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ciaLE MISTIFICAZIONI DI COLDIRETTI

Restiamo a dir poco stupiti dalle argomentazioni che il presidente di coldiretti, in una intervista rilasciata a una testata locale, ha addotto per giustificare – dopo la scena muta in Consiglio camerale dei suoi rappresentanti – la scelta politica di rompere l’unità del mondo agricolo per posizioni utilitaristiche della sua organizzazione.
Se la scelta di coldiretti è stata fatta nell’interesse superiore del territorio perché la Camera di Commercio è fondamentale per lo sviluppo della Capitanata, non si capisce perché il presidente di un’associazione di categoria non si presenta alla seduta di insediamento del Consiglio che deve eleggere il presidente dell’Ente. Altri presidenti di associazione, pur non indicati come componenti del Consiglio, erano in sala per testimoniare l’importanza politica – forse per troppo dimenticata – di quella assise.
A dir poco fantasiosa poi l’affermazione che coldiretti ha dovuto fare questa scelta perché non si trovava il modo di fare sintesi all’interno del mondo agricolo. coldiretti non ha fatto un nome che fosse uno come espressione dell’agricoltura ed è rimasta al tavolo di settore, che ha sempre in modo esplicito portato avanti le sue rivendicazioni politiche, fino a quando gli altri settori produttivi non hanno trovato, con un improvviso smarcamento di qualcuno, una sintesi su un nome espressione di Confcommercio.
In quel momento coldiretti ha fatto subito la corsa ad accaparrarsi il posto. Ribadiamo: niente di sconvolgente ma solo la testimonianza plastica dell’interesse per la poltrona.
Detto questo, non crediamo che le polemiche giovino a questo territorio ed alle nostre imprese e non auspichiamo di proseguire su questo terreno, ma non vogliamo e non possiamo tollerare falsità e mistificazioni per giustificare scelte opportunistiche. L’unità del mondo della rappresentanza d’impresa è un valore se riconosciuto da tutti, se no – come rimarcato da qualcuno, meglio le alleanze. Queste però spesso comportano problemi di tenuta, in particolare quando il collante non è una qualche visione o programma condiviso, ma la semplice e brutale spartizione di posizioni di comando.