Da sabato 16 a martedì 19 aprile: la conferenza, la traslazione della salma e l’anniversario
Capeggiò i cortei di braccianti per occupare le terre, fondò il primo asilo del paese
Convinto antifascista, fu segretario locale e vicesegretario provinciale del Partito Popolare
ORSARA DI PUGLIA. Per quattro giorni, da sabato 16 a martedì 19 aprile, Orsara di Puglia celebrerà la memoria del ‘suo’ prete-contadino, Teodorico Boscia. Sabato, alle 20, don Gaetano Squeo terrà una conferenza sulla vita e le opere del parroco che ebbe i natali a Greci il 26 aprile 1868. Domenica, invece, si terrà la solenne cerimonia della traslazione della salma: alle 17, i resti mortali dell’arciprete saranno accolti dal popolo presso la Cappella Calvario, con i saluti dei sindaci di Orsara e di Greci. Il corteo si muoverà verso la Chiesa Madre, dove si procederà alla benedizione del tumulo e alla tumulazione della salma, presso l'altare del patrono San Michele. Seguirà la messa solenne presieduta da Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, e animata dalla Corale Santi Patroni di Troia. Lunedì 18 aprile, alle ore 19, sarà celebrata la messa da monsignor Ciro Fanelli, amministratore diocesano; martedì da don Salvatore Olivieri, parroco di Greci, in occasione del sessantacinquesimo anniversario della morte.
CHI ERA IL ‘PRETE RIVOLUZIONARIO’. Teodorico Boscia divenne sacerdote il 19 maggio del 1894. Nel 1904 arrivò a Orsara di Puglia dove fu arciprete e parroco fino al 19 aprile 1951. Negli anni ’70, gli anziani che ancora si ricordavano di lui ne parlavano con le lacrime agli occhi. Divenne segretario locale e vicesegretario provinciale del Partito Popolare Italiano. Il “prete-contadino” capeggiò i cortei dei braccianti per occupare le terre e, rifacendosi alle esperienze di Miglioli con le leghe contadine, fondò la cooperativa agricola “Torre Guevara” guidando 345 contadini a unire le loro forze e ad acquistare i terreni necessari. Teodorico Boscia fu anche il fondatore del primo asilo per l’infanzia attivato a Orsara di Puglia. L’arciprete venuto da Greci, per 50 anni, incarnò appieno, con straordinaria forza, il ruolo attivo della Chiesa nelle lotte politiche e sociali del ‘900, la figura di un sacerdote coraggioso, capace di sostenere con forza l’aspirazione della povera gente a una vita migliore. Faro e guida dell’apostolato di Boscia furono l’enciclica Rerum Novarum di Leone XII, le teorie politiche e sociali di don Luigi Sturzo, l’amore per i giovani e la passione politica. Anima del Partito Popolare, convinto antifascista, prete contadino, Teodorico Boscia deve la sua grandezza alla fede, alla tenacia e alla passione con cui condusse le sue battaglie religiose, politiche, economiche e sociali non per la difesa di sterili principi, ma per l’affermazione di iniziative concrete a vantaggio delle classi più umili. Non è stato soltanto un uomo di fede, ha trovato nella lotta per l’emancipazione dei contadini il carattere profondo della sua missione sacerdotale. Teodorico Boscia è stato una guida e un precursore del mondo cooperativistico di Capitanata. Negli anni della seconda guerra mondiale, il suo impegno di cristiano e di antifascista aiutò e diede conforto a moltissime persone. Con la fine della guerra, Teodorico Boscia si mise al servizio della ricostruzione morale e materiale della terra che amava.