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Foggia, 24 ottobre 2012

Sette anni come i veli che avvolgono l’icona della nostra amatissima Madonna» è l’incipit che mi sento di comunicare a tutti dopo la riapertura della Cattedrale di Foggia. Dal 2005 che la comunità foggiana era orfana della sua chiesa maggiore, luogo di culto e devotissimo per amare e ammirare l’Iconavetere.

Con l’incipit appena scritto ho risposto a una collega della stampa mentre stavo iniziando la funzione canora con il "mio" coro, la Cappella Musicale Iconavetere di Foggia, nella cattedrale. Istituzione canora fondata circa trent’anni (nel 2013 ricorre il suo trentennale), la Cappella Musicale Iconavetere ha nuovamente pregato cantando nella sua “casa”, nella sua sede istituzionale. Un coro voluto fortemente dall’allora (ora cardinale) Mons. Salvatore De Giorgi e dal compianto Maestro di Cappella, il prof. Renato Lopolito, con la complicità benevola della mia famiglia e di quella di Mons. De Stasio.

Sette anni, appunto, ci son voluti per ridare ai foggiani la sua Chiesa Madre, custode del Sacro Tavolo dell’Iconavetere. Sette anni travagliati tra burocrazia e mancanza di fondi, che nel 2010 hanno visto l’evolversi dell’attesa, quando alcune forze locali si sono unite per dare la svolta. Fondi di Area vasta, della Sopraintendenza per i Beni Culturali, della Fondazione Banca del Monte Siniscalco Ceci, fondi avuti in forma anonima da cittadini innamorati di Foggia e del culto dell’Iconavetere, hanno potuto far completare i lavori di ristrutturazione interna e esterna alla nostra cattedrale. Il tutto magistralmente gestito dal responsabile dei lavori, l’ing. Pippo Cavaliere, ora Assessore presso il comune di Foggia, «con l’interessamento efficacissimo presso la Regione Puglia e il Ministero competente (come detto da Mons. Tamburino)» del nostro Sindaco, l’Ing. Gianni Mongelli, innamorato dell’Iconavetere e di Foggia, e del Presidente della nostra Provincia, l’On. Antonio Pepe.

Ieri, 23 ottobre 2012, la Cattedrale di Foggia era gremita di gente. Migliaia di fedeli, dentro e fuori la chiesa madre, hanno assistito alla sacra funzione accompagnata dal continuo scintillio di flash e canti mariani. Nella piazza antistante il portone centrale della cattedrale, in piazza De Sanctis, è stato allestito un maxischermo per chi non poteva assistere dall’interno la funzione. Una chiesa rinata architettonicamente e che sia di auspicio per la continuità della fede e la rinascita di Foggia.

E’ vero, la nostra città non gode di buona salute, ma non è detto che la rinascita possa ritornare. L’arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino, Mons. Francesco Pio Tamburino, sia durante l’introduzione della solenne e sacra funzione della riapertura della cattedrale, sia durante l’omelia, ha rimarcato alcuni momenti essenziali per la riapertura del sacro monumento, citando nomi e fatti. Dopo aver salutato tutti nella “casa del Signore”, Mons. Tamburino ha voluto svegliare le coscienze assopite di una comunità che fa fatica a vivere nell’attuale morsa economica del Belpaese.

«La riapertura del Tempio Maggiore è profezia del riscatto possibile della città e del territorio –ha affermato Mons. Tamburrino-. A Dio Padre dobbiamo dire grazie se il suo tempio ha riaperto le porte alla comunità. Un grazie rivolto anche a chi ha permesso ciò, ai restauratori e al loro responsabile. Un grazie rivolto al coro che ha sempre seguito il mio peregrinare nello svolgere le sacre funzioni, e a tutti i fedeli che non hanno mai smesso di pregare per questo giorno. Mancava – ha proseguito l’Arcivescovo- il principale punto di riferimento religioso e del Territorio, già gravato dalla recessione nazionale e territoriale che le nostre Istituzioni dovrebbero fronteggiare con maggiore unità. Sii forte città di Foggia perché è immenso in mezzo a te il Santo d’Israele –ha terminato Mons. Tamburrino-».

Parole forti e di monito dell’Arcivescovo Tamburrino che, nella sua saggezza e mite voce e persona, ha fatto tuonare nel Tempio Maggiore di Foggia innanzi alle Istituzioni presenti in prima fila.

La cattedrale ha riaperto e i foggiani ora potranno pregare nuovamente la protettrice avvolta dai mistici sette veli, come gli anni che l’hanno tenuta lontana da quella cappella al alto dell’altare maggiore. Un caso? O una volontà superiore alla nostra? Un segno? Chissà…

La superstizione è cosa che non mi appartiene, ma la gente mormora e chi l’ascolta, specie se fa giornalismo, ha il dovere di informare e comunicare. Il periodo che sta attraversando Foggia è uno dei più recessivi della storia contemporanea. La riapertura della cattedrale ( e questo lo dico a gran voce da umile cittadino innamorato della sua città e di tutto il territorio) dev’essere il segno da cogliere per ritornare a miglior vita quotidiana.

La diversità della costituzione architettonica del “tempio” foggiano è segno della continuità della dedicazione dei popoli alla fede di Dio. Un concatenamento che nei secoli si sussegue e che oggi continua con le nuove tecnologie. Ecco perché la riapertura, proprio nel giorno della sua dedicazione, dev’essere colta come una missione, quella di unire sotto un unico tetto, spirituale e poi materiale, l’intera comunità. E con essa chi ci governa. Noi foggiani siamo un popolo che da sempre abbiamo dato: solidarietà, affetto, ospitalità, comprensione. Il bisogno ora è nostro e ottenere aiuti è un obbligo morale da parte di chi vorrebbe ancora depauperare la nostra bellissima Capitanata. Aiuti da quella politica che oggi ha smarrito il percorso e che eticamente non lo ripaga, e forse non lo ripagherà. Il dialogo ripaga, ma spesso divide se il tetto non è lo stesso. Ritorniamo a vivere sotto un unico tetto.

Auguri Chiesa Madre. Auguri Foggia.

La Cappella Musicale Iconavetere è a casa sua. Finalmente!!!

Madonna dei Sette Veli, bentornata a casa tua.



Nico Baratta

Direttore Responsabile