mondo e che vede un esportazione superiore al 1.3 miliardi di euro ogni anno". "Una trattativa seria - spiega Nicastro - si doveva iniziare ad ottobre e concludere al massimo per la fine dell'anno passato ed in ogni modo tenendo conto dei costi di produzione, invece sul prezzo si continua a tergiversare e siamo ormai a marzo". "La trasformazione propone ai produttori di rivedere le tabelle qualitative, ma in questa fase della trattativa, chiedere di concentrarci sugli aspetti qualitativi è quantomeno inopportuno. Sono state avanzate proposte non condivisibili nè nel metodo nè nel merito - aggiunge Bianca Maria Balestreri - non è pensabile che tutti gli anni si proponga di rivedere quello che dovrebbe essere uno strumento tecnico: un insieme di parametri oggettivi che determinano la qualità delle produzioni. Le tabelle possono essere migliorate, rese più trasparenti ed univoche, ma non modificate in funzione della congiuntura economica. Ora siamo in emergenza - prosegue - senza un prezzo diversi produttori potrebbero scegliere di rinunciare agli investimenti del settore per evitare di fare scelte aziendali al buio". C'è tensione - evidenzia Confagricoltura Foggia - perchè a fronte di un prezzo che ancora manca, sono invece già ben consistenti gli aumenti dei costi produttivi, peraltro da anni costantemente crescenti e l'incremento della tassazione a carico del settore. Le aziende quest'anno devono fare i conti con l'Imu sui terreni, le quotazioni del gasolio agricolo alle stelle, gli agrofamarci con costi sempre più proibitivi. Per la prossima campagna, inoltre, diversi principi attivi usciranno dal disciplinare di produzione e quelli nuovi dovranno rispondere a criteri ulteriormente stringenti che porteranno sì a standard elevati, ma a fronte di maggiori aggravi di costi. Il rischio di rinunciare agli investimenti nel settore è poi legato anche alla difficoltà ad ottenere credito dalle banche.



comunicato stampa