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STORIA

Lucera, fin dalla sua origine, fu denomina chiave delle Puglie, per la sua posizione strategica, quale porta del Tavoliere. Le prime testimonianze di vita relative ad un villaggio neolitico, risalgono al III millennio a.C., e sono state individuate sul Monte Albano. È considerata antica città dei Dauni, come la definì il geografo greco Strabone (58 a.C.-24 d.C.) narrando la leggenda secondo la quale Diomede, re d’Etolia, dopo la distruzione di Troia, fuggì verso l’Apulia e si stabilì presso Lucera, dove depose le armi e il Palladio nel tempio di Athena Iliàs, dando vita ad una colonia greca.
L'esercito romano, nel tentativo di prestare soccorso a Luceria, assediata dai Sanniti, subì una grave sconfitta nella battaglia delle forche caudine. In seguito Luceria diventa Colonia iuris latini nel 314 a.C. e per la sua grande lealtà fu sempre tenuta in grande considerazione dai Consoli e dal Senato, ricevendone ampia autonomia: diritto di conio, proprie leggi, proprio fisco, propri magistrati. Nel 90 a.C., in rispetto della lex iulia de civitate, Roma concedeva a Lucera la propria cittadinanza. La città adottò la sigla S.P.Q.L. (Senatus Populusque Lucerinus) simile a quella usata a Roma.
Nel 663 d.C., Lucera longobarda fu distrutta dal bizantino Costante II e i lucerini furono costretti alla fuga, formando vari centri del subappenino e della costa adriatica. La vecchia chiesa fu saccheggiata e i corpi dei santi vescovi furono trafugati o portati nelle nuove frazioni costituite: San Basso giunse a Termoli mentre San Pardo trovò sacra dimora in Larino.
Lucera assunse un ruolo fondamentale con l'arrivo di Federico II, diventando fortezza svevo-angioina. All'interno della cittadella che sovrasta Lucera, Federico II fece costruire il suo palatium anche se oggi si nota ben poco del federiciano castrum seu palatium: si
nota lo zoccolo perimetrale e, per quel poco che ne resta, anche le mura a scarpate e la presenza di feritoie ad uso degli arcieri. La parte inferiore dell'edificio doveva avere funzioni di rifugio estremo in caso di pericolo. Anche la residua pavimentazione del cortile interno, con la particolare cura delle rifiniture, è attribuita all'epoca di Federico II.
Federico II deportò inoltre a Lucera numerosi musulmani di Sicilia tanto che sembra non si contassero più di dodici abitanti di religione cristiana, infatti vennero fatte costruire numerose moschee al posto delle chiese. Lugêrah, conobbe in quel periodo una notevole fioritura, tanto che ben presto venne paragonata, dai viaggiatori e dagli storici musulmani di allora, alla Cordova dei califfi.
La Lucera musulmana restò fedele alla casa sveva e dopo la morte di Federico II nel 1250 parteggiò per Manfredi nel 1254 e per Corradino nel 1267, rifiutando l'obbedienza a Carlo I d'Angiò.
In seguito ad una ribellione del popolo lucerino, nell'anno 1300 Carlo II d'Angiò organizzò la cossiddetta crociata angioina: la città, dopo un lungo assedio condotto da Giovanni Pipino da Barletta, venne distrutta e gli abitanti musulmani massacrati o venduti come schiavi: la città fu rinominata Civita Sancte Marie e al posto della Moschea principale, demolita, venne costruita la Cattedrale dell'Assunta e posta in essa una statua della vergine, che da quel giorno è la patrona principale della città. Per riportare la cristianità nella città, Roberto d'Angiò fece giungere da Avignone a Lucera il vescovo croato Agostino Kazotic che in un solo anno riuscì a convertire il popolo lucerino. Nel 1323 fu ferito a morte da un saraceno.
Nel quattrocento, Santa Maria ebbe importanza soprattutto per la transumanza, con l'istituzione della Regia Dogana della Mena delle Pecore di Puglia. Dopo il periodo aragonese, con l'inizio del cinquecento il titolo Civitas Sanctae Mariae fu sempre meno usato, sostituito dall’attuale nome di Lucera.
Tra il cinquecento e il seicento, Lucera continuò ad essere residenza di famiglie nobili del regno, riempendosi di nobili palazzi e bellissime piazze.
Un forte terremoto la colpì nel luglio del 1627
. Tra il seicento e il settecento, Lucera fu al centro della vita di San Francesco Antonio Fasani, amante dei poveri e dei sofferenti . Lucera, nell'Ottocento, godeva dello status di capitale culturale della regione, ma con l'arrivo di Napoleone perse il titolo di capoluogo della Capitanata e del Contado del Molise. Nel 1806 difatti il capoluogo passò a Foggia.
La povertà invase la città agli inizi del novecento, con l'arrivo della Grande Guerra, ma con l'avvento della seconda guerra mondiale, sebbene Lucera temesse i bombardamenti, non fu mai attaccata e quindi mai distrutta. Nella seconda metà del novecento la città iniziò a espandersi, allargandosi intorno al vecchio perimetro angioino.
Nel 1987 papa Giovanni Paolo II fece visita a Lucera per venerare il corpo di San Francesco Antonio Fasani, da lui canonizzato l'anno precedente, e per rendere omaggio all'icona angioina di Santa Maria.

IL GONFALONE

Il Gonfalone è rappresentato da un Drappo di colore azzurro, riccamente ornato di ricami d’oro e caricato dello stemma sopra descritto con l’iscrizione centrata in oro: CITTA’ DI LUCERA. Il leone passante presente nello stemma, rappresenta Carlo II d’Angiò, che liberò la città dai saraceni, consacrandola alla Vergine Maria, da allora Patrona di Lucera.
I colori ufficiali del comune sono l’azzurro e il bianco, ripresi anche nello stemma della squadra di calcio cittadina U.S. Lucera Calcio. In questo caso il leone, anziché tenere la bandiera, usa la branda anteriore destra per palleggiare un pallone.