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l'Università di Foggia capofila di un progetto nazionale
per il monitoraggio del lavoro dei braccianti autoctoni e stranieri
Insieme a Cgil-Flai, all'Istituto di studi sui servizi sociali
e agli Atenei della Calabria, Catania e Salerno, costituita una rete
che raccoglierà dati e informazioni anche per l'Osservatorio “Placido Rizzotto”

Una rete di Osservatori che avrà il compito di monitorare la condizione dei braccianti autoctoni ed extracomunitari. Una rete che raccoglierà ed elaborerà dati e informazioni sulla loro vita e, più in generale, sul fenomeno del lavoro nero in agricoltura. Ancora una volta un progetto di ricerca nazionale vede come capofila il nostro Ateneo, che qualche giorno fa ha approvato all'unanimità la convenzione stipulata tra il Dipartimento di studi umanistici, lettere, beni culturali e scienze della formazione dell'Università di Foggia, la Segreteria nazionale Cgil – Flai, l'Istituto di studi sui servizi sociali di Roma e le Università della Calabria, di Catania e Salerno. La convenzione – che avrà durata fino al 31 dicembre 2018, ma che potrà essere rinnovata – ha lo scopo si monitorare e analizzare da vicino gli standard di sicurezza dei braccianti sul posto di lavoro, le loro condizioni abitative e retributive, le eventuali pratiche di caporalato, la programmazione e la gestione dei servizi sociali presenti sul territorio, la caratterizzazione delle aree rurali in cui lavorano, i loro processi di mobilità. Tutti questi dati, che attribuiscono agli Osservatori una forte connotazione economica e sociale, daranno vita ad analisi ed approfondimenti che, vista la consistenza del fenomeno, potranno interessare anche altre sedi Universitarie, alcune delle quali (come Bergamo) già interessate ad entrare in questa rete. Gli Osservatori per l'analisi del lavoro in agricoltura che nasceranno dall'unione tra le Università di Foggia, Calabria, Catania e Salerno avranno, inoltre, il compito di realizzare progetti info-formativi relativi al lavoro autoctono ed immigrato in agricoltura, utilizzando come destinatari di questa banca dati ricercatori, dottorandi, studenti ma anche istituzioni, enti, associazioni e tutti coloro che dovessero mostrare particolare interesse per l'argomento. “Diciamo che abbiamo messo a frutto anni di esperienza maturata direttamente sul campo – fa notare la prof. ssa Fiammetta Fanizza, re- sponsabile scientifica del progetto per conto del Dipartimento di studi umanistici, lettere, beni culturali e scienze della formazione dell'Università di Foggia – visto che la Capitanata ogni estate, e non solo, ospita decine di migliaia di extracomunitari impiegati nella raccolta del grano, del pomodoro e delle olive. Tutto è cominciato dal 2011, quando abbiamo cominciato a raccogliere questi dati insieme ai colleghi responsabili degli Osservatori presso le Università partner, dati confluiti in una pubblicazione del 2013 dal titolo “Globalizzazione delle campagne” (Franco Angeli). Da questo libro sono partite una serie di consultazioni e collaborazioni, coinvolgimenti che hanno irrobustito la nostra idea di partenza: ovvero che occorresse un monitoraggio di questo spaventoso flusso di anime e di soldi. In precedenza tutti si sono occupati della loro condizione, dai giornali alla nostra stessa Università, senza però approfondire troppo le considerazioni di natura sociologica che stanno alla base di questi viaggi della speranza, da una parte all'altra del Mediterraneo, che molto spesso finiscono tragicamente in mezzo al mare. Questi Osservatori consentiranno, invece, di capire con maggiore cognizione e precisione che portata ha, veramente, questo flusso migratorio. E che incidenza ha, realmente, sulla nostra economia, sulla nostra società, sulle nostre abitudini”. Da qui la partnership, quasi naturale, con le Università della Calabria, di Catania e Salerno, che a loro volta insistono su territori che – proprio come la Capitanata – d'estate triplicano la presenza di lavoratori extracomunitari: tutti costretti a condizioni lavorative e umane che non sono degne di un Paese che si considera civile. Il traffico di lavoratori extracomunitari è all'attenzione dell'Europool, poiché il flusso di denaro proveniente dalle campagne rappresenta uno dei mercati neri più grandi del mondo. “Il nostro obiettivo? Puntiamo alla richiesta di costituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta – aggiunge la prof.ssa Fanizza – che possa valutare l'opportunità di un intervento finalmente coordinato e incisivo”. Le attività degli Osservatori per l'analisi del lavoro in agricoltura saranno co-finanziate dalla Segreteria nazionale della Cgil – Flai (per il raggiungimento di questo obiettivo è stata preziosa l'opera del Segretario Flai Gino Rotella) tramite l'erogazione di alcune borse di studio, nonché da tutti gli enti e le istituzioni locali, nazionali e internazionali interessate alla ricerca e alla formazione in tema di lavoro autoctono ed immigrato nel settore dell'agricoltura. Ciascun Osservatorio godrà di una propria autonomia, rendendo inevitabilmente speculari al territorio le ricerche condotte "sul campo". In Capitanata, com'è noto ormai da anni, insistono diverse aggregazioni di braccianti extracomunitari, la più consistente è certamente quella ribattezzata come il “ghetto di Rignano Garganico” (a pochi chilometri da Foggia): una permanenza temporanea, quella dei braccanti extracomunitari in Capitanata, poiché legata quasi esclusivamente ai lavori stagionali che riescono a rimediare da maggio a settembre. Un transito, quindi, che una volta esaurito l'impiego si concretizza in un nuovo esodo stavolta verso il Nord Italia. “Un flusso che vogliamo studiare approfonditamente – aggiunge il prof. Maurizio Ricci, Rettore dell'Università di Foggia – dalle sue origini alla sua fine, poiché solo seguendo questo lungo tragitto legato, perlopiù alla sopravvivenza, si riesce a comprendere pienamente le ragioni che stanno alla base di questa diaspora non solo di matrice africana, ma anche delle popolazioni dell'Europa dell'Est e, da qualche anno, anche di porzioni del popolo arabo. Questi studi ci aiuteranno a capire meglio chi sono queste persone, cosa avrebbero voluto fare se fossero rimaste a casa loro, che vita sognavano e con quale vita si ritrovano invece a fare i conti: tenuto conto che la loro dignità, in alcuni casi, rappresenta una vera e propria lezione per le cosiddette popolazioni civili”.

Comunicato stampa 



Per maggiori informazioni: prof.ssa Fiammetta Fanizza
Dipartimento di studi umanistici, lettere, beni culturali e scienze della formazione dell'Università di Foggia
Tel. +39.320.4394756