Condividi con

FacebookMySpaceTwitterGoogle BookmarksLinkedinPinterest

Chi c'è online

Abbiamo 175 visitatori e nessun utente online

monteleone di pugliaMONTELEONE DI PUGLIA - Nell'ambito del progetto "MENS SANA IN CORPORE SANO" finanziato dal Ministero dell'Interno attraverso il PON Legalità 2014-2020, il Comune di Monteleone di Puglia continua a consolidare il percorso intrapreso alcuni anni fa come Comunità vocata all’accoglienza integrata, attraverso progetti in favore di cittadini rifugiati e di minori stranieri non accompagnati. Inaugurato il nuovo campo di calcio a 5 dedicato a S.E. Mons. Guido Maria Casullo, vescovo missionario in Brasile. La giornata è iniziata con l'accoglienza degli ospiti presso la residenza municipale, per poi proseguire con l'intitolazione della via cittadina e dei nuovi uffici del Centro SAI (Sistema Accoglienza Integrazione) con taglio del nastro da parte del sindaco Giovanni Campese, del vice presidente della Regione Puglia Raffaele Piemontese e dell'assessora regionale al Welfare Rosa Barone. Poi la visita agli impianti sportivi alla presenza di una delegazione della società di calcio del Cerignola, militante nel campionato di serie C, che intende aprire una Scuola calcio a Monteleone che faccia della integrazione il tratto caratteristico. "Un percorso di sviluppo e di crescita – commenta il sindaco di Monteleone di Puglia - ancorato a valori quali quelli della memoria, della solidarietà, del mettersi al servizio della comunità. I nuovi spazi realizzati sono funzionali a rafforzare il modello di accoglienza integrata e diffusa dei migranti che il Comune ha già avviato da qualche anno e dunque la qualità della vita della comunità locale, consolidando il modello di Borgo dell’Accoglienza." Una festa di gioia tra generazioni a Monteleone di Puglia, borgo dell’accoglienza e dell’ospitalità.
“Se è vero che esiste uno spirito dei luoghi - ha affermato il vice presidente della Puglia, Raffaele Piemontese - a Monteleone di Puglia si è incarnato nella figura di Guido Maria Casullo, vescovo missionario, interprete ante litteram della Chiesa in uscita, sempre in uscita, che va incontro alle persone, secondo quello che ripete incessantemente Papa Francesco.

Bene hanno fatto il sindaco Giovanni Campese e la comunità dei monteleonesi a intitolare a Monsignor Casullo, nato nel 1909 in questo borgo dei Monti Dauni al confine con la Campania, la sede dell’Ufficio di Coordinamento del Sistema Accoglienza Integrazione, una strada e un bel campo di calcetto.

Il tributo di Monteleone di Puglia a un cittadino del mondo e campione di solidarietà ne reinterpreta la lezione e la storia. Come ha ricordato il sindaco Campese, qui si è consolidata un’esperienza di accoglienza e di piena integrazione tra persone provenienti dal Pakistan, dal Bangaldesh, dal Libano; è stata creata un’azienda sociale che eroga servizi a 141 assistiti di diversi comuni dei Monti Dauni. Un modello a cui ispirare le politiche per le nostre aree interne e non solo”. Quasi un quinto degli stranieri in Italia - 889.602 persone su un totale di 5.014.437 - vive e lavora nelle aree montane. Ma se si incentivasse l’integrazione con azioni concrete, gli immigrati potrebbero aumentare e rivelarsi una straordinaria risorsa per questi territori che negli ultimi anni sono stati abbandonati. In provincia di Foggia esistono alcuni buoni esempi, come quello di Monteleone di Puglia, dove l’esperimento ha ben funzionato, ripopolando un borgo abbandonato e favorendo la pacifica coesistenza, l’integrazione che diventa volontaria adesione non solo alle leggi, ma anche agli usi e perfino al “dialetto”, oltre che ovviamente dando una spinta decisiva al rilancio economico del territorio. Oggi, tra Monteleone di Puglia, Anzano, Accadia e Deliceto, ma anche in alcuni borghi della vicina Irpinia, sono 141 gli ospiti provenienti soprattutto dall’Africa ma anche dai luoghi di guerra come l’Ucraina, che vivono e lavorano, vanno a scuola, frequentano la parrocchia e i centri sportivi. “Per noi i migranti sono una risorsa e non un costo. Preferiamo accoglierli e farli integrare con le nostre comunità piuttosto che metterli nei centri di accoglienza. E i risultati si vedono”.