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Che quello del Foggia Calcio doveva essere un campionato di mezza classifica era scritto tra le righe delle carte che i soci avevano annerito con un semplice tratto di penna. L'amore per uno sport, molte volte passionale, spesso va oltre gli obblighi societari che impongono razionalità negli investimenti, nelle scelte, nelle decisioni, negli obiettivi, nelle comunicazioni.
Chapeau Franco. Tanto di cappello e grande riconoscenza verso la famiglia lo Campo, che tra sudore, sacrifici e, diciamolo pure, sangue, ha mantenuto un obbligo verso una città spesso illusa da chi sostituisce il profitto all'amore. Loro, per noi e per il bene del Foggia Calcio, ai nuovi soci hanno regalato le loro quote. Regalato, avete letto bene. Per i lo Campo è stato l’ennesimo e conclusivo atto che solo il cuor del vero Satanello Rossonero è capace di fare.
Ma calcio, oggigiorno purtroppo, è business. Quello arido nel cuore e assetato di potere. Un affare spietatamente fertile per le tasche di pochi. A pagare dazio sono sempre gli stessi: i tifosi. E con loro una comunità che spera nel germoglio di un'attività che potrebbe portare lavoro. Naturalmente qui la società dovrebbe far scelte più oculate, oltre a chi calcia il pallone, verso chi con superficiale fiducia delega responsabilità ai cancelli. Troppi "portoghesi", troppe riverenze spesso verso le stesse persone che alla fine si rivelano voltagabbana e penalmente macchiate. Insomma, troppi «grazie» e «...sono il parente di...». Questo è un altro neo che macchia le casse societarie, oltre che vuotarle.
Il Foggia oggi naviga a mezza classifica. Era un passo da quei playoff che avrebbero illuso tutti giacché le casse piangono. Lo sappiamo tutti. Meglio così. Meglio infrangere anzitempo un sogno lungo tanti anni, che svegliarsi dal torpore indotto da chi gioca con i sentimenti.
Tutti parlano della cordata dei nuovi investitori. Un gruppo di facoltosi settentrionali, forse ex calciatori, con il sogno di farci sognare. Speriamo che il risveglio di fine marzo sortisca bei sogni. Alcuni dicono che sono persone affidabili. Lo affermano sulla parola del presidente Fabio Verile. Nulla contro Verile, anzi…. Ma Foggia ha il sacrosanto diritto di conoscere chi tra due o più anni vorrebbe traghettarci nella serie maggiore. E l’Avv. Verile ha il dovere di dircelo se ha a cuore una città che come speranza, forse l'unica, gli è rimasta economicamente solo il giuoco del calcio come fonte alternativa di crescita e lavoro, stadio permettendo, sia chiaro. E qui il Comune reciti il "mea culpa", responsabilizzandosi e mettendo nero su bianco un progetto credibile e fattibile.
Foggia scalciata da chi con calci non gioca al calcio, bensì la calcia nel sedere.
È brutto apprendere da uno secco e sillabato comunicato stampa di parte, ad una sola parte, tutta questa macchinosa manovra. Un tempo certe notizie venivano date a tutta la stampa con al seguito tifoserie e Sindaco compreso. La ragione di tutto ciò è oscura come l'identità dei nuovi proprietari del Foggia Calcio. Un inizio non chiaro, forse prudente.
Ma per quel motivo?
A fine marzo lo sapremo, così dice Verile. Speriamo che marzo non ci riservi lo strascico delle storiche idi, appena trascorse.


NICO BARATTA