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La Cassazione ha posto fine alla vicenda giudiziaria ma non ha risolto i tanti interrogativi che il caso Enichem ha attivato


La recente sentenza della Corte di Cassazione ha dunque posto la parola fine sulla lunga e tortuosa vicenda giudiziaria connessa alla esistenza e fine dello stabilimento Anic-Enichem di Macchia. Un caso divenuto di dominio nazionale e del quale rimangono dolorosamente aperti tanti aspetti ammantanti dal mistero più impenetrabile.
Una sentenza che ha lasciato l'amaro in bocca non certo per le assoluzioni di dirigenti Enichem ormai o defunti o fuori dalla mischia, quanto piuttosto per non essere riuscita, dopo tre gradi di giudizi, a stabilire le cause delle morti di almeno 17 ex dipendenti e dunque dire se quelle morti hanno avuto in qualche modo a che fare con le attività industriali della fabbrica chimica. Ad attendere una parola chiara e motivata erano certamente i più diretti interessati al processo giudiziario, vale a dire i familiari degli ex dipendenti Enichem deceduti che hanno intentato causa all'azienda del Gruppo Eni ritenendola responsabile della morte dei propri cari, ma anche una intera popolazione rimasta in bilico nel dubbio atroce di ritenere che tutto sia passato e il dover rimanere allerta. La scienza per quello che è stato possibile interrogarla, non ha dato risposte certe e definitive. L'unica certezza in tutta questa faccenda, è la morte per neoplasie di almeno 17 persone dagli anni Ottanta in poi.
"Naturalmente non commento le sentenze della Magistratura della quale ho il massimo rispetto, tuttavia non posso non farmi interprete del disorientamento della gente di fronte ad un caso che a distanza ormai di oltre vent'anni non ha risolto le tante pendenze di ordine ambientale e quindi dissolto le molte legittime paure", riflette il sindaco Angelo Riccardi che non nasconde le legittime preoccupazioni su come sono condotte le operazioni di bonifica di quell'area in modo particolare per quanto riguarda i tempi di esecuzione delle stesse tant'è che ha avviato una decisa azione chiarificatrice sulle attività svolte e da svolgere.
"C'è ancora - rileva - molto da fare: siamo lontani dal completare la bonifica a terra e a mare di quell'area in modo da metterla a disposizione di nuove attività produttive, ma sopratutto per scongiurare ogni prospettiva di minaccia all'ambiente e alla salute pubblica".
Desta alquanto sbigottimento quanto meno, l'ultimo rapporto presentato da Eni-Syndial sullo stato dell'arte delle opere di bonifica. Sarebbe saltata fuori all'ultimo momento una discarica contenente rifiuti speciali tossici e nocivi ubicata nell'Isola 16 e celata sotto una piattaforma di cemento passata per "Pista Vigili del Fuoco". E' individuata come "discarica Marchesi" dal dirigente che ne curò il riempimento. Gli step condotti soltanto nell'agosto- settembre e nel novembre-dicembre 2011, hanno esposto "diffusa contaminazione di caprolattame" e tanto altro. Si è ancora alla fase di "valutazione di un intervento integrativo" e della presentazione al Ministero di una richiesta di variante ai progetti presentati nel 2000 scorso.




comunicato stampa