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Nico Baratta


Cerignola, martedì 18 settembre 2012



Soffrire è un sentimento comune a tutti noi. Lo si affronta con coraggio, con viltà, con paura. Ma se la sofferenza tocca i bambini, credo che dobbiamo chiederci se è giusto a fare un mea culpa.

La vicenda che sto per esporVi è una delle tante che colpisce le famiglie; nel caso, però, è di una nostra conterranea che è arrivata quasi al capolinea. Ragazza madre da 12 anni, con un figlio affetto da “Epilessia con ritardo mentale e instabilità affettiva”, perciò diversamente abile, da tempo non è più assistita dalle strutture preposte. A nulla son valsi i molteplici appelli della ragazza madre (vuol rimanere anonima, e così pure suo figlio) che per assistere suo figlio ha dovuto lasciare il lavoro. La ragazza madre vive con i suoi genitori a Cerignola (FG) poiché non ha più i soldi per pagare l’affitto di quell’abitazione dove da anni accudiva suo figlio. Non ha più neppure i soldi per comperare i farmaci che il piccolo deve prendere per far fronte alla sua grave malattia. E non ha i soldi per comperargli i libri scolastici. Un caso di assoluta importanza dato che stiamo parlando di una vita (due con la mamma) che necessita dei basilari sostentamenti e cure prioritarie. Un tempo il piccolo godeva del sostegno economico dell’indennità di frequenza scolastica, assegnato dall’INPS; oggi non neanche quello poiché tale sostegno è frammentario e solo dopo novembre (come detto dalla mamma) forse arriverà. Un assegno mensile di poche decine di euro che si ottiene per invalidità del soggetto minore a fronte dell’attestazione di frequenza scolastica, e con i tempi biblici che l’INPS eroga questi primari e servizi potrete ben comprendere l’urgenza della ragazza madre.

«Sono due giorni che non tocco cibo e da domani mattina non so come fare a dare il Depakin a … (nome del bimbo). Ti chiedo di lanciare il prima possibile la mia richiesta di aiuto perché sono davvero disperata. Non posso sospendere il farmaco e mi sto rivolgendo ovunque ma nessuno si muove. Aiutami ti supplico ho necessità di tutto dal quotidiano a tutto il resto. Mi sono rivolta ovunque, dal comune ai servizi sociali, alla provincia, ma nessuno fa nulla. Per seguire il mio bimbo ho lasciato il lavoro ed ora non so come fare. Sto scrivendo ovunque ma nessuno fa nulla. Mi son rivolta ad alcuni politici, al sindaco, anche ai politici regionali che conoscono il mio caso ma non fanno nulla. Grazie».

Questo l’appello che mi è giunto in redazione dalla madre del piccolo e che porto a conoscenza di tutti Voi. L’appello lo rivolgo innanzitutto al Sindaco di Cerignola, Antonio Giannatempo, e alla sua amministrazione, affinché possa fornire nel più breve tempo possibile i sostegni necessari per il caso. L’appello lo rivolgo anche a tutte le associazioni di volontariato (e non se vogliono) che potrebbero dare una consistente mano. Un appello che rilancio alla politica che ha l’obbligo di interessarsi a casi umani di tal rilevanza. Come pure lancio l’appello alle organizzazioni sindacali per far smuovere le pratiche INPS del piccolo sfortunato bimbo. Ma l’appello accorato lo rivolgo alla società civile che da sempre da queste parti ha dato dimostrazione di gran cuore. Un appello accorato lo rivolgo ai Media affinché mettano a disposizioni i loro mezzi di comunicazione per “intenerire” i cuori di chi potrebbe fare.

Il bimbo, per la cronaca e come detto, è affetto da “Epilessia con ritardo mentale e instabilità affettiva”. Le carte che mi son pervenute (che la ragazza madre mi ha gentilmente fatte consultare) parlano chiaro: i farmaci sono l’unica cura per far sopravvivere suo figlio. Più volte il piccolo e stato ricoverato presso il reparto di Neuropsichiatria infantile degli Ospedali Riuniti di Foggia, per crisi epilettiche, per varie malattie dell’apparato respiratorio e per fratture causate da incidenti durante le crisi. Al piccolo, come sempre l’epilessia è stata assistita (dire curata significherebbe guarirla e sappiamo che non è così) con vari farmaci come per esempio Depakin, Rivotril, e in caso di crisi convulsive con il farmaco Micronoan. Inoltre il piccolo è stato sottoposto a visite di controllo da parte di commissioni per l’invalidità, ottenendo solo quella dell’indennità di frequenza (ci sono gli atti). Oggi quel piccolo è nelle stesse condizioni fisiche da quando gli è stata riscontrata la grave malattia, ma è seriamente interessato dalla mancanza dei farmaci e del giusto quantitativo di alimentazione.

Se qualcuno ha cuore ascolti questo appello. Ai Sigg. politici che la ragazza madre ha interpellato rivolgo l’ennesimo accorato appello; conosco i nomi di ognuno di voi (detti dalla ragazza madre) e non esiterò a farli se il caso non sarà risolto.